Omelia (14-06-2009) |
mons. Antonio Riboldi |
Una grande festa il Corpus Domini - Gesù in noi: l'Eucarestia "Ecco il pane degli Angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli, non deve essere gettato... Buon Pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi. Nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi". (Inno) Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, che non c'è amore più grande per noi, di quello di dare la vita. E sappiamo che, il più delle volte, dell'amore conosciamo solo la superficie', fino ad usare la parola, troppe volte, con scorrettezza o ambiguità, o semplicemente come 'un modo di dire'. Noi, tutti, abbiamo un enorme bisogno di amare ed essere amati, più dell'aria che respiriamo. Sappiamo tutti, se siamo sinceri, che il dono di un vero amore è respiro dell'anima'. 'Posso vivere - afferma il saggio - senza sapere perché, ma non posso vivere senza sapere per chi'. L'amore è davvero l'impronta che Dio ha lasciato in noi creandoci. Ignorare questa verità è cadere nell'infelicità, o peggio, affidarsi all'odio o all'indifferenza. E Gesù ha voluto essere il grande Dono del Padre: ha accettato di farsi uomo come uno di noi, condividendo tutto della nostra condizione umana, da Nazareth al Golgota. Ha conosciuto l'indifferenza di molti, l'odio devastante di alcuni, l'amore sincero e profondo dei Suoi. Non ha avuto vergogna di piangere nel dolore, per la morte dell'amico Lazzaro. Non ha nascosto la compassione, che poi trasformava in amore fattivo, come nella moltiplicazione dei pani: 'Ho compassione di questa folla - disse - è un gregge senza pastore'. Che cosa prova oggi di fronte al nostro mondo, che davvero fa compassione per le tante sofferenze, povertà o ingiustizie e cattiverie? Gesù è andato oltre: ha assicurato che Lui, dopo la Resurrezione, sarebbe stato vicino a noi 'fino alla fine del mondo'. Fa sussultare di gioia e fiducia chi crede, il sapere che, mai e poi mai, è 'solo': Gesù è con noi, a condividere tutto. Il Suo Amore oltrepassa quei confini che appartengono alla nostra povera e fragile umanità. Gesù non si accontenta di dare la vita per noi, ma vuole addirittura essere 'cibo', 'pane della nostra esistenza'. Vivere di 'quel pané dovrebbe essere la fame di ogni credente che vuole conoscere da vicino e ricevere la forza, la fede che Dio può e vuole donare nell'Eucarestia. Sapessimo, mediante la fede, cogliere quello che realmente avviene nella S. Messa, al momento della consacrazione, quando il sacerdote pronunzia le parole di Gesù, che rinnovano il dono di Dio, credo che 'vivremmo di Eucarestia'! Mettiamoci in ascolto, col cuore, del discorso di Gesù sul 'pane della vità – un discorso di grande attualità, perché sembra rivolto a noi: "Ve l'assicuro: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane che dà la vita. I vostri antenati nel deserto mangiarono la manna e poi morirono ugualmente, invece il pane che viene dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà. Io sono il pane vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre. Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita". E poi replica ai suoi avversari increduli: "'Io vi dichiaro una cosa: se non mangerete il corpo del Figlio dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno'. Molti discepoli, sentendo Gesù parlare così, dissero: 'Adesso esagera! Chi può ascoltare cose simili?: Ma Gesù si era accorto che i suoi discepoli protestavano e disse loro: 'Le mie parole vi scandalizzano? Ma allora che cosa direte se vedrete il Figlio dell'uomo tornare là dove era prima? Le parole che vi ho detto hanno la vita perché vengono dallo Spirito di Dio. Ma ci sono alcuni tra voi che non credono'. Da quel momento molti discepoli di Gesù si tirarono indietro e non andavano più da Lui. Allora Gesù domandò ai Dodici: 'Forse volete andarvene anche voi. Simun Pietro gli rispose: 'Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita, che danno la vita eterna. E ora noi sappiamo che Tu sei quello che Dio ha mandato'." (Gv. 6, 47-70) Fa impressione come l'annuncio dell'Eucarestia, ossia di Dio che vuole essere addirittura cibo della nostra povera, ma molto povera vita, non sia stato capito e, per alcuni, un motivo per abbandonare il Maestro. È del resto quello che succede oggi. Andare alla S. Messa, almeno alla domenica, anziché essere considerato come il grande evento di Dio, che chiede di essere accolto come 'pane della vità - 'Prendete e mangiate questo è il mio corpo' - viene ritenuto da troppi un tempo perso. Sarà colpa di una superficiale formazione alla fede, o ignoranza, o incomprensione, come accadde aí discepoli che abbandonarono Gesù per sempre, o disistima del divino... Di certo, è voltare le spalle a quello che è l'Amore indispensabile per la nostra vita: 'pane della vità. Fa male, tanto male, come certamente ha ferito il cuore di Gesù, vedere il suo invito, la sua offerta, trascurati come tempo perso! Atteggiamento ben diverso da quello di molte persone di fede, che sento dire: 'Fosse possibile la Comunione la farei tante volte al giorno!'