Omelia (31-05-2009) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Nello Spirito la Trinità è nostra vita Pentecoste era per gli Ebrei una delle feste più importanti per la quale tutti ci si trovava a Gerusalemme provenendo da ogni parte di Israele, Giuda e da ogni nazione del mondo in cui vi fossero Giudei. In quel giorno erano infatti passate sette settimane dalla raccolta del "primo covone" (Lv 23, 10 – 11), si godeva dei frutti del primo raccolto e si rendeva grazie a Dio per le primizie della terra offrendo nel tempio un esemplare di ciascun prodotto agricolo. Ecco il motivo per cui Luca, nel libro degli Atti (prima lettura) descrive una moltitudine insolita di gente che, presa dallo stupore e dalla meraviglia, fa ressa attorno ad un gruppetto di Galilei che improvvisamente comincia ad annunciare le grandi opere di Dio nella varietà delle lingue senza che questo comporti per nessuno degli astanti difficoltà di comprensione, traduzione o interpretazione. L’evento è unico quanto insolito: questi pochi Galilei parlano agli stranieri rendendosi latori delle grandi opere di Dio e vengono capiti immediatamente da tutti. Nessuno oppone resistenza o recrimina, anche se qualcuno sospetta che si tratti di persone ubriache di vino. A suscitare la xenoglossia (= parlare in lingue straniere) degli apostoli è lo Spirito Santo, che interviene su ciascuno di essi dopo aver fatto irruzione nel cenacolo attraverso elementi che attestano la presenza sconvolgente di Dio: vento, fuoco, rombo... inteso nell’Antico Testamento talora come un soffio di vento, una forza estrinseca o un potere esteriore di Dio che comunque interviene sul cosmo e sulla vita dell’uomo, con la venuta di Gesù lo Spirito Santo ci si mostra più dettagliatamente come la Persona divina che vincola nella comunione eterna ed indissolubile il Padre e il Figlio in un rapporto di reciproca appartenenza qualificandosi come l’Amore intercorrente fra i Due, interviene anche nella vita degli uomini per apportarvi i suoi doni e per imprimere positivamente nel loro vissuto. Caratteristiche e prerogative che la Scrittura attribuisce a Dio e al Figlio Gesù Cristo (Avvocato, Consolatore) vengono anche attribuiti allo Spirito Santo (Cfr Rm 15, 4 – Gv 14, 15); Questi nella comunità cristiana oltre che ad incutere coraggio e animare la vita interna e spronare alla missione, è colui che prende decisioni e deliberazione imponendo anche divieti e limitazioni (At 15, 28 – 29; 16, 6 – 10); lo Spirito Santo rende anche testimonianza e interviene sulla vita degli uomini come elemento soggettivo agente (Rm 8, 15 -16; 26; Gal 4, 6). Lo Spirito Santo è insomma Persona legittimamente parlando alla pari delle altre Due Persone divine e la Sua divinità è affermata sia pure indirettamente nella Rivelazione scritturale; ma quello che è più importante per noi è che lo Spirito ci coinvolge nella pienezza della stessa vita trinitaria: sempre che lo preghi con fervore e ci si affidi a Lui senza riserve, lo Spirito interviene perché accediamo attraverso Cristo verso il Padre, vivendo fra di noi nella dinamica di questo mondo la stessa comunione che intercorre fra le Tre Persone e facendoci interagire costantemente con la Trinità medesima. E’ la stessa vita di tutti i giorni il luogo in cui detta relazione comunionale tende a realizzarsi e a prendere forma perché lo Spirito Santo è il Signore della vita perché è l’essere Egli stesso Vita Eterna con il Padre e il Figlio e pertanto Egli interviene nella nostra vita per rammentarci che siamo figli di Dio, invitandoci a procedere nel Suo amore e questo nel senso concreto di tutte le vicende del nostro vissuto: lo Spirito santo ci è di sprone e innovamento nel coraggio, nella speranza e nella lungimiranza, incute fiducia, capacità di slancio e di decisione e sicurezza nella titubanza o nell’inquietitudine, questo soprattutto con la fecondità spirituale apportata dai suoi doni. Quante volte la paura o il senso di insicurezza ci spingono a procrastinare nelle nostre decisioni? Quante volte ci sentiamo come esitanti nell'agire e demotivati nelle nostre scelte e risoluzioni decisionali, preferndo delegare ad altri i nostri programmi o a rinunciare a dei propositi che potrebbero apportare