Omelia (15-08-2009)
Suor Giuseppina Pisano o.p.


"Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle."; l'immagine dell'Apocalisse, sintetizza in poche parole, la grandezza della Vergine Maria, che oggi celebriamo nella sua assunzione al cielo in anima e corpo; un evento, veramente straordinario, che consacra la fanciulla di Nazareth, divenuta madre di Dio, a icona di speranza per tutti gli uomini, credenti e no; perché a tutti la sua piena glorificazione, offre la visione del destino ultimo: la resurrezione finale, quando anche il nostro corpo, dopo la corruzione del sepolcro, risorgerà per una felicità che non avrà mai fine.
E' una verità di fede, questa dell'assunzione della Vergine, una verità consacrata col dogma solo nel secolo scorso, nel 1950, ma, da sempre, viva nel cuore del popolo cristiano: la Vergine Madre, la donna della fede silenziosa e dell'amore umile e totale, attenta a Dio e ad ogni bisogno umano, la donna che ha vissuto all'ombra del Figlio di Dio, non poteva che condividere pienamente con Lui, la gloria del Padre.
La donna vestita di sole, è la creatura nuova, è la piena di grazia, che, avvolta dalla potenza dello Spirito, diverrà la madre del Figlio di Dio, il nuovo Adamo, che rinnoverà l'umanità intera, con la forza del suo amore salvifico, quell'amore infinito che lo porterà a dare la vita in riscatto per tutti.
Un ruolo unico ed esaltante, questo della Vergine di Nazareth, che tuttavia, visse una vita in tutto simile a quella di tutte le donne del popolo, una vita semplice, povera, nascosta; una vita che conobbe fatiche, ansie e dolore; un'esistenza senza sconti, e che non conobbe privilegi; nota, a questo proposito, Sant'Alberto Magno, in un breve commento all'Ave Maria, che, dopo l'annuncio dell'Angelo, l'unico segno di grandezza che Gesù concesse a sua madre, venne dopo la sua morte, quando la prese con sè glorificando, innanzi tempo, il suo corpo, che giustamente la Chiesa definisce: la vera arca della nuova, e definitiva alleanza.
Dunque, dopo lo sconvolgenete, luminoso annuncio dell'Angelo che le rivelava quanto grande lei fosse agli occhi di Dio: perché " piena di grazia", e le rivelava, allo stesso tempo, il progetto dell'Altissimo, con quelle parole che risuoneranno una sola volta nella Storia:" Tu concepirai nel grembo, e darai alla luce un figlio....egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; il il Signore Iddio gli darà il trono di Davide...e regnerà in eterno, e il suo regno non avrà mai fine....lo Spirito santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra, perciò, quello che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio..."(Lc.1,30-35); ecco, dopo queste parole, per Maria, ci fu solo, la vita oscura di qualunque umile ragazza del popolo, anche se lei cresceva interiormente, e diventava grande nella fede e nell'amore.
E fu per fede e per amore, che, dopo l'annuncio dell'Angelo, la giovane madre si recò ad Ain-Karim, per servire l'anziana cugina Elisabetta, che attendeva, anche lei, la nascita di un figlio: Giovanni, dono insperato di Dio.
Così, Maria, senza altro calcolo se non quello dettato dal suo cuore, si mise in viaggio, e si fermò a lungo presso la sua parente, bisognosa di aiuto, sfidando, in tal modo il rischio della condanna, quando, al suo ritorno, ci si sarebbe accorti di quella gravidanza fuori dai canoni legali; ma lei va, spinta dall'amore, e porta, con sè il segno della salvezza, in quel Figlio che le cresceva dentro:" Ed ecco, nota il racconto di Luca, che appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, le balzò in seno il bambino, ed essa fu piena di Spirito Santo..."(Lc.1,41), e, illuminata dall Spirito, Elisabetta proclama la vera grandezza di Maria: la beatitudine per aver creduto.
La vera grandezza di Maria di Nazareth, infatti, non è, come si può facilmente pensare, la sua maternità unica nella Storia, ma è la sua fede incrollabile nell'adempimento della parola di Dio, Parola che, per il suo consenso, si fa carne in Cristo Gesù, il Figlio di Dio, che salva e rinnova definitivamente la vita.
E sarà Gesù stesso a consacrare la grandezza della madre, riconoscendo pubblicamente la sua fede, quando, mentre predicava per le strade della Galilea, e una voce di donna si levò dalla folla esclamando:"...beato il grembo che ti ha portato, e il seno che ti ha nutrito!", pur senza smentire questa acclamazione, il Cristo la correggerà dicendo:" Beati piuttosto coloro che ascolta la Parola di Dio e la mettono in pratica!" (Lc.8,21).
E' questo l'elogio più bello, il ritratto più vero che il Figlio fa di sua Madre, la fanciulla che si fidò di Dio e del suo progetto, anche quando questo si fece difficile ed oscuro, quando divenne angoscia e strazio del cuore sul Golgota; anche allora, nel momento più buio della Storia, la fede della Vergine rimase intatta, ferma, in quel "Si!" pronunciato per sempre.