. Le stesse parole che sentivo pronunciare da mia mamma, quando le chiedevo la ragione dei suoi quotidiani sacrifici per recarsi presso la Chiesa, prima dell'inizio della fatica con la famiglia: 'Senza comunione non passo vivere: è la vera forza che mi permette di reggere la famiglia!'. C'era un tempo in cui la solennità del Corpus Domini, assumeva la forma di una grande festa, anche all'esterno. Là, dove passava la processione eucaristica, dalle case, in segno di omaggio, venivano esposte le cose più belle che si possedevano: la strada era 'foratà, coperta con un manto di fiori per il passaggio di Gesù. Era una grande festa per tutto il paese e commuoveva il solo pensare che Gesù, passando tra le nostre case, 'vedeva' dove si svolgeva la nostra vita. Chi meglio di Lui poteva non solo vedere il calore di amore con cui era accolto, ma anche leggere i sospiri, le preghiere, quel linguaggio nascosto del cuore, che era in tutti? Ora tutto questo è molto ridotto: passa quasi inosservato, e, tante volte, come un 'fastidio' per la circolazione stradale!!! I tempi che viviamo, davvero lasciano poco spazio alla processione eucaristica! Ma il cuore torna alla divina affermazione di Gesù: 'Io sono il Pané. "Gesù dice di farsi nostro cibo: può sembrare una cosa paradossale. No, noi dobbiamo nutrirci di quel pane per osservare i suoi precetti e gustare la Sua bontà e misericordia. Cristo è il pane della vita - afferma Paolo VI -. Cristo è Colui che viene a saziare le nostre reali attese, le nostre necessità vere. Gesù viene incontro alla nostra attesa spirituale di essere alimentati misteriosamente dalla sua presenza, dalla sua Persona, dalla sua parola e da questa sua capacità di comunicare e moltiplicare per venire a contatto con tutte le anime. 'Io sono il Pane del cielo. Io sono il Pane della vita. Sono venuto per dare alimento alla vita del mondo'. Questa è la lezione che Gesù imparte nel suo Vangelo. Ce lo ripete la Chiesa che chiede a ciascuno di noi: 'Ma io ho desiderio di Cristo? So che posso nutrirmi di Lui? So cogliere dalla sua grazia, dalle sue parole, dal suo insistere alla porta della mia anima, il senso della prossimità che Egli stabilisce col mio spirito? So avvalermi della immensità di bontà, di carità, con cui Egli vuole che io viva di Lui?". Sono domande che dovremmo porci per scrutare in noi stessi quale posto abbia Gesù: è 'pane della nostra vità? Sappiamo che chi 'vive veramente Cristo', non riesce a vivere senza Eucaristia: cristiani dal cuore grande che sanno accogliere la bontà di Dio, colmando il nulla che siamo senza di Lui. Dopo i giorni del terremoto nel Belice, essendo crollata la Chiesa e non sapendo dove mettere le ostie consacrate, non trovai di meglio che portarle al collo, chiuse in una teca. Confesso che era dolcissimo sapere di vivere 'accanto' a Gesù in quei giorni umanamente difficili. Ci sono ancora tante persone 'beate', che vivono di Eucaristia. A parte nei monasteri, dove il tempo dedicato all'adorazione eucaristica, in una giornata, è fondamentale e prevalente per la vita. Ma ci sono anche fedeli di alcune comunità parrocchiali che hanno i 'turni' per l'adorazione eucaristica continua. Così come esistono Chiese e cappelle, aperte anche di notte - grande dono di Dio - per l'adorazione e... sono frequentate! Sono queste anime 'beate' che sanno dare alla vita quel senso di divino e, quindi, di serenità, che le rende calme e forti anche nelle difficoltà. L'uomo ha davvero bisogno del 'pane di vità! Perché, dunque, la S. Messa, a cominciare da quella festiva, è messa in disparte, come pure l'Eucarestia? È una domanda che non vuole una risposta banale, ma esige di entrare nel mistero di Amore di Dio che chiede di essere 'nostro pané. Con la Chiesa preghiamo: 'Tu che tutto puoi e sai, che ci nutri sulla terra, o Gesù, pietà di noi, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei Tuoi santi'. (Inno) |