Omelia (24-05-2009) |
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Gesù sempre presente L'ascensione non è un episodio che si possa descrivere isolatamente, ma una delle sfaccettature di quell'unico gioiello che è il mistero pasquale. Tra pasqua e pentecoste, è la festa dell'intervallo di tempo in cui Gesù risorto scompare agli occhi dei suoi, iniziando con loro un altro tipo di rapporto, talmente chiamati ad abbandonare la sponda familiare dei modi di presenza di prima, per la terra ancora sconosciuta in cui saranno invasi dallo Spirito del risorto. Il nuovo Elia viene tolto loro (Luca), ma l'Emmanuele rimane presente alla sua chiesa (Matteo), innalzato da Dio alla sua dignità regale (Marco). Dopo la sua ultima apparizione, il Signore Gesù lascia apparentemente i suoi, ma la sua presenza invisibile si intensifica, raggiungendo una profondità e un'estensione che non era possibile quando egli si trovava ancora nel suo corpo terreno. Grazie allo Spirito, Gesù sarà sempre presente là dove ha insegnato agli apostoli a riconoscerlo: nella parola, nei sacramenti, nei fratelli, e soprattutto nella missione. Non si tratta dunque di contemplare il cielo, ma di essere i testimoni del risorto sulla terra degli uomini, di collaborare con lui alla crescita del suo regno. Mistero divino e soprannaturale, l'ascensione esprime anche il senso profondo di ogni separazione umana. Viene da pensare al finale del Piccolo Principe: "Anch'io, oggi, torno a casa... E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre) sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre mio amico... E qualche volta aprirai la finestra, così, per il piacere di farlo... Sarà come se ti avessi regalato, invece delle stelle, migliaia di campanellini che sanno ridere" (A. de Saint-Exupéry) |