Può sembrar cosa facile la fede di Maria, ma sappiamo dallo stesso racconto dei Vangeli, che anche lei conobbe la fatica del credere,( Lc.2,50), la fatica a comprendere parole ed eventi che riguardavano quel Figlio: suo figlio che era il Figlio di Dio.
Ed ecco cosa scrive, della singolare fede di Maria di Nazareth un autore ateo, il filosofo e drammaturgo francese J.P.Sartre:" Maria avverte nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio: il suo bambino è Dio. Lo guarda e pensa:Questo Dio è mio figlio.Questa carne divina è la mia carne. E' fatto di me, ha i miei occhi; la forma della sua bocca, è la forma della mia, mi assomiglia. E' Dio, e mi assomiglia.Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio, per sè sola; un Dio bambino, che si può prendere tra le braccia e coprire di baci; un Dio caldo che sorride e respira; un Dio che si può toccare e che ride." (da Ogni giorno con Maria-Ed. Paoline); si, la fede di Maria, in tutta la sua semplicità, è un'autentica sfida, quella che la rese beata, quella che aprì la sua bocca in quell'insuperabile cantico che è il "Magnificat" là dove lei stessa dice di sé:"d'ora in poi, tutte le generazioni mi diranno beata....".(Lc.1,48)
Beata, Maria, perché madre di Dio, ma beata ancor più per quella fede che la rese intrepida e forte nelle vicende non facili della sua vita, quando dovette affrontare l'esilio, per difendere quel figlio ancora bambino, che Erode voleva eliminare; quando, dopo il pellegrinaggio a Gerusalemme, non lo vide nella carovana, in marcia per il ritorno, e tornò indietro a cercarlo, e, trovatolo, alla sua domanda di madre, giustamente in ansia, sentì il fanciullo dire:"Perché mi carcavate, non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc.2,49-50); e lei non capì; ma accolse con fede quelle parole e le tenne ben vive nel cuore.
Non fu facile la vita della Madre di Dio, che un giorno vide suo figlio lasciare la casa per andare a predicare: talvolta acclamato, altre volte contestato o minacciato; finché non giunse quell' Ora, terribile, sconvolgente, ma necessaria, del processo, della condanna e della morte: una morte che sembrava, di fatto, smentire le antiche parole dell'Angelo, che parlavano di figliolanza divina e di un regno eterno; sul Golgota, sotto gli occhi di tutti, c'era un uomo sfigurato dalla violenza e dal dolore, che moriva, come un qualunque delinquente, mentre la folla lo sfidava con grida di scherno; e Maria stava lì, in silenzio, forte della sua fede e del suo amore, sicura dell'adempimento della parola di Dio, certa che il suo figlio morente era veramente il Foglio di Dio, nato nella carne per la redenzione di ogni uomo.
E' difficile, parlar di beatitudine di fronte allo sconvolgimento del Calvario, eppure, Maria, la Madre del Redentore è la prima " beata" in assoluto; qualche commentatore dei Vangeli, nota che, quando Gesù, davanti ai discepoli e ad una folla immensa proclamò le beatitudini, aveva dvanti agli occhi sua madre: povera, afflitta, perseguitata, unica per purezza di intenzioni, affamata, e assetata di una giustizia più alta di quella che gli uomini tentano di stabilire; donna di pace, di misericordia e di comunione, sempre. Ma fu sopratutto, nell'ultimo momento della vita del Figlio, che la fede di Maria si rivelò incredibilmente grande, e fu quando questi le affidò, nella persona di Giovanni, qualunque uomo, come figlio: al posto del suo che moriva, le veniva affidato ogni uomo, credente o no, buono o malvagio, perché lo amasse e lo accogliesse, come un giorno accolse il Figlio di Dio, e lei accettò.
Il silenzio di Maria, fu, in quel momento, l'assenso più eloquente alla volontà del Padre, che parlava nel Figlio Gesù.
La Storia non ci dice quanto la Vergine sopravisse al Figlio, sappiamo che Giovanni l'accolse a casa sua, e che comunità dei credenti si radunava attorno a Lei, in preghiera; così la trovò l'effusione solenne dello Spirito, cinquanta giorni dopo la resurrezione di Cristo.
Il Silenzio dei Testi Sacri, sembra sottolineare il tratto caratteristico di Maria: " umile ed alta più che creatura"; donna che ha vissuto come ogni altra donna e che, solo dopo la morte, o, come taluni dicono, la " dormitio", ha conosciuto la piena glorificazione della sua persona, la glorificazione del suo corpo pienamente offerto a Dio, perché la Redenzione entrasse nella Storia, e gli uomini conoscessero una vita nuova, ricca della presenza del Cristo, riconciliata con Dio e illuminata dalla speranza che non tramonta, e che ci mostra una meta di felicità indicibile, di cui Maria di Nazareth è icona splendida, che rafforza la fede e orienta l'amore.

sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
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