Omelia (31-05-2009)
don Giovanni Berti
Lo Spirito Santo ha la verità in tasca... non noi

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Il tempo della Chiesa, si dice, è il tempo dello Spirito Santo. E’ lo Spirito di Dio ad agire nella storia dopo che Gesù, Figlio di Dio ha fatto la sua parte, venendo al mondo, predicando il Regno, morendo in croce ed infine risorgendo dai morti. Nel libro del Atti degli Apostoli, dove si raccontano le storie degli discepoli di Gesù dopo la Pentecoste, è sempre presente il riferimento allo Spirito Santo come guida e suggeritore nella missione di diffusione del Vangelo.
Senza l’azione dello Spirito Santo, tutto quello che ha detto e fatto Gesù sarebbe rimasto sepolto nella storia e soprattutto non avrebbe la carica di attualità che ancora ha oggi.
Senza il protagonismo dello Spirito Santo, la comunità dei credenti non sarebbe altro, forse, che un piccolo club di nostalgici di un grande personaggio storico tra i tanti, e del quale non si ricorderebbe poi molto...
E’ Gesù che ci dice questo quando ai suoi discepoli, prima di affrontare la morte e la resurrezione, annuncia: "Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità...".
Ma poco prima dice una cosa molto interessante che mi ha fatto riflettere: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso..."
Non penso che il tempo della difficoltà di comprensione sia finito.

La Chiesa, come comunità dei discepoli del Signore Gesù, ancora oggi non è in grado di portare il peso di tutte le cose che Gesù ha detto e insegnato nei suoi brevi ma intensi anni di missione...
Non si tratta di nuovi insegnamenti di Gesù ancora sconosciuti e non ci sono nuove rivelazioni e messaggi divini, anche perché la sua vicenda terrena si è conclusa, e tutto quello che lui doveva fare e dire è stato detto e fatto. La questione sta dalla nostra parte: siamo noi, singolarmente e come Chiesa intera, ad aver ancora molte difficoltà nel comprendere e conoscere la verità che Gesù ha portato nel mondo con il suo Vangelo.
Quando si dice che "nessuno ha la verità in tasca", si dice una cosa molto vera e che toglie a tutti la forte tentazione di sentirsi arrivati e quindi di porsi in posizione di superiorità nei confronti di altri che sono ancora in cammino di fede.
La condizione di continua ricerca è comune a tutti nella Chiesa, dal papa fino all’ultimo dei battezzati di ieri.
Ed è lo Spirito di Dio che ha la verità in tasca, e non noi.
Conoscere quello che veramente Dio vuole dall’uomo e dalla sua Chiesa non è mai una faccenda conclusa e definita in modo eterno.
Come cristiani non possiamo porci davanti al mondo con la pretesa di avere sempre l’ultima parola e di conoscere veramente quello che è giusto e quello che è sbagliato, come appunto "avessimo la verità in tasca".
Noi siamo in cammino, e possiamo affermare che qualcosa l’abbiamo capito, ma che molto ancora rimane da conoscere e comprendere. Per questo abbiamo continuamente bisogno di invocare lo Spirito come guida e come maestro interiore.
Non penso che questo mi faccia diventare relativista e che indebolisca il mio pensiero cristiano. Penso al contrario che questo "lasciare l’ultima parola allo Spirito Santo", sia rimanere veramente fedeli a quello che il Maestro Gesù ha detto ai suoi discepoli.
Lasciare che sia lo Spirito Santo a guidarmi alla verità intera non significa allora isolarmi dagli altri e ascoltare un "mio Dio personale".
Lo Spirito Santo è sceso, quel giorno di Pentecoste, su tutti gli apostoli uniti; poi si sono divisi e hanno iniziato a predicare l’unico Vangelo in posti e modi diversi, proprio come lo Spirito Santo suggeriva e indirizzava. Così ora lo Spirito scende su tutta la comunità del credenti e parla a tutti in modi diversi.
Come pastore di una comunità però non posso pretendere che sia io l’unico interprete del Vangelo. Mi devo invece porre di più in ascolto, credendo veramente che lo Spirito parla anche nell’ultimo dei parrocchiani (e sicuramente anche oltre...) e non parla solo a me.


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