Omelia (28-06-2009)
don Roberto Seregni
Dalla schiena al Volto

Forse i discepoli non l’avevano ancora mandata giù quella domanda così forte e bruciante del loro Rabbì: "Non avete ancora fede?" (Mc 4,40). E il mare, addomesticato dalla Sua Parola, lascia attraccare la barca all’altra sponda. Nelle orecchie non rimbombano più i tuoni, ma quella domanda.
Appena sceso a riva la folla Lo circonda e l’abile penna di Marco intreccia per noi due incontri: la donna con le perdite di sangue e il capo della sinagoga.
Il tema attorno al quale ruota questo duplice incontro è la fede.
Fede della donna, che sfidando le proibizioni al contatto dovute alla sua impurità rituale e sociale (Lv 15,25), non solo si scopre guarita, ma pure salvata: "Va’ la tua fede ti ha salvata" (Mc 5,34).
Fede di Giairo, capo della sinagoga, che si getta ai piedi di Gesù e chiede che sua figlia venga salvata (cfr Mc 5,23) e che sulla Parola del Maestro continua ad avere fede (cfr. Mc 5,36) nonostante gli venga comunicato che la ragazza è morta.
A entrambi Gesù fa percorrere il viaggio più lungo e faticoso che un uomo possa compiere. Entrambi sono messi davanti alla propria impotenza e debolezza, entrambi sono invitati a fare il passo decisivo dell’abbandono, dell’espropriazione, della consegna.
La donna che ha toccato il mantello, deve anche incrociare lo sguardo di Gesù. Ecco il cammino: dalla schiena al Volto. Dalla potenza della guarigione alla gioia della salvezza. Lei che voleva nascondersi, ora deve uscire allo scoperto. Nel Suo sguardo non troverà giudizio o condanna, ma solo benedizione: "Va’ in pace" (Mc 5,34).
Giairo deve invece fare i conti con l’evidenza di un annuncio terribile: "Tua figlia è morta" e con la Parola straripante di speranza del Maestro: "Non temere". Abbandonarsi all’evidenza o affidarsi alla Parola? Calpestare in lutto solitario la strada del ritorno o ritmare di speranza il passo al fianco del Maestro?
Questa pagina del Vangelo – se letta con occhi nuovi - ci deve scavare dentro, ci deve mettere a stretto contatto con le nostre paure e i nostri desideri. La Parola del Rabbì Gesù – se la accogliamo per davvero - smaschera le rigidità della nostra fede, schioda i nostri piedi dal letargo dell’immobilità, sveste le nostre tiepidezze travestite da buon senso e da prudenza.
Coraggio, cari amici! Non accontentiamoci più del mimino, sbarazziamoci delle mediocrità che ingrigiscono la lucentezza del Vangelo. Anche a noi il Signore Gesù dirà: la tua fede ti ha salvato!

don Roberto
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