Omelia (31-05-2009)
mons. Roberto Brunelli
Un dono preannunciato

Il fatto celebrato dalla festa di oggi, una delle maggiori dell’anno liturgico, è narrato come sempre dalla prima lettura della Messa (Atti degli apostoli 2,1-11). Invece il vangelo, composto da due brevi passi dei discorsi che l’evangelista Giovanni colloca durante l’ultima cena di Gesù, mette in evidenza che il dono dello Spirito Santo era stato preannunciato, e ne delinea alcuni caratteri.
"Verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre; egli darà testimonianza di me", ha detto Gesù agli apostoli. Anzitutto è da notare qui il riferimento alla Trinità e all’unità delle tre divine Persone: lo Spirito procede dal Padre ed è mandato dal Figlio. Padre, Figlio e Spirito Santo operano concordemente, e lo fanno per il bene degli uomini: il termine con cui è designata la terza Persona, Paràclito, significa amico, consigliere, avvocato difensore. Di lui, il divino Maestro sottolinea anche il ruolo di rivelatore della verità, ribadito poco più avanti: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità".
Tutta la verità, la verità tutta intera: si intravede in queste parole il futuro della Chiesa, per quanto riguarda lo sviluppo e la definizione della fede che i cristiani professano. Se confrontiamo la dottrina della Chiesa di oggi con quello che su Dio, e sul suo Figlio fattosi uomo, avevano capito e predicavano gli apostoli, si avverte con facilità come quel primo seme da loro piantato si sia sviluppato in un albero maestoso, straordinariamente ricco di rami, di fronde e di frutti. Lo sviluppo dell’albero è derivato da una quantità di forze, quali i concili ecumenici, gli studi dei teologi, i pronunciamenti dei papi, le intuizioni dei santi: così è, stando a quel che appare; ma in realtà dietro tutte queste forze il credente sa che sempre ha agito un’altra forza, appunto quella che guida a tutta la verità. E la crescita dell’albero non è conclusa; Dio è infinito; la Verità che è lui, altrettanto; per quanto duri questo mondo, ci sarà sempre altro da comprendere di lui. L’importante è stare attenti a che sull’albero non si innesti qualcosa di estraneo, ma esso presenti uno sviluppo organico, sempre derivante da quel primo seme. In altri termini, la Chiesa è destinata a crescere, non solo nel numero dei suoi componenti, ma anche nella comprensione del suo Signore: chi egli sia, quel che ha fatto, le conseguenze da trarne; e però nella crescita deve lasciarsi guidare sempre e solo dallo Spirito.
Un’annotazione a margine. Oggi, se non fosse domenica, si ricorderebbe la visita di Maria, da poco annunciata come Madre del Redentore, alla parente Elisabetta, imminente madre di Giovanni, il futuro Battista. L’episodio evangelico concluderebbe bene il mese di maggio, dalla tradizione popolare dedicato alla venerazione della Madonna; ma neppure dalla celebrazione della Pentecoste la figura di lei rimane esclusa. La sacra Scrittura non lo dice esplicitamente, tuttavia lascia intendere (e così da sempre è stato inteso) che la mattina di Pentecoste lo Spirito Santo è sceso non soltanto sugli apostoli: i "tutti insieme" che ricevono il dono divino (Atti 2,1) sono quelli che poco prima (Atti 1,12-14) sono stati precisati come gli undici apostoli, i quali "erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù". E per lei, proprio per lei, specialmente per lei, l’"incontro" con lo Spirito Santo non era una novità; basti ricordare ad esempio il vangelo secondo Matteo (1,20): "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". Basterebbe molto meno, per dare fondamento al posto tutto speciale che la Santa Madre di Dio occupa nella fede e nel cuore dei cristiani.