Omelia (21-06-2009)
LaParrocchia.it
Chi è Costui?

Al termine di questa lunga parentesi pasquale, si riprende la "lectio cursiva" del vangelo di Marco; il brano da meditare è il "miracolo della tempesta sedata". Contrariamente a quanto si può pensare, il centro del miracolo non risiede nel racconto del fatto, ma semplicemente nella domanda conclusiva: Chi è costui? Ciò che per noi può sembrare strano, non lo è per Marco che si prefigge, nell'arco del vangelo, di condurci a scoprire la vera ed effettiva identità di Gesù.
Una domanda reciprocamente posta in un contesto di inquietudine. È una domanda che attende una risposta e anche subito. Davanti a tale domanda non bisogna darsi o perdere tempo. Bisogna sapere con chi abbiamo a che fare. Chi è il nostro interlocutore principale. Dietro chi stiamo andando? Chi stiamo seguendo? Quali aspettative si aprono per il nostro futuro? Chi è Gesù Cristo per me e per il mondo che mi circonda? Preoccupazioni esistenziali e legittime e dubbi che si aggrovigliano nella nostra mente... a chi sto dando fiducia?
Maestro, non ti importa... Gesù nella maggior parte dei casi è visto, soprattutto da noi cristiani, come la causa dei nostri problemi, delle nostre difficoltà e delle nostre ansie. Attribuiamo a Gesù qualsiasi forma di malattia, affrontiamo la sofferenza come un "castigo" divino e non siamo capaci di un'accettazione serena dei nostri limiti umani... fondamentalmente Gesù è l'eterno assente nel momento di estremo bisogno, fa silenzio quando siamo nell'esigenza, non ascolta quando la nostra vita è in chiaro pericolo e gradiremmo che il dolore e la sofferenza non facessero parte della nostra esistenza. L'immagine che ci siamo creati di Gesù Cristo è quella di un "Deus ex machina", di Uno che mi deve risolvere tutti i problemi e tirar fuori da tutti i guai della vita. Gesù per noi deve essere Colui che soddisfa ogni esigenza, soprattutto, umana e mi deve dare tanto benessere. Povero Gesù!!!
La cosa è vera... basta pensare al contenuto delle nostre preghiere ben finalizzato a richieste di prosperità, o a manifestazioni a carattere religioso da cui emerge un rapporto con il sacro fondato principalmente sull'offerta in danaro... più l'offerta è sostanziosa e più sono meritevole di grazie... questa è (la nostra) (per noi) la fede. Gesù è il responsabile principe della nostra sorte.
Perché...Non avete ancora fede? Questo biasimo di Gesù rivolto ai discepoli può essere la situazione di un'intera comunità cristiana. Per capire a fondo chi è Gesù non bisogna fermarsi a una forma di viltà spirituale, al pressapochismo di fede. La comprensione di Gesù si colloca soprattutto all'interno di un cammino formativo che ha come finalità la maturità di fede. E proprio nell'ottica di questo cammino, obbligatorio per ogni cristiano, si svela l'identità di Gesù.
Per cui il risultato, nostro malgrado, è che Gesù non è Colui che mi libera in un batter d'occhio da tutti ciò che assilla la mia vita, ma mi chiede principalmente di mettermi sulle sue tracce, alla sua sequela, di abbracciare la croce quotidiana... per dare senso alla vita. Gesù non è, allora, il datore di lavoro di turno, no il medico guaritore, no la soluzione al mio scetticismo, ma diviene la forza che mi anima e che mi spinge a seguirlo anche quando il cammino della vita si fa duro e, umanamente parlando, incomprensibile. È terribile evidenziare come molte volte noi abbiamo più paura di un uomo che può calmare una tempesta, che della tempesta stessa. Se in noi alberga questo sentimento è perché non abbiamo ancora fede; infatti, spesso nella Bibbia il contrario della fede non è l'incredulità ma la paura. Senza fede, abbiamo un buon motivo per aver paura delle tempeste della vita, e ancora di più di Gesù. Non basta neanche essere nella stessa barca di lui se non crediamo in lui come lui è in realtà. Ma con la fede, non c'è più motivo di paura se davvero Gesù è con noi.

Commento a cura di don Alessio De Stefano