Omelia (24-05-2009)
Omelie.org (bambini)


Il tempo di Pasqua sta andando verso la sua conclusione e lo fa con quattro domeniche solenni, messe una dopo l’altra: da oggi, per quattro settimane, ogni domenica avremo qualcosa di speciale da ricordare e celebrare.
Cominciamo da oggi, allora: domenica dell’Ascensione del Signore.
Che cosa festeggiamo? Prima di tutto, cerchiamo di capire questa parola un po’ strana: ascensione.
Ascendere è una parola che viene dal latino e vuol dire salire: Gesù Risorto torna definitivamente al Padre suo. Lascia la nostra Terra e torna nella casa del Padre buono.
Ma allora, se sale, vuol dire che è davvero in cielo la casa di Dio? Anche! Dio abita ogni luogo, non c’è nessun posto dove si possa dire: "Qui, Dio non c’è!"
Comunque è bella l’immagine di Gesù che si stacca leggero da terra per salire verso il cielo: è un modo per indicare che la vita da Risorti, che ci aspetta alla fine del tempo, sarà una vita diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere qui sulla terra. Una vita leggera. Una vita... in cielo!
Ma torniamo al racconto dell’evangelista Marco che abbiamo ascoltato poco fa: è un Vangelo molto intenso, perché ci sono dentro tante emozioni. C’è il dispiacere degli apostoli nel dover salutare Gesù, nel sapere che non ci saranno altre apparizioni, come quelle avvenute subito dopo la Risurrezione. I discepoli e tutti i suoi amici, sanno che è l’ultima volta che vedono il volto di Gesù, in questa vita, e quindi c’è una punta di malinconia. Si erano abituati così bene alla presenza del Maestro Risorto e magari hanno anche un po’ di paura a pensare che dovranno cavarsela da soli, ormai, che Lui li sta salutando definitivamente.
Eppure in questo saluto c’è anche tutta la gioia di Gesù, che ritorna finalmente al Padre, perché vede compiuta la missione che gli era stata affidata.
Una missione che non è finita, ma che passa di mano: ora tocca ai testimoni portarla avanti. Tocca ai discepoli e agli apostoli continuare a portare il Vangelo ovunque. E il Maestro e Signore lo dice con molta forza e solennità: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura".
Quell’impegno ad essere testimoni che avevano già ricevuto il mattino di Pasqua, viene rinnovato dal Maestro proprio in quest’ultimo saluto. E stavolta si allargano anche gli orizzonti: è un mandato aperto, senza più confini!
Non solo testimoni a Gerusalemme; non più solo testimoni tra la gente della Galilea, della Giudea, della Palestina: ora l’invito è ad andare in tutto il mondo e ad annunciare il Vangelo a tutti, proprio ad ogni creatura!
È un incarico veramente impegnativo, ma gli inviati non sono soli: già sappiamo che la potenza dello Spirito Santo accompagna coloro che vengono inviati come testimoni di Gesù.
Inoltre, il Maestro e Signore assicura che Lui continuerà ad operare insieme con i suoi amici e lo farà in modo così evidente, che tutti se ne accorgeranno.
L’evangelista Marco, addirittura, fa l’elenco di tutti i segni da cui si può riconoscere un autentico testimone di Gesù. Rileggiamo insieme: "Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno".
Ecco... a leggerlo così, suona un pochino spaventoso: demoni, serpenti, veleni... brrr! Roba da pelle d’oca!
Intendiamoci: qui non è che il Signore Gesù sta invitando a compiere azioni pericolose! Ci mancherebbe solo che qualcuno, uscendo da chiesa, cominciasse a dire: "Credo in Gesù, quindi posso tranquillamente accarezzare un cobra e non mi farà del male!"
Oppure: "Sono credente, perciò posso bere anche la candeggina senza problemi!"
Per favore, non pensiamo neppure per sbaglio a cose di questo genere!!!
Le parole del Vangelo le possiamo comprendere come immagini efficaci, per parlarci di qualcosa di molto più importante della candeggina!