ottime garanzie quando perseguiti con estrema perseveranza? In questi casi occorre certamente riflettere, valutare e soppesare prima di darci all'azione ma la prudenza non deve trasformarsi in timore o titubanza: una volta appurata la legittimità delle nostre scelte la paura deve essere vinta non prendendola in considerazione e lanciandoci nell'azione: "Agirò adesso!" (Og Mandino). Specialmente nei propositi di bene che richiedono immolazione e paventano continue delusioni e scoraggiamenti, quello che ci occorre è la determinazione, la calma, la decisione e la sicurezza nelle nostre azioni quando queste siano fondate e motivate da un retto agire. Ma tale capacità di azione e sicumera non può che provenirci dallo Spirito Santo, il solo a poter infondere costanza e vigore apostolico in qualsiasi circostanza o situazione, soprattutto perché Egli è lo Spirito "datore dei doni"... e se c'è un dono particolare che lo Spirito garantisce per l'utilità della nostra vita, questo è quello del "discernimento", ossia la capacità di comprendere le cose secondo la volontà di Dio e di farci riscoprire ogni giorno quello che va fatto e quello che va evitato, le parole che vanno proferite e quelle che vanno taciute, le opere che vanno compiute e quelle che vanno omesse, affinché il nostro agire sia retto e orientato da un sano criterio. Lo Spirito Santo, poiché Spirito di verità che guida verso la pienezza del vero, come infatti non ci farebbe distinguere in tutto e per tutto quello che è reale da quello che è illusorio o fittizio? Come non ci darebbe l'orientamento esatto per un progresso personale e collettivo in tutti i campi? Come non ci offrirebbe quella consolazione di cui abbiamo tanto bisogno nella molteplicità delle nostre apprensioni? Di fronte all’agire silente ma proficuo dello Spirito occorre usare attitudine semplicemente orante espressiva dell’intensità della nostra fede, accoglienza libera e disinvolta nonché sottomissione spontanea e fiduciosa e nei confronti dello Spirito non possiamo che adoperarci con assolutezza di predisposizione interiore e donazione di noi stessi. Insomma, occorre lasciare fare a Lui, affinché lo Spirito Santo medesimo ci trasformi radicalmente raggiungendoci fino nel profondo. E’ significativo notare come lo Spirito Santo sia agente di conciliazione, nella nostra vita, fra la dimensione di intimità personale e la capacità di relazione e intersoggettività sociale: scrive infatti Congar: "Immerso in un mondo di cemento armato, di tecnica, di vita programmata, di concorrenza senza esclusione di colpi, l’uomo di oggi prova il bisogno di avere un luogo interiore, un santuario personale e nel contempo una comunione con altri uomini... Lo Spirito Santo è questa presenza attiva dell’Assoluto in noi che approfondisce il nostro interiore, rendendolo vivo e caloroso, e nello stesso tempo ci mette in rapporto di comunione con gli altri: egli è esigenza e strumento di comunione." L’accrescimento del valore dell’individualità e della sfera spirituale intima non può infatti precluderci la comunicazione con il mondo esterno né isolarci dal progresso e dalle evoluzioni; allo stesso tempo però il coinvolgimento nelle innovazioni del mondo e le trasformazioni della modernità, il mutare delle concezioni di vita dei singoli uomini o delle strutture sociali non devono assorbirci al punto da smentire o banalizzare le nostre risorse individuali. L'identità dello spirito deve restare intatta. Questo è il duplice pericolo che lo Spirito Santo suole scongiurare intervenendo docile, silenzioso ma determinato nelle vicende della vita umana. . Non ci resta allora in questo giorno di pentecoste, che per noi cristiani ha mutato significato rispetto al concetto pentecostale ebraico, che pregare lo stesso Spirito Santo perché intervenga sempre con gemiti inesprimibili nella nostra stessa vita individuale, renda motivate le nostre attese, lenisca le nostre ansie, fomenti costanza e fiducia e soprattutto buonsenso e raziocinio personale per essere noi capaci di comunione concreta con gli altri e di interazione con quanto ci circonda e tende a sopprimerci. Rammentando a noi stessi che nello Spirito Santo la vita del Dio Trinità diventa piena concretezza. |