Omelia (31-05-2009)
mons. Antonio Riboldi
Vieni Spirito Santo

La solennità della Pentecoste, almeno per noi che viviamo la nostra vita di fede come un cammino verso la felicità, è l'immenso Dono dello Spirito Santo, che ispira, sorregge, conforta, si fa forza della nostra spiritualità. Potremmo definirla 'IL NATALE DELLA CHIESA'.
In essa sembra di assistere alla nuova creazione dell'uomo. Infatti, dopo aver composto 'con il fango' questo incredibile frutto della Sua fantasia di Amore, che siamo noi, Dio ci rese partecipi della Sua vita divina, infondendoci il Suo Spirito. Cosi l'uomo non è più solo; da solo è come non vivere. L'uomo ha bisogno di essere profondamente amato e di amare.
È bello ricordare come Gesù, quando venne tra di noi e scelse, all'inizio della sua vita pubblica i Dodici, fu per loro come un 'noviziato' di preparazione a quello che, secondo i disegni del Padre, sarebbe stato l'inizio della Chiesa.
In questo 'noviziato' gli apostoli mostrarono tutta la debolezza - che è di ogni uomo - senza la presenza dello Spirito. E la fuga davanti alla cattura di Gesù sta proprio a dimostrare la loro e nostra fragilità e miseria umana... che non dovrebbe essere propria dell'uomo, creatura di Dio! Dopo la Resurrezione, per quaranta giorni il Signore apparve tra loro; continuò la Sua scuola' di fede e, ascendendo al Cielo, raccomandò loro di 'stare insieme in preghiera, in attesa dello Spirito, che avrebbe mandato'.
Fino a quel momento erano deboli, poveri uomini, un gruppo di amici, tenuti insieme da un'attesa e da una speranza, forse non immaginando neppure ciò che Dio avrebbe operato in loro con la Pentecoste.
Quel giorno avrebbe segnato l'inizio della Chiesa: quella Chiesa cui noi apparteniamo e che, forse, non sempre abbiamo saputo 'essere', per tante ragioni.
Cosa avvenne il giorno di Pentecoste lo narra questo piccolo brano degli Atti degli Apostoli, con la semplicità delle grandi opere di Dio:
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, stavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro e FURONO PIENI DI SPIRITO SANTO; e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro di potere esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei, osservanti di ogni nazione, che è sotto il cielo. Venuto quel fragore la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e, fuori di sé per lo stupore, dicevano: 'Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come è che li sentiamo ciascuno parlare con la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia„ stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (At 2, 1-11).
Si rimane quasi increduli nel leggere questo brano, che narra ciò che lo Spirito ha operato, su quanti erano in preghiera nel Cenacolo. In un attimo cambia letteralmente la nostra storia e, da poveri uomini, ci rende capaci di grandi cose, fino al martirio.
Tutto questo cambiamento, operato dallo Spirito Santo in noi, lo vediamo moltissime volte in fratelli, sorelle, che non nascondono la debolezza della propria natura, ma poi, quando lasciano operare lo Spirito in loro, vediamo le grandi opere che riescono a compiere.
Sono tanti i fatti che hanno 'la loro origine nell'ispirazione e forza dello Spirito Santo e, noi stessi, nella nostra stessa vita, se siamo. attenti e abbiamo occhi soprannaturali, li possiamo osservare e provarne stupore, lo stesso della gente di Gerusalemme, nel giorno della Pentecoste.
Forse non diamo o non abbiamo dato abbastanza peso, nella vita, alla trasformazione dell'umanità nella Pentecoste, che iniziò e ha guidato nei secoli la vita della Chiesa, a cui noi abbiamo il dono e il privilegio di appartenere.
Quante volte, io stesso, mi sono chiesto: 'Ma come ho potuto fare questo o quello? Dove ho trovato la forza per affrontare una tale situazione?'.
E chissà quante volte anche voi siete stati colti da sorpresa per la fortezza e l'ispirazione - sempre se avete la coscienza della presenza dello Spirito in voi - davanti a decisioni o fatti, che avrebbero dovuto dare scacco matto alla nostra debolezza umana.
