Omelia (14-06-2009)
Omelie.org (bambini)


Eccoci arrivati all’ultima delle quattro solennità che prolungano il tempo di Pasqua: dopo aver celebrato l’Ascensione del Signore, poi la Pentecoste e domenica scorsa la Santissima Trinità, oggi tutta la nostra attenzione si concentra sul mistero dell’Eucaristia, il corpo e sangue di Cristo Gesù.
Mi sembra che la Chiesa si dimostri veramente sapiente nel proporci questa domenica speciale: prima di ricominciare il tempo ordinario, ci offre questa sosta del cuore, per soffermarci sul dono stupendo che il Maestro Gesù ha fatto ad ognuno di noi, nell’Ultima Cena.
Sì, avete sentito bene: ho detto proprio "Ultima Cena" e se siete stati attenti, durante la lettura del Vangelo, questa settimana abbiamo fatto un piccolo salto all’indietro nel tempo. Dopo esserci ormai lasciati alle spalle il tempo di Pasqua, la liturgia di oggi ci fa tornare al Giovedì prima della Pasqua, al Giovedì della settimana santa.
Perché? Ci sono molti motivi: prima di tutto, i vangeli del Triduo pasquale sono ricchissimi di dettagli, di avvenimenti, di personaggi... non riusciamo a ricordare tutto, a prestare attenzione ad ogni cosa e c’è il rischio che qualcosa di importante finisca in secondo piano, resti un po’ in ombra. Così, riascoltare alcune pagine per una seconda volta, ci è di aiuto.
Poi, l’Ultima Cena, se ci pensiamo un istante, è una pagina di Vangelo ricca di emozioni: c’è il gesto strabiliante del Maestro che lava i piedi dei discepoli; c’è l’annuncio del tradimento di Giuda, che si alza da tavola e va via; c’è Gesù che con sofferenza spiega agli Apostoli che ormai sta per essere arrestato e ucciso e li avverte che lo abbandoneranno proprio in quel momento terribile.
Come se non bastasse, appena conclusa l’Ultima Cena, c’è la sofferta preghiera di Gesù nel Getsemani, il suo arresto e le pagine strazianti con la dolorosa passione del Maestro e Signore.
Il cuore, travolto da tutto questo, rischia di trascurare alcune parole fondamentali che Gesù ha pronunciato in quell’ultimo banchetto insieme agli amici.
Parole come quelle che abbiamo riascoltato poco fa: "Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti."
Con queste brevi frasi Gesù ci lascia il dono stupendo che è l’Eucaristia.
È una parola antica, che non usiamo mai conversando, ma che significa ringraziamento: è proprio con una preghiera di ringraziamento al Padre che il Maestro Gesù lascia ai suoi discepoli ed a tutti quelli che, nel corso del tempo crederanno in Lui, l’immenso dono del suo corpo e del suo sangue.
Certo che l’amore di Dio ha davvero una fantasia grandiosa!
Gesù sapeva quanto avrebbero tutti sentito la sua mancanza: i discepoli che lo avevano conosciuto a tu per tu, ma anche coloro che, come noi, crediamo in Lui senza mai averlo visto in viso.
Da vero Maestro, sapeva anche quanto sarebbe stato faticoso per i suoi discepoli di ogni tempo, vivere il Vangelo fino in fondo, scegliere in ogni momento di amare secondo il cuore di Dio.
Per questo, come abbiamo ricordato la domenica di Pentecoste, invia lo Spirito Santo.
Non solo: si preoccupa anche di nutrirci perché non ci manchi mai la forza necessaria.
Nutrirci con il pane e il vino, due alimenti che facilmente troviamo sulle nostre tavole. Ma fa di più: ci nutre con il pane e il vino che diventano il suo corpo e il suo sangue.
Adesso, sottovoce, vi dico una cosa super-importantissima: non è che quando celebriamo l’Eucaristia ci ricordiamo di Gesù, di quando Lui ha camminato su questa Terra e ha predicato la Bella Notizia... Non è un ricordo, l’Eucaristia: sarebbe veramente troppo poco!
