Omelia (21-06-2009) |
padre Antonio Rungi |
Cristo calma le tempeste dell'anima e della vita Celebriamo oggi la XII domenica del tempo ordinario e il vangelo ci parla della tempesta sedata con l’intervento di Cristo. Gli apostoli impauriti temono per la loro vita, vanno in panico, in fibrillazione e l’unica ancora di salvezza per la loro vita è proprio Cristo. Gesù interviene e calma acqua, vento e l’animo umano particolarmente agitato. Cosa significhi questo ulteriore miracolo di Cristo che, in base alla sua potenza divina, può calmare le forze della natura, lo comprendiamo da tutto il contesto della liturgia della parola di questa domenica. La vita dell’uomo ha bisogno di calmarsi, l’animo ed il cuore dell’uomo necessitano di serenità che solo la grazia di Dio può donare davvero. In un mondo come il nostro, con tempeste di ogni genere ed in ogni settore, solo l’aiuto e l’intervento di Dio può bloccare o limitare i danni del nostro agire incosciente, inconsapevole e immaturo. Solo la potenza divina, solo il miracolo della misericordia e del perdono può salvarci dalla morte e dalla distruzione, soprattutto interiore. Il testo del vangelo di Marco è molto preciso e chiaro nel descrivere la situazione reale, nel fare la cronaca di uno scampato pericolo, ma è altrettanto chiaro nell’alludere a quella potenza salvifica che solo Cristo possiede davvero e per sempre. Solo la fede libera il cuore dell’uomo dalla paura del male, della sofferenza, della morte e dei naufragi che inevitabilmente ci capitano nella nostra vita. Fede è fiducia e abbandono in Dio. Tutto ciò che può capitarci di negativo trova una speciale protezione e un sicuro superamento, perché Dio è più forte di ogni umana e naturale avversità, come ci ricorda la prima lettura di oggi, che presenta la figura molto emblematica di Giobbe. La potenza di Dio si manifesta anche nel controllo della natura. A Dio nulla sfugge e le leggi naturali sono espressioni della sua sapienza. Universo tutto e creature tutte sono espressione della sapienza ed intelligenza divine. Egli può cambiare il corso degli eventi in quanto è nel suo potere fare questo. Ecco perché le tempeste sedate sono cose normali per un Dio che, onnipotente, può fare tutto ed ha fatto tutto. Una cosa su tutto ha fatto più grande ed è la redenzione del genere umano, inviando sulla terra il suo unico e prediletto Figlio, Gesù Cristo che ha offerto la sua vita in riscatto di tutti noi. Nel brano della seconda lettera ai Corinzi, Paolo scrive che l’amore di Dio ci prende tutto, ci possiede e se siamo "posseduti" dall’amore di Dio tutta la nostra vita assume una luce diversa, diventa radiosa, diventa produttiva di bene al massimo. L’importante è capire dove sta la vera felicità e la vera dignità per ogni essere umano, non essere egoisti ed individualisti, ma operare per gli altri, l’essere per gli altri. Scrive Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica Spe salvi, citando San Bernardo: "Un appezzamento selvatico di bosco viene reso fertile, proprio mentre vengono allo stesso tempo abbattuti gli alberi della superbia, estirpato ciò che di selvatico cresce nelle anime e preparato così il terreno, sul quale può prosperare pane per il corpo e per l’anima". Donare, donarsi, aprirsi agli altri, essere per la giustizia, la verità, la solidarietà è questo l’atteggiamento migliore che un cristiano può e deve assumere davanti alla storia del tempo di oggi. Il mondo si cambia se si nobilita la nostra anima e la nostra vita. Sia questa la nostra preghiera personale e comunitaria di una domenica speciale, come quella che ci accingiamo a vivere con la presenza del Papa, Benedetto XVI, nei luoghi di padre Pio, modello di santità, di amore totale e generoso verso Dio e verso i fratelli: "Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia". Amen. |