Omelia (24-05-2009)
mons. Roberto Brunelli
Partirono e predicarono dappertutto

Nel riferire uno stesso fatto, spesso gli evangelisti vi aggiungono ciascuno qualcosa di proprio che, pur nella sostanziale concordanza, sul fatto stesso esprime precisazioni, sottolineature, conseguenze. Accade anche quando narrano l’episodio celebrato dalla festa odierna. Marco non si discosta dagli altri nel narrare che Gesù, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, radunò gli undici apostoli e prima di salire al cielo disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura; chi crederà e sarà battezzato sarà salvo". Di suo poi fa continuare le parole di Gesù: "Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Sono espressioni quanto meno singolari; in ogni caso da non prendere alla lettera, in senso materiale: non è proprio il caso che chi crede le metta alla prova, prendendo in mano i serpenti o bevendo veleno! Il loro significato va ricercato nell’ottica della fede; nelle forme colorite del linguaggio orientale, vogliono dire che la fede consente di superare le tentazioni al male, rende immuni dai pericoli di cui è minacciata la vita spirituale, mette in grado di compiere il bene, come lodare Dio finalmente nel modo giusto ("parleranno lingue nuove") e pregare per gli altri (i malati, per esempio) con speranza di essere esauditi.
Sempre Marco aggiunge ancora che Gesù, dopo aver parlato agli apostoli, fu elevato in cielo "e sedette alla destra di Dio": è il modo per dire che il Padre ha gradito l’opera compiuta dal Figlio in terra, e per questo lo accoglie presso di sé, assegnandogli il posto d’onore. Ed è così che, ragionando in termini umani, la Chiesa – come attestano tutte le raffigurazioni – pensa alla divina Trinità, con il Figlio assiso alla destra del Padre, e tra loro lo Spirito Santo cioè l’Amore che li lega.
Terzo particolare del vangelo di Marco, la dichiarazione esplicita che gli apostoli eseguirono il mandato: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro". L’ascensione segna una svolta nel percorso della redenzione, che da Gerusalemme dove si è compiuta si dilata in dimensione universale; il gruppo sino allora compatto si scioglie: mentre il Redentore "parte" verso il cielo, gli apostoli partono ciascuno in una direzione diversa. La tradizione precisa quale sarebbe stata la meta di ciascuno: per Matteo l’Etiopia, per Tommaso l’India e così via; ma il pensiero va piuttosto all’apostolo su cui siamo informati con ricchezza di particolari, Paolo, l’infaticabile viaggiatore che portò il vangelo nell’attuale Turchia, in Grecia e a Roma. E dopo di lui si pensa all’innumerevole schiera di missionari che da venti secoli, si sa con quanto eroismo non di rado espresso dal martirio, continuano l’opera degli apostoli, per rendere partecipe il maggior numero possibile di persone dei benefici derivanti da quello che Gesù ha detto e realizzato.
C’è davvero del prodigioso, nel fatto che da undici uomini si sia potuto sviluppare un organismo in cui si sono ritrovati e si ritrovano milioni e milioni di credenti. Umanamente impossibile; la spiegazione sta nelle parole riportate: "Il Signore agiva insieme con loro". E con uno scopo ben preciso. Il gruppo compatto, costituito da Gesù con i primi apostoli, si è sciolto; i loro seguaci si sono diffusi nel mondo intero; ma non si sono dispersi: li mantengono uniti la fede e l’amore, insieme con la speranza. La speranza, in particolare, di ricomporsi in unità, al cospetto di Colui che tutti ci ha preceduto presso il Padre suo e Padre nostro.