Omelia (28-06-2009)
padre Paul Devreux


Oggi contempliamo Gesù che opera due miracoli: uno per il capo della sinagoga, quindi una persona importante e ben vista, il quale chiede aiuto a Gesù; l'altro riguarda una donna che ha come unica storia la sua malattia e che per di più è resa impura dalla malattia, per cui, non potendo normalmente avvicinarsi agli altri e tanto meno a Gesù, si sente costretta a rubare il suo miracolo.
Hanno in comune una grande fede in Gesù, e il fatto che la bimba di Giàiro abbia dodici anni come sono dodici gli anni di malattia di questa donna, fa pensare che rappresentano tutto il popolo, dal più in vista alla più povera e nascosta.
Gesù ascolta e accoglie la richiesta di aiuto di ambedue, ma c'è da domandarsi perché ha costretto questa donna che avrebbe potuto farla franca, a venire allo scoperto? Tanto più che Gesù ha tutto da rimetterci, perché se si viene a sapere che l'ha toccato automaticamente viene considerato impuro e deve sottomettersi ad un sacco di riti di purificazione, secondo la legge vigente. Ma Gesù non dà importanza al fatto che ci rimette. Diventerà impuro comunque andando a toccare la bimba morta. Se lo fa è perché è convinto che questo è bene per questa donna.
Forse sa chi è, ma non la smaschera. Aspetta che sia lei a farsi avanti, lui si limita ad invogliarla a farlo, aspettando tutto il tempo che ci vuole perché lei possa superare la paura di farlo, anche se gli altri cercano di mettergli addosso quella fretta che la prossimità della morte e l'importanza sociale di Giàiro impongono.
Gesù ferma tutti e aspetta. Perché? C'è una bimba che sta morendo, e se lui, ultima ciambella di salvataggio, non arriva in tempo, morirà, e la colpa a questo punto sarà sua! E dopo non ci sarà più niente da fare, perché per quanto grande sia la fede di Giàiro, rimane convinto che sulla morte non comanda nemmeno Dio.
Gesù perché aspetti, perché perdi questo tempo prezioso? Tutti si stanno innervosendo e tra poco si arrabbieranno anche!
Gesù aspetta che questa donna venga in mezzo all'assemblea per fargli il grande dono del battesimo. Non è la confessione che gli interessa. Gli interessa che tramite essa, questa donna si senta pienamente accolta, amata, perdonata, per arrivare finalmente alla piena comunione con Dio e con tutti i presenti. Solo allora sarà veramente guarita e salvata dalla solitudine di quei dodici lunghi anni. D’ora in poi potrà vivere rendendo gloria a Dio, come faccio io e chiunque da Dio si è sentito recuperato e salvato.
E' contemplando questa scena che scopriamo come Gesù fa da mediatore tra Dio e l'uomo, e invita anche noi a partecipare a questa sua missione sacerdotale, in virtù del nostro battesimo, amando e perdonando, come lo siamo stati e sempre saremo anche noi.