Omelia (24-06-2009) |
don Daniele Muraro |
L'apostolo Paolo e San Giovanni Battista Nella solennità del nostro santo Patrono e in conclusione dell’Anno Paolino consideriamo somiglianze e differenze tra la figura di san Giovanni Battista e quella di san Paolo Apostolo. Non ci nascondiamo che Giovanni e Saulo furono molto diversi fra loro: Giovanni cugino del Signore ottenne la remissione del peccato originale fin dal seno di sua madre, Paolo persecutore della Chiesa di Dio fu fatto oggetto di misericordia da parte dal Signore ormai da adulto come esempio per quelli che in seguito avrebbero creduto. Noi li onoriamo insieme nelle nostre chiesa, anche se molto difficilmente essi hanno potuto incontrarsi di persona nel corso delle loro vite. Giovanni muore decapitato al principio della missione di Gesù. La vocazione di san Paolo risale a qualche mese dopo la Pentecoste. Se mai si fossero visti ciò sarebbe dovuto avvenire quando Giovanni non era ancora prigioniero di Erode e predicava liberamente sulle sponde del fiume Giordano. Ma allora Saulo di Tarso era uno studente rabbinico di belle speranze e sicuramente in cuor suo disprezzava quel profeta vestito di peli di cammello famoso, ma ignorante. Non sapeva ancora Saulo che anch’egli affrontato la stessa morte del Battista, decapitato di spada e addirittura per gli stessi motivi, ossia la testimonianza resa a Gesù Cristo. Un giorno Gesù se ne usci con questa esclamazione: "In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.". Il rapporto tra il Battista e san Paolo si gioca all’interno di queste considerazioni. Giovanni è grande perché egli porta a compimento l’Antico Testamento: "Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni." Egli è "quell’Elia che deve venire." Giovanni aveva una missione ed essa consisteva nel preparare la strada al Messia Salvatore. Anche per san Paolo le strade sono importanti, ma non si tratta più delle vie interne alla coscienza, bensì delle concrete strade di comunicazione dell’Impero Romano. Egli le percorre instancabilmente per diffondere l’annuncio del Vangelo tra i pagani. In questo senso egli è davvero un minimo nel Regno dei cieli che diventa grande. Minimo perché inizia la sua missione senza credenziali precedenti, anzi con dei trascorsi pesanti. Minimo si considerava lui stesso Paolo in quanto aggregato al collegio degli Apostoli in un secondo tempo e quasi a viva forza. A riguardo delle apparizioni del Signore Paolo dichiara che prima "apparve a Cefa e quindi ai Dodici... Ultimo fra tutti apparve anche a me..." Le differenze non finiscono qui. Fino alla discesa in campo di Gesù Giovanni Battista era da solo: predicava e battezzava. San Paolo invece non fu mai da solo: una Chiesa già strutturata fatta di persone molto diverse tra di loro lo sostenne fin dal principio. Barnaba lo introduce nella comunità di Gerusalemme e ancora prima i fratelli di notte lo calano giù dalle mura di Damasco per sottrarlo alla vendetta dei Giudei. In una chiesa già ricca di ministeri e carismi Paolo riserva a sé il compito della predicazione e lascia ad altri l’amministrazione dei sacramenti. "Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo" scrive infatti ai Corinti. Se un tratto in comune possiamo ravvisare tra le personalità di Paolo e Giovanni Battista, questo è senz’altro il piglio deciso e la mancanza di esitazioni. Ad entrambi il coraggio non fa difetto anche quando devono dire cose spiacevoli, Giovanni Battista nel caso di Erodiade e san Paolo correggendo vari episodi di immoralità all’interno delle comunità da lui fondate, soprattutto quella di Corinto. A questo proposito torna utile citare lo scambio epistolare fra Seneca, il famoso scrittore romano e precettore di Nerone, e san Paolo. Ritenute per lungo tempo leggendarie ultimamente queste lettere sono state rivalutate come verosimili. Pur non contenendo insegnamenti dottrinali, esse gettano una luce nuova sugli ultimi mesi di vita di san Paolo, quelli trascorsi a Roma. Seneca si interessa della nuova dottrina e scrive all’Apostolo: "Desidero farti sapere che abbiamo letto e ci siamo nutriti del tuo scritto, una delle tante lettere da te indirizzate ad una città o capitale di provincia, che con dolcezza esorta a disprezzare la vita mortale. Non credo che quelle espressioni siano state dette da te, ma per mezzo di te..." Paolo risponde: "Con piacere, ho ricevuto ieri le tue lettere. Avrei risposto subito, se avessi avuto a disposizione il giovane da mandarti. Tu sai, infatti, quando, da chi, in che tempo ed a chi si debba dare e affidare..." (Era il tempo delle persecuzioni.) "Sono felice che le mie lettere, scritte a diversi, vi siano state gradite e che sia favorevole il giudizio di un uomo così grande. Né tu infatti, critico, filosofo e maestro di un principe così grande, ed anche di tutti, diresti questo se proprio non lo credessi. Ti auguro di vivere a lungo e bene." A questo punto Seneca legge qualche passaggio delle lettere di Paolo a Nerone e poi glielo riferisce: "E per non celarti nulla, o fratello, e non volendo essere in debito verso la mia coscienza, ti confesso che Augusto si è commosso alle tue espressioni..." . C’erano già dei cristiani alla corte dell’Imperatore, ma la madre di Nerone Poppea aveva simpatie per la parte giudaica, avversa ai cristiani. San Paolo lo sapeva, tanto più che la donna non era un modello di virtù e infatti risponde: "So che il nostro Cesare ama le cose degne di ammirazione, e quando manca permette che lo si avverta, ma non permette che lo si offenda... Siccome egli venera gli dèi dei pagani, non comprendo come mai ti sia passato per la mente di volergli far conoscere questo: penso che tu l'abbia fatto per troppo amore verso di me. In futuro, te ne prego, non farlo più. Volendomi bene, ti devi guardare dal compiere qualcosa di offensivo verso la signora (la madre di Nerone)... In quanto regina non si indignerà, ma in quanto donna ne sarà offesa. Sta proprio bene!" Anche il Battista ebbe a che fare con una regina (la moglie di Erode) e ne conosciamo le conseguenze. In ogni modo qualsiasi sia stato il motivo contingente della esecuzione capitale di Paolo, entrambi sia il Battista che l’Apostolo Paolo sono morti per Gesù, per dare testimonianza a Lui e da Lui aspettandosi il premio per il loro sacrificio. Ed è per questo motivo che stasera noi li abbiamo ricordati insieme, uniti anche noi nella stessa fede e nel medesimo amore per il Signore. |