Omelia (05-07-2009)
don Roberto Seregni
Eppure...

Dopo le parole dure rivolte ai discepoli increduli e il duplice elogio alla donna e al capo della sinagoga, ritorniamo a meditare sulla fede. La nostra, prima di tutto.
Gli abitanti di Nazareth sono tutti d’accordo: questo Gesù fa delle cose fuori dal comune, le sue parole lasciano a bocca aperta, i suoi prodigi sono portentosi, nessuno mai aveva operato cose del genere, eppure...

Eppure no. Non può essere Lui l’Atteso delle genti. Ma stiamo scherzando? Il figlio di Giuseppe il falegname? Certo: una bravissima persona, un uomo giusto e competente nel suo lavoro. Anche Maria, nulla da dire! Anzi, una bravissima ragazza, gentile, sorridente e premurosa. Ma il Messia – mai e poi mai! – avrebbe scelto una famiglia così...
Così normale. Così come noi. Così umana.
No, non se ne parla nemmeno. Il Messia deve essere diverso, più grandioso, più misterioso, più imponente.
Diverso da quel Gesù, insomma.
Per fortuna che ci siamo noi a difendere la verità e l’onore di Dio.
Per fortuna che ci siamo noi che sappiamo come l’Altissimo ha deciso di rivelarsi.
Per fortuna che siamo noi a mettere tutti in guardia contro i bugiardi.


Sono passati duemila anni e le cose non sembrano essere cambiate. Quanta fatica a passare dallo stupore alla fede. La via allo scandalo (cfr. Mc 6,3) è più comoda, più breve, più disimpegnante. Le nostre certezze rimangono lì, granitiche, precise, nel loro ordine irremovibile.
Siamo esperti a tentare di azzerare la fantasia di Dio, a percorrere autostrade ingolfate pur di non imboccare i nuovi sentieri dello Spirito.
Siamo esperti a lamentarci che siamo sempre in pochi, che son sempre quelle facce e poi se arriva qualcuno di nuovo lo curiamo a vista, parliamo in codice per non svelare subito tutti i segreti, lo pediniamo meglio del KGB per vedere se fa come abbiamo sempre fatto noi. Perché questo è quello che conta.
Siamo esperti a infervorarci per le celebrazioni oceaniche della fede, per i pellegrinaggi ai santuari più di moda e poi... Come si chiama il tuo nuovo vicino di casa? Lo sai che la signora che incontri tutte le mattine dal fornaio è appena rimasta vedova? Ti sei fermato a chiedergli come sta e se magari ha bisogno qualcosa? Hai mai pensato che al posto di spettegolare regolarmente alle spalle di questo o quello, potresti provare a guardare i tuoi fratelli e le tue sorelle come le guarda Dio?
Che il Signore non si meravigli più della nostra incredulità, ma del nostro desiderio – almeno questo! – di essere uomini e donne nuove, trasparenti, coraggiosi e soprattutto innamorati di Lui.

Buona settimana

don Roberto
robertoseregni@libero.it