Omelia (22-05-2009)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Giovanni 16,21-23

Dalla Parola del giorno
"La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia."

Come vivere questa Parola?
"Dolore", "gioia", "vita" sono le note ricorrenti di questo tempo pasquale. È lo schiudersi di uno scenario che non ignora la durezza di certe ore, ma spinge a leggerle in profondità, proiettando su di esse la luce del mistero pasquale.
Sulla croce trova finalmente soluzione il perenne conflitto tra morte e vita. Qui è il germinare di una novità che investe ogni esperienza e la trasfigura.
Tristezza di un inevitabile immergersi nella morte, ma perché la vita esploda. Necessari dolori del parto che annunciano l’affacciarsi di una vita nuova: quel "rinascere dall’Alto" di cui parla Gesù e che si identifica con un’esistenza non più dominata dalle esigenze della "carne", ma guidata dallo Spirito. È l’evento pasquale che torna a rinnovarsi nell’oggi, nel mio, nel tuo soffrire.
Fermarsi al chicco di frumento che sepolto marcisce, è altrettanto deleterio quanto il pretendere di saltare questa fase per cogliere subito la spiga matura. Non c’è nascita che non sia preceduta da lunghi tempi di attesa e dai dolori del parto, ma non c’è neppure tramonto che non annunci il trionfo di una nuova alba.
La gioia cristiana si radica in questa certezza. Di più: è proprio la gioia che procede dalla speranza a rendere credibile l’annuncio della Resurrezione, contagiando un’umanità che si consegna rassegnata a un destino di morte. È la vita, è il suo trionfo che Cristo ci chiama a cantare, diffondendo intorno a noi gioia, gioia piena, gioia intramontabile.

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi immergerò nella gioia del Risorto, quella gioia che può convivere anche con i momenti di prova, perché radicata nella certezza che tutto è stato assunto dal Cristo e da lui reso via di salvezza per me e per il mondo.

La tua volontà di salvarci, introducendoci in una gioia senza tramonto, ha trasfigurato il nostro pesante incedere in una gioiosa scalata. Te ne ringrazio, Signore, e ti benedico per la tua immensa bontà.

La voce di un poeta
Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte.
Kahlil Gibran