Omelia (19-06-2009)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

Come vivere questa Parola?
Il cuore, soprattutto per la Bibbia, è la sede di ciò che nell’uomo è più importante: la sua capacità di amare, di volere, di decidersi. Proprio per questo la parola del vangelo è incredibilmente illuminante. Ci aiuta a cogliere il rapporto strettissimo tra il cuore di Cristo e la sua Chiesa, il nostro essere Chiesa. Sì, perché noi – come Chiesa – ossia come membra vive del Corpo Mistico di Cristo, siamo nati lì.
Sembra un gesto quasi inconsulto quello dell’anonimo soldato che, nel drappello di quelli che sono lì a costatare la morte del Crocifisso, gli infigge impietosamente nel fianco il colpo di lancia. Eppure teologi mistici e uomini spirituali di tutti i tempi vi hanno visto una misteriosa realtà: è dal cuore trafitto del Redentore che è sgorgato l’ultimo sangue versato, l’ultima sua acqua.
Quei Sacramenti che riceviamo, quel misterioso fluire della VITA NUOVA che essi ci veicolano, hanno la loro segreta scaturigine lì. L’acqua non sgorga da una fonte qualsiasi (fosse pure la più cristallina e pura) e il sangue non viene da non so quale preziosa enoteca. Questi due elementi vitali per il mio cammino spirituale vengono dal cuore di Gesù: dal suo "cuore mite e umile" e trafitto dalla croce.

Oggi vivrò il mio rientro al cuore ‘dentro’ il cuore di Gesù: vi dimorerò silenzioso e umile!
Pregherò così:

O cuore immensamente amante di Cristo, converti il mio cuore al tuo; fanne la tua dimora gradita.

Le parole di un certosino
È dal cuore trafitto di Gesù che è venuta a noi la nostra redenzione: essa si trova in quel Cuore come nella sua sorgente, come in un tesoro nascosto. E questo Cuore ferito non ferirà il nostro cuore? Non l’ameremo dunque?
Ludolfo di Sassonia