Omelia (31-05-2009)
LaParrocchia.it
Un modo nuovo di parlare

Siamo arrivati alla conclusione del tempo pasquale e siamo chiamati a meditare sul grande e immenso dono dello Spirito Santo fatto alla chiesa nascente. Il testo di riferimento può essere tranquillamente la prima lettura tratta dal libro degli Atti.
In questo brano, dove viene descritto il fenomeno della pentecoste, troviamo una doppia dimensione: verticale (dal Cielo arriva Qualcuno) e orizzontale (dal cenacolo verso l'esterno). Cosa comporta tutto questo? Sicuramente il testo ci trasporta in una dimensione missionaria (e non solo) della chiesa.
Allora è opportuno vedere i tratti caratteristici della missionarietà.
Un primo elemento è la propensione a spostarsi verso l'esterno. Infatti, subito dopo la Ierofania si sente il bisogno di uscire fuori. Questa uscita è dettata dal desiderio di comunicare agli altri tutta la ricchezza spirituale effusa nei cuori di coloro che erano presenti all'avvenimento della pentecoste.
Compito urgente della Chiesa è andare laddove la gente abita e vive quotidianamente e regolarmente. Non bisogna aspettare che qualcuno venga perché ha necessità, perché una volta soddisfatta la richiesta o esaudito il desiderio si piomba nell'anonimato e si resta distaccati, ma occorre andare a verificare quali sono i bisogni delle persone e organizzarsi per un intervento. È necessario ricucire i rapporti con il mondo e trovare una sintonia e un linguaggio comune che offre la possibilità di uno scambio reciproco e di ascolto. È il desiderio che ha animato tutti i papi in modo particolare a partire da Giovanni XXIII, che ha indetto il Concilio Vaticano II, fino all'attuale pontefice Benedetto XVI che sente vivo il desiderio di comunicare con la sfera degli uomini. Ma in questo contesto resta manifesta l'immagine di Giovanni Paolo I, che durante il suo seppur breve e intenso pontificato, ha offerto un metodo di comunicazione dettato dalla semplicità del cuore e dal desiderio intimo di fare arrivare a tutti la gioia del vangelo e la dolcezza di essere cristiani.
Restano nella storia, sono già storia, le sue poche catechesi a carattere missionario.
È utile constatare come anche i documenti programmatici della Chiesa hanno acquisito tale orientamento. Dopo questo primo passo: andare verso il mondo degli uomini. Il testo degli Atti ci dà un'altra immagine: si parlano le lingue e si ascolta nella propria. Parlare e Ascoltare in modo intellegibile. Questo dice come la parola di Dio deve essere il programma Pastorale della nostra attività di Chiesa.
Molte volte emergono le nostre capacità organizzative e programmatiche, ma non sempre siamo bravi a mettere al centro di tutto la Parola di Dio. Le nostre realtà ecclesiali e parrocchiali pullulano di tante iniziative di qualsiasi genere, ma il più delle volte è assente la preoccupazione della trasmissione della Parola.
Il compito missionario della chiesa non è saper fare alcune cose, ma desiderio di aprire, anzi spianare, a tutti la strada che porta alla comunione con Dio. Deve essere viva in noi la coscienza che siamo chiesa e non una società di filantropici. L'essere chiesa dice come il desiderio di Dio di toccare il cuore di tutti gli uomini deve essere l'anima del nostro servizio pastorale. Cosa dice Pietro? Parla semplicemente delle "Mirabilia Dei"... Il testo degli Atti precisa anche che il "fenomeno pentecoste" ha come obietto la comunione tra le persone e i popoli. La comunione, tanto desiderata da Gesù da lasciarla come testamento alla chiesa (cf. Gv 17), si costruisce solo ed esclusivamente attorno alla Parola... è ascoltando la Parola che ci scopre fratelli in Gesù Cristo e figli di un unico Padre... famiglia di Dio. L'obiettivo della comunione si può raggiungere quando la Parola da semplice Teoria... diviene Parola Incarnata... Parola che diventa Luce al Mio cammino e Speranza di tutti i miei desideri.
La realizzazione di tutto questo ha bisogno di testimoni seri e credibili.

Buona Pentecoste!!!

Commento a cura di don Alessio De Stefano