Omelia (27-05-2009)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Atti 20,33-34

Dalla Parola del giorno
Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù che disse: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!"

Come vivere questa Parola?
S. Paolo, pur dentro spinte socioculturali simili a quelle in cui noi viviamo sia pure tanti secoli dopo, si pone come l’uomo libero perché ha orientato il suo unico desiderio all’unica cosa necessaria: l’avvento del Regno di Dio e della sua giustizia. Egli c’insegna (ed è autorevole testimone) una cosa sempre molto importante: la fede non va vissuta né come rifugio né come privilegio. Mi metto al riparo dalle difficoltà e dagli scontri che presenta la realtà del mio quotidiano. Mi rifugio in quello che dico di credere circa un Dio provvido che pensa a sfamare, o perlomeno a difendere, i suoi. Oppure mi vanto di appartenere a Dio e a una sua Chiesa e cerco di estorcere privilegi, raccomandazioni, posizioni di comodo per il fatto della mia ‘appartenenza’.
No! Assolutamente diversa è la posizione di Paolo e di chi, come lui, oggi testimonia la sua fede in Cristo.
Anzitutto è inserito nel mondo lavorativo secondo le sue competenze. Con le mani, o col pensiero o con specifiche attitudini e preparazione, il cristiano è una presenza anzitutto di onestà nella realtà socioculturale di oggi. Ha bandito ogni sete di ricchezze, di arrivismo, di carrierismo dal suo cuore. Perciò è un libero a servizio della libertà del paese in cui vive e del tessuto internazionale dove, competente e disinteressato, immette quel ‘coagulante’ dai tessuti connettivi che è la dinamica della fede della speranza e soprattutto della carità.
Catapultando la ‘brama di avere’ in ‘desiderio di dono’, il cristiano testifica con la vita:
c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

A che punto sono a questo riguardo nel mio cammino spirituale?
Gesù, cambia il mio cuore: da avido ed egoista rendilo lieto, cantante la gioia del donare.

La voce di una testimone di oggi
Il Signore ci renda capaci di un "servizio umile, semplice, discreto, silenzioso, dei fratelli". Un servizio che non si proclama, non si esalta, non si ridice, non si racconta, non si fa pagare. Un servizio che diventa sempre più conosciuto solo da Dio, e che, giunta la sera, lascia sempre nell’animo la sofferta, sincera convinzione di essere stati servi inutili.
A.M.Canopi