Omelia (12-07-2009) |
don Roberto Seregni |
Mandati Dopo il grande rifiuto e lo scandalo dei suoi compaesani, ci saremmo aspettati di tutto dal nostro Rabbì, ma questo brano - che Marco aggancia a quello di domenica scorsa - ci deve fare davvero riflettere. La strategia missionaria di Gesù può apparire come una vera follia, destinata a un grande fiasco: snobbato dalla sua gente, opera pochissime guarigioni, si meraviglia della loro incredulità e che decide di fare? Invia i suoi discepoli in missione. Grande Gesù! Noi avremmo aspettato tempi migliori o riproposto una campagna pubblicitaria per far salire il consenso popolare. Gesù no. La partenza in missione non si fonda sull’ampiezza del consenso o sui pronostici dell’accoglienza, ma sull’urgenza del Vangelo. Mi piace moltissimo questa partenza segnata subito dalla possibilità del rifiuto. E Gesù è chiarissimo su questa eventualità, tanto da dare indicazioni ben precise: "se non vi ascoltassero... se non vi accogliessero..." (v.11). In questo invio in missione è chiarissima una cosa: Gesù affida un compito, ma non garantisce il risultato. Il Suo rifiuto a Nazareth e il martirio del cugino Giovanni narrato da Marco immediatamente dopo l’invio in missione, chiariscono benissimo questa prospettiva. Non esiste il soddisfatti o rimborsati. Il discepolo non deve misurarsi sulla quantità del risultato, cioè sul successo in termini numerici o di visibilità; ma sulla qualità e lo stile dell’annuncio. A questo punto vorrei chiarire che l’annuncio del Regno non è affare di preti, frati e suore. L’annuncio missionario è vocazione essenziale della comunità cristiana, di tutta la comunità cristiana. Nessuno si può sentire escluso o esonerato. Obiezioni possibili. Ma io lavoro tutto il giorno, sono sempre in quell’ufficio dalla mattina alla sera! Benissimo! In quell’ufficio puoi portare la parola di Gesù e lo stile rivoluzionario del Vangelo. Ma io sono anziano e non esco mai di casa! Benissimo! Hai un sacco di tempo per pregare e sostenere chi lavora ogni giorno sul campo. Ma io sono impegnato con l’università, non ho tempo per la parrocchia o il volontariato! Benissimo! L’università sarà la tua missione, il luogo dove ricercare la coerenza con il Vangelo e l’annuncio vitale dello stile di Gesù. Ma io faccio già del bene perché lavoro nel sociale, cosa posso fare di più? Benissimo, continua a fare quello che fai, ma fallo con lo stile del Vangelo e cerca Gesù in ogni fratello e sorella che incontri. Coraggio, cari amici! Lo Spirito ci chiama ad una nuova primavera del Vangelo. Non perdiamoci a misurare o contare, cerchiamo invece la fedeltà radicale al Vangelo e la gioia dell’annuncio. Appassioniamoci a Cristo e alla Sua Parola. Interroghiamo le nostre comunità e chiediamo che lo Spirito ci svegli dalle nostre statiche sonnolenze, ci liberi dall’immobilità dell’autoreferenzialismo e ci faccia sperimentare la brezza della libertà e della leggerezza indispensabili nell’annuncio del Regno. Buona settimana don Roberto robertoseregni@libero.it |