Per prima cosa, c’è questa faccenda dello scacciare i demoni: cosa mai vorrà dire? Non sta parlando di certo dei diavoli vestiti di rosso, con le corna e la coda, che magari vediamo disegnati nei racconti o dipinti negli antichi affreschi. No, qui il Maestro e Signore sta parlando della capacità di scacciare il male, di tenere il male lontano dal cuore. Chi crede nel Signore Risorto, non porta dentro di sé nessuna violenza, nessuna vendetta, nessuna pigrizia, nessuna invidia, nessuna superbia... Tutti questi sono i demoni da scacciare dal nostro cuore: l’indifferenza, la gelosia, la rabbia... non abitano il cuore di chi porta dentro di sé l’amore del Signore Dio!
Quando si incontra qualcuno che ha il cuore libero da tutto questo, non ci sono dubbi: è veramente abitato dall’amore di Dio.
Proseguiamo, allora, perché il Maestro Risorto promette anche un altro segno straordinario: chi crede in Lui parlerà lingue nuove.
Attenzione, ancora una volta: non sta dicendo che possiamo lasciar perdere i compiti di inglese o spagnolo, perché tanto parleremo lingue nuove! Sta dicendo invece che chi ha nel cuore la forza dello Spirito Santo, è capace di dialogare con tutti, di entrare in comunicazione, in amicizia, anche chi è diverso da noi.
Forse ve ne siete accorti anche voi: quando parliamo non sempre è facile capirsi fino in fondo, gli uni con gli altri. Persino con i nostri compagni, i nostri amici, tante volte è difficile capirsi: ciascuno ha chiaro dentro quello che vuole dire, gli sembra di dirlo nel modo migliore, ma chi ascolta non sempre comprende, magari si offende, magari risponde male... Ancora più difficile è quando vogliamo parlare con persone che conosciamo appena, oppure che sono molto più grandi di età o con i bimbi piccolini... Chi si lascia guidare dallo Spirito Santo, diventa capace di parlare la lingua adatta ad ogni interlocutore, ad ogni persona a cui si rivolge. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito, troveremo il modo giusto per parlare al cuore di chi ci è di fronte, non importa se è più grande o più piccolo di noi, se è una persona importante o se è un ragazzo della nostra età, se è felice o se è arrabbiato, se è simile a noi o se invece non ci assomiglia proprio in nulla.
Non dimentichiamo l’ultimo dei segni di cui ci parla il Vangelo oggi!
Sarebbe bello se avessimo il potere di guarire i malati come nei tanti miracoli che ci raccontano i Vangeli e gli Atti degli Apostoli!
Non penso, però, che la promessa di Gesù si riferisca solo alla possibilità di compiere i miracoli, ma mi vengono in mente tante malattie che non si curano con le medicine.
Sono sicura che tutti, almeno una volta, abbiamo provato la malattia della tristezza quando qualcuno ci fa i dispetti o ci rivolge parole amare. Quando guardiamo gli altri giocare e ci sentiamo esclusi, sappiamo cosa vuol dire essere malati di solitudine. Quando abbiamo lo stomaco stretto per l’ansia, la preoccupazione e la paura, vorremmo tanto essere guariti da queste malattie. Ci ammaliamo di nostalgia quando ci mancano le persone care che non ci sono più, ed ancora più grave è la malattia della sfiducia, quella che fa pensare e dire: "Non ci riesco, non ce la faccio, non sono capace, sono una schiappa..."
Tutte queste malattie non si curano con le medicine, ma con la vicinanza, l’amicizia, la simpatia, la condivisione... cioè amando come Gesù ci ha insegnato ad amare!
Ecco perché il Maestro Risorto ci garantisce che potremo guarire i malati: con un sorso d’amore per volta, queste malattie saranno sconfitte per sempre!
Nella settimana che ci sta davanti, allora, proviamo ogni giorno a ricordare questi segni che Gesù ha promesso: li vediamo realizzarsi nella nostra vita? Abbiamo scacciato via dal cuore tutti i demoni di cui ci ha parlato il Maestro Buono? Stiamo imparando a parlare le lingue nuove, quelle delle persone che ci stanno accanto? Siamo attenti ai malati dell’anima e del cuore, che possiamo guarire con sorsi d’amore?
Non sprechiamo la ricchezza che ci viene offerta dal Signore Risorto! Facciamola diventare vita, trasformandoci in veri testimoni di Gesù, fino ai confini del mondo!

Commento a cura di Daniela De Simeis