Se allunghiamo lo sguardo da quella Pentecoste, inizio della Chiesa, ai 20 secoli del suo cammino, sono tante, ma tante, le opere pentecostali che mostrano come la venuta dello Spirito 'è il giorno di chi veramente, come gli apostoli, può compiere opere da suscitare lo stupore di chi vede'. È lo Spirito Santo che continua a manifestare la Sua gioia di darci una mano là dove la nostra povertà non riesce.
Dovremmo sapere che il primo incontro, in cui riceviamo direttamente lo Spirito, è quando il sacerdote unge la fronte con il sacro Crisma, nel Sacramento della Cresima o Confermazione. Il Vescovo invoca lo Spirito Santo su di noi e inizia il nostro cammino di cristiani consapevoli, che dovrebbero testimoniare la Presenza dello Spirito in loro, con i suoi sette doni.
Nelle ordinazioni sacerdotali, di nuovo, il Vescovo prega lo Spirito su colui che 'è stato scelto' e, sempre con il Crisma, unge le mani, che diverrano 'mani di Dio' nel donare i sacramenti, opera di salvezza.
Anche ai futuri vescovi, preceduto dalla grande preghiera e imposizioni delle mani, viene unto il capo, segno di fedeltà nell'annuncio del Vangelo fino al martirio.
Lo Spirito Santo dà ad ogni cristiano, a ciascuno di noi, quelle capacità Sue o 'carismi', che ci rendono idonei a esprimersi là dove Dio ci manda.
Così S. Paolo scrive ai Corinti:
"Fratelli, nessuno può dire 'Gesù è il Signore' se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore. Vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l'utilità comune.
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un solo corpo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati in un solo Spirito" (I Cor 12, 3-13).
Si rimane davvero stupiti di fronte a questa incredibile varietà di carismi, donati dallo Spirito, che sono Sua manifestazione là dove è ed opera nei credenti.
Ne siamo convinti? Siamo in sintonia con lo Spirito 'che abita in noi'?
Se la Pentecoste è il Natale della Chiesa cui apparteniamo, ne sentiamo la gioia?
Così il nostro caro Paolo VI manifestava la gioia della Pentecoste, nel 1956. Come vorremmo fosse anche la nostra gioia!
"Grande ora è questa che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica, come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione.
Grande ora è questa che sveglia la coscienza dall'assopimento consuetudinario, in cui per moltissimi era caduta, e la illumina di nuovi diritti e doveri.
Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo da qualche stentata osservazione di qualche precetto religioso e non piuttosto trasfigurata dalla volontà di vivere la propria fede in pienezza di convinzioni e di propositi.
Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia e dell'individualismo.
Grande ora è questa che il popolo cristiano fonde in un cuor solo e un'anima sola, in un restaurato senso gerarchico e comunitario intorno all'altare di Cristo.
Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito profetico, secondo l'annuncio dell'Apostolo Pietro, nella prima predica cristiana che l'umanità ascoltava: 'Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie; e i giovani vostri vedranno visioni, e i vostri vecchi sogneranno sogni. E sui miei servi e le mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito' (At. 2, 17-18): cioè godranno di interiore pienezza spirituale ed avranno capacità di darne esteriore stupenda testimonianza".
E’ straripante la gioia del Papa nella Pentecoste, per tutti, sempre.
In un tempo davvero senza più 'energie' di futuro, che vada oltre i confini della terra, in cui siamo pieni di parole inutili o dannose, senza più conoscere ìl 'volo nello Spirito', è urgente che risvegliamo lo Spirito che è in noi, riflettendo nelle nostre parole quel significato profetico, capace di andare oltre le miserie del tempo.
Saremo capaci di 'aprirci' all'azione dello Spirito, contemplando nella Pentecoste il 'grande giorno' della Chiesa e di ciascuno di noi?
Così la Chiesa oggi prega:
"Vieni Santo Spirito, manda a noi dal Cielo un raggio della Tua Luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni Luce dei cuori. Consolatore perfetto, Ospite dolce dell'anima, dolcissimo Sollievo. Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto.
O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la Tua Forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te confidano, i Tuoi santi Doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna".