Omelia (28-06-2009) |
padre Mimmo Castiglione |
Miracolo furtivo! Si perde sangue, smarrito il senso. Sterile e senza discendenza. Vergogna. Per continuare ad esistere dilapidata la fortuna e le ricchezze. Speranza? Incontrarlo! Per ottenere vita! Ma ciò richiede distaccarsi dalla massa all’altra spiaggia ed apparire! All’altra riva, la folla giunta s’accalca e sola vive. Mi scorgo insano, malato ormai, sanguino talvolta. È la fine. Scarno, il cranio traspare. Ed essa è lì, nell’angolo che ride, muta mi dice, comanda audace. E tracotante si compiace. Ed io ancora solo dispero, e lei mordace. Eppure basterebbe poco! Fiducia quanto un granellino. Una parola. Coraggio d’uscire! Il mantello toccare. Ormai l’unico mio fine! Comunicar bisogno per salvarsi e continuare a camminare. Anche se poi lo stesso, stanco ma in pace, s’andrà a morire. Oggi l’evangelista Marco ci narra due miracoli di Gesù, due racconti ad incastro: la guarigione dell’Emorroissa e la risurrezione della figlia di Giàiro. Due donne toccate-guarite-salvate dal Signore, che hanno in comune un tempo determinato: 12 anni. Tanto tempo! Gesù libera dal male e dalla morte. E la fede cresce e si sviluppa. Dodici anni di patimenti per la donna alienata che soffre di perdite di sangue. Considerata impura dalla sua gente e dunque segregata. Vietato ogni contatto! Impedita di partecipare ad ogni forma di culto, ad ogni festa. Emarginata. Dodici anni di vergogna per la sua sterilità, di tormenti e di umiliazioni. Un desiderio: toccare il mantello di Gesù per ottenere salvezza. Chissà quanti lo avevano già sfiorato senza ottenere nulla! La Sanguinante crede nel Suo potere divino. È donna attiva. L’iniziativa del Maestro sembra contar poco. E così avviene. Si secca la fonte del sangue. Ritorna ad esistere. Torna a sperare! Ed il Guaritore di Nazareth vuole pubblicizzare. Dopo aver sentito il contatto alle spalle, cerca il suo sguardo per incontrarla, e condurla alla fiducia. É l’incontro con lo sguardo di Gesù che apporta salvezza, e non il tocco del mantello. Non è magia! Dev’essere fede, che deve crescere e maturare. E farla sentire figlia. La guarigione prima carpita, ora dalle parole della donna evidenziata. Può ritornare alla folla. Assorbita. Sarà ugualmente e per sempre ricordata! A dodici anni e mezzo s’era già in età da marito (famiglia, futuro). La figlia di Giàiro è dunque ancora fanciulla, però capace di mangiar da sola, pronta per il viaggio impegnativo dell’esistenza. Cessa di vivere mentre Gesù è in cammino per incontrarla. Il Maestro ha ritardato, troppo tempo trascorso prima. Tentativo di Impedimento! Non è più necessario disturbare. Non importunare! Ostacolato il Signore, non tronca la spedizione. Giàiro è archisinagogo o uno dei membri del consiglio della sinagoga di Cafarnao. Gesù vi pronuncerà il discorso sul pane di vita. Pensa a Gesù come ad un terapeuta, gettandosi ai suoi piedi ne riconosce l’autorità. Lo prega, lo implora di imporre la mano sulla figlia malata, ma poi, ricevuta la notizia della sua morte, sarà chiamato a continuare a credere in Lui come Inviato. "Tutti fuori" quelli che aspettavano subito il prodigio. Niente solidarietà con loro. Cacciati via! Anche quelli che per mestiere piangono sulle disgrazie altrui. Non capirebbero. Derisione. Ma non dei parenti. Solitudine per chi vuole avere fede. Nella stanza del sonno solo gli intimi. Primo miracolo lontano dalla folla. Una vita sul nascere spezzata dalla morte, che ne impedisce la realizzazione. Ma Gesù riporta alla vita la fanciulla, tenendola per mano, alzandola, impone il suo Talit' qûm, per farla sorgere. E lei rivive! Anticipando così (come fu per Lazzaro) l’evento della Sua risurrezione (anche se diversa). Mano potente di Dio! Stupiti i presenti, come le donne al sepolcro! Assistono i tre del Tabor e del Getsemani, che insieme ai genitori e con Gesù e la fanciulla fan sette, e che devono tacere, ed aspettare quando sarà l’ora di dire: dopo del Messia la morte, alla Sua risurrezione. In ambedue i racconti si evidenzia una grande fede. Ha fede il padre della ragazza e l’Emorroissa, che implorano Gesù per ottenere grazia. Non si scoraggiano dinanzi alle difficoltà, continuano a credere. Non ascoltano quanti impediscono loro d’incontrare l’Inviato. Non danno retta a quanti richiamano alla dura realtà! Non obbediscono a quanti invitano a lasciar perdere! Non s’arrendono dinanzi al richiamo di non disturbare più il Maestro. Non si lasciano andare alle lacrime ed allo strepitio. Si tratta di una fede che matura man mano si cammina per incontrare il Signore. E che necessita essere perseverante, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra ormai essere inutile. Proprio così, lungo il cammino cresce il suo vigore fino al riconoscimento di Gesù, il Signore della vita che vince la morte. Il Redentore! Che offre vita e salvezza sia a chi è onorato e sia alla donna che vive nell’anonimato. Mi ascolto. Lungo il cammino cresce il suo vigore. Quanto è vera questa parola per me! Ho proprio bisogno d’essere evangelizzato alla vita, io che credo che Dio è causa di morte! "Arrendermi, lasciar perdere che non è il caso, che non c’è più nulla da fare?!". Questi i miei pensieri, che mi fanno festa nel sonno e quando son desto. Entra Gesù nella camera del mio cuore, che sanguina sfinito e risanando risveglia! Anche quando per essere guarito ma non salvato ti faccio richiesta! Caccia fuori i teatranti della morte, gli assoldati per fare piagnucolio. Vieni ragazzina che "ritorni" ed aiutami a disfare gli addobbi funebri! Vieni anche tu compagna emorroissa che guarisci mentre cammini, che strappi il miracolo senza farGli perdere tempo, mentre il Maestro si ferma apposta per incontrarti! PREGHIERA È vero Signore, a te sta a cuore che noi viviamo! Eppure, di quanta morte è pieno il mondo ed impotenti, a volte, ci lasciamo andare, morendo poco alla volta sino alla fine! Signore, dammi sempre forza, fede e coraggio, d’implorarti aiuto nel bisogno ed esser salvo, partecipando fin d’ora alla tua risurrezione. |