Omelia (07-06-2009)
padre Antonio Rungi
Un mistero d'amore e di consolazione

Celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità, che può ritenersi la sintesi del cammino spirituale fin qui fatto dopo aver meditato sul mistero della Risurrezione e Ascensione al Cielo di nostro Signore Gesù Cristo e sul mistero dell’effusione dello Spirito Santo nella solennità della Pentecoste. Dalla seconda e terza persona della Santissima Trinità, oggi, la liturgia ci riporta al Padre, alla prima delle tre persone, che è creatore ed amore.
Nella nostra formazione teologica in vista del sacerdozio, i nostri docenti tenevano moltissimo a che noi studiassimo approfonditamente il "De Deo Uno et Trino", uno degli esami più impegnativi perché si tratta dell’andare al cuore ed al centro del mistero primo e fondamentale della fede cattolica. Su questo mistero la teologia di duemila anni di cristianesimo ha lasciato un patrimonio di riflessione, di meditazione, di preghiera, di approfondimento dottrinale e dogmatico da cui non si può prescindere se vogliamo rendere più feconda la stessa celebrazione eucaristica di oggi. Primo e fondamentale mistero (cioè qualcosa nascosta alla mente e forse anche incomprensibile alla ragione, ma aperta e comprensibile nella luce della fede) è: Unità e Trinità di Dio. In poche parole un Dio uno nella natura e trino nelle persone. La sintesi terminologica e dottrinale la troviamo espressa in modo chiaro ed accessibile a tutti nella liturgia odierna, sia nelle varie orazioni e sia nella parola di Dio. Ma è soprattutto il testo del Prefazio che ci introduce al mistero in un modo più efficace spiritualmente: È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo. E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina. Unità, sostanza, natura, persona, trinità, uguaglianza, maestà divina, sono questi alcuni termini filosofici e teologici per cercare di spiegare il mistero della Trinità. Un mistero che solo dentro di noi possiamo comprendere, in quanto solo se sperimentiamo nella nostra vita l’Amore di Dio, la consolazione dello Spirito e la prospettiva della salvezza eterna operata di Cristo comprendiamo il mistero della Trinità. Dio è talmente vicino a noi che non possiamo non accorgerci della sua presenza in noi. Dal momento del concepimento, in cui Dio ha infuso in noi il dono dell’anima immortale, a quello del battesimo, in cui la vita della grazia inizia in noi e siamo elevati alla condizione soprannaturale, a quello della confermazione in cui lo Spirito Santo viene effuso su di noi con i sette doni a tutta la nostra esistenza è un continuo scorgere della Trinità nella nostra vita. Mistero di Amore e di Consolazione.
La prima lettura tratta del Libro del Deuteronomio ci aiuta ad entrare in questo mistero ineffabile. Dio è tale in cielo e sulla terra, come ci ricorda il catechismo della Chiesa. Dio dov’è? Dio è in cielo, è in terra ed in ogni luogo. La sua presenza è una presenza vigile e protettiva, ma mai interferisce con la libertà dell’uomo. Anzi con l’ispirazione dello Spirito Santo ci suggerisce il bene da fare, ma non sempre seguiamo la voce dello Spirito e siamo docili a Lui. Perciò l’Apostolo Paolo nella seconda lettura di oggi, brano tratto dalla lettera ai Romani, ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Siamo figli di Dio e in quanto tali eredi di Dio, coeredi di Cristo. Ma questa nostra identità passa attraverso il riconoscimento della croce e del mistero del Crocifisso. Infatti se prendiamo parte alle sofferenze di Cristo, noi erediteremo anche la sua gloria. Un’eredità da condividere e che non è esclusiva proprietà di alcuni o di pochi. Tutti sono chiamati infatti alla salvezza che Cristo è venuto a portare all’uomo di tutti i tempi e di tutte le culture, popoli e nazioni. Il vangelo di oggi sottolinea appunto l’universalità della salvezza e come questa salvezza debba essere proposta attraverso l’evangelizzazione. Il comando di Gesù di andare in tutto il mondo e di battezzare nel nome della Trinità è emblematico. La chiesa non può venire meno a questo suo fondamentale compito. Non si tratta solo di fare proseliti, di aumentare il numero di cristiani e di cattolici in particolare, ma di far conoscere, amare e servire Dio, Gesù Cristo e lo Spirito Santo. La chiesa deve essere missionaria e deve portare il messaggio cristiano a tutti gli uomini della terra nei modi, tempi e possibilità concrete che aveva ieri e come ha oggi.
Bisogna andare nel mondo. Rispetto al passato questo andare ha anche una possibilità virtuale, non solo fisica e geografica. Abbiamo il dovere morale come battezzati e soprattutto come pastori d’anime di portare Cristo a tutti e con tutti i mezzi leciti a nostra disposizione, compresi i nuovi potenti strumenti della comunicazione sociale e della globalizzazione. Far conoscere Cristo è indicare anche un percorso di vita, di moralità, di verità, di giustizia, di pace. Chi conosce Cristo, conosce Dio-Padre e Dio-Spirito. Con Cristo e in Cristo la Trinità è in noi e noi siamo nella Trinità.
Possiamo perciò pregare con sincerità con queste parole della liturgia di oggi: "O Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio, ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, e fa’ che, obbedendo al comando del Salvatore, diventiamo annunziatori della salvezza offerta a tutti i popoli". Amen.