Omelia (07-07-2009) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La lotta e la luce Una pagina nota ed enigmatica quella di Genesi che la liturgia ci propone oggi e, dicono i commentatori, antichissima, addirittura di origine preisraelitica. Ma lasciamo da parte le disquisizioni degli esperti e prendiamo in considerazione la lotta di Giacobbe con l’uomo misterioso: che cosa avrà significato per il popolo di Israele questa narrazione? Forse la risposta potrebbe essere, anche se dovete prenderla con beneficio di inventario, nel fatto che Israele vi ha ravvisato la continua lotta con Dio. La storia delle ripetute infedeltà e dei tormentati ritorni del popolo della prima alleanza sembra che si trovi tutta riassunta in questo stupendo quadro dalle tinte così fosche e sublimi (anche se al tempo stesso attrae e incute terrore). E per noi, poi, costituisce un paradigma di vita: laddove il nostro non "procedere" ha valore di un lottare contro il Bene. Nel salmo chiediamo a Dio che faccia risplendere la luce del suo volto e, ambedue le letture proposte si inseriscono nella dinamica della luce. Sì, perché se nella prima lettura il giorno costituisce, anche in maniera metaforica, la fine della lotta, nel Vangelo si trova la fonte stessa della luce, Cristo Signore, che illumina conforta ed è compartecipe del dolore dell’uomo. Ogni cristiano, rischiarato dalla grazia, deve sentirsi impegnato in prima persona a lavorare perché il Regno di Dio sia luce per tutti gli uomini. |