Omelia (21-06-2009) |
don Roberto Seregni |
Chi dorme? Mi sembra di vederlo, anche Lui come noi, stanco e sfinito dopo una giornata di incontri e annuncio del Regno di Dio. Sale sulla barca con i suoi discepoli, ordina di andare all’altra riva e si addormenta. C’è pure un cuscino ad accogliere il suo sonno. Mi immagino i discepoli in punta di piedi, a voce bassa per non svegliare il loro Rabbì che riposa. Fino a qui sembrerebbe proprio un bel quadretto del Maestro Gesù con i suoi discepoli, ma qualcosa sta per accadere, qualcosa che metterà in crisi la fede dei dodici, che susciterà in loro una domanda che è il filo di Arianna di tutto il Vangelo di Marco: "Chi è costui?". Sì, chi sei Gesù? Per me, prima di tutto. Per me che cerco di stare al Tuo passo, che tendo l’orecchio per ascoltare la Tua voce, che mi chiedo cosa vuoi da me, cosa pensi quando mi guardi, che mi accompagni e non perdi la pazienza nonostante tutte le mie miserie e povertà. Tutte le mie gioie e le mie amarezze, i miei slanci e le mie cadute, le mie povertà e le mie ricchezze, le porto tra le Tue mani. Tu, mio Signore, svelami il Tuo mistero e mostrami il Tuo Volto. Ecco l’imprevisto: tempesta e bufera. Le onde invadono la barca quasi fino a riempirla. E Gesù che fa? Dorme. Ripenso a qualche incontro degli ultimi mesi e mi rendo conto che in molti mi hanno parlato di questo - presunto! - "sonno" di Gesù. Se Lui non risponde quando e come voglio io, allora si è addormentato. Se Lui non risolve i miei pasticci, allora è lontano e distante. Se le mie preghiere sembrano cadere nel nulla, è perché Lui ha altre cose per la testa. Mi viene da pensare che, in questi casi, ad essere addormentato non è Gesù, ma la nostra fede! Ecco allora una domanda preziosa: chi dorme? Io o il mio Dio? La mia fede o il Rabbì Gesù? La potenza di Dio non entra "automaticamente" nella nostra vita. Può trovare il suo posto, può mettersi all’opera, ma nella misura in cui noi glielo concediamo. Se non abbiamo il coraggio di spalancare le porte, lasciamole almeno socchiuse, accostate. Lui troverà la strada. La fede richiede disponibilità, apertura libera e generosa alla Parola promettente del Dio affidabile. Il cammino verso una fede adulta chiede che fra le nostre paure e resistenze, si faccia largo la Parola potente e ordinatrice di Gesù. Occorre davvero che la smettiamo di tenere strette le briglie della nostra vita, per consegnarle alle Sue mani, più esperte e più affidabili. Coraggio, cari amici! Il Rabbì ci chiama ad una nuova fiducia, ad un passo nuovamente decisivo nel cammino della fede. don Roberto robertoseregni@libero.it |