No, no, no: ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, Gesù è QUI, PRESENTE, RISORTO, VIVO.
Non è "come se ci fosse": Lui c’è. È qui.
Quando facciamo la comunione, non è che ci ricordiamo di Gesù, magari fermandoci un momentino a pensare a Lui: è infinitamente di più, perché ad ogni comunione ci lasciamo abbracciare dal Maestro Risorto!
Chi di noi non ha voglia di farsi abbracciare da Dio?!
Un abbraccio speciale, che ci scorre dentro, che avvolge il corpo, il cuore, la mente.
Se gli lasciamo spazio, se lo accogliamo con slancio, a braccia aperte e a cuore aperto, è il Maestro Gesù che vive in noi ed in noi ama, prega, aiuta, sorride.
Non dobbiamo neppure sforzarci di amare: lasciamo fare a Lui che ci guida, ci sostiene, ci accompagna...
Capiamoci bene: non è che facendo la comunione, diventiamo dei robot, telecomandati da Gesù, smettendo di pensare e di decidere. È proprio il contrario: Eucaristia dopo Eucaristia diventiamo sempre più attenti a quello che accade intorno a noi e alla presenza di Gesù in noi, così che diventa naturale ascoltare la sua voce e tutti i suggerimenti che lascia sgorgare nel nostro cuore.
Ci prestiamo attenzione? Siamo attenti alla voce di Gesù nel nostro cuore?
La sua voce, in noi, che ci sprona: cosa ti costa fare questa gentilezza?
La sua voce, in noi, che ci consiglia: forse questo è un gioco pericoloso che è meglio evitare.
La sua voce, in noi, che ci invita: hai visto quel bambino con cui nessuno vuole giocare?
La sua voce, in noi, che ci incoraggia: questa è l’occasione per perdonare: puoi farcela!
La sua voce, in noi, che ci consola: sì, hai ragione, fa male quando ti prendono in giro... ma io vedo il tuo dolore, conosco anche le lacrime più nascoste!
La sua voce, in noi, che ci rassicura: sono con te, non avere paura!
La sua voce, in noi, che ci ricorda: hai cominciato la tua giornata con il segno della Croce?
È veramente bellissimo vivere in compagnia di Gesù: tutto è più facile, più leggero. Ci sentiamo più contenti e sereni, siamo più sorridenti e disponibili.
Perciò, se abbiamo già celebrato la Prima Comunione, non lasciamo passare neppure una domenica senza Eucaristia! Non sciupiamo l’occasione di farci nutrire da Gesù!
Sarebbe da sciocchi, non vi pare?, buttare via un dono tante grande, sprecare la possibilità di stare con Gesù.
Allora cominciamo subito, a vivere bene, bene, bene, questa celebrazione Eucaristica: prestiamo attenzione al momento dell’Offertorio, quando il pane e il vino vengono portati all’altare: ormai lo sappiamo che stanno per diventare il corpo e il sangue del nostro Maestro Gesù.
Quando il sacerdote pronuncia la preghiera di consacrazione, che invita Gesù ad essere ancora una volta presente nel pane e nel vino, come ha promesso nell’Ultima Cena, nessuna distrazione, nessuna risatina, nessun voltarsi indietro: occhi e cuore presenti al miracolo d’amore che avviene sull’altare, che avviene per noi.
E dopo aver fatto la comunione, una volta ritornati a posto, approfittiamo di quei minuti così preziosi, in cui ci lasciamo abbracciare da Gesù: lasciamoci avvolgere dal suo affetto, dalla sua tenerezza; lasciamoci invadere dalla felicità di sapere che siamo uniti a Lui; ascoltiamo quali suggerimenti ci vuole dare per la settimana che sta iniziando.
Viviamo sempre così, ogni Eucaristia, e allora il nostro vivere da cristiani sarà sempre più bello, più semplice e gioioso: una vera festa.

Commento a cura di Daniela De Simeis