Omelia (12-07-2009)
Monastero Janua Coeli
Gesù andava

Un cammino di scoperta, di incontro... Quando hai il cuore pieno del Suo amore, non puoi fare a meno di narrarlo... e lo fai in tutti i modi possibili. Quando sei in casa, quando vai per via, quando sei al lavoro, quando sei solo, quando sei in compagnia... Si sprigiona da te il fascino di un’appartenenza che inonda di luce ogni attimo di vita. I tuoi occhi parlano di Lui? Le tue parole sono bagnate della Sua parola? La nostalgia del tuo stare con Lui ti accompagna mentre vai e crea contagio. La buona notizia chiama a vita nuova... sempre di più! Il Suo nome inenarrabile, porta che si apre sul Mistero, sia il pane dei nostri giorni.

Gesù andava

MEDITAZIONE

Domande
Chiamò a sé quelli che egli volle perché stessero con Lui e per mandarli... Il potere straordinario di cui ogni apostolo è investito è questa immensa possibilità: stare con Lui... costruire giorni e giorni di vita in cui parole, pensieri, gesti, sguardi, desideri si intrecciano in un crescendo di vicinanza autentica. E io sto con Lui?

Chiave di lettura
Gesù andava. Dio va a cercare i suoi figli. Non sta lì ad aspettarli... sa che hanno bisogno di Lui per diventare davvero ciò che sono, per questo entra nella loro vita, li raggiunge lì dove sono. E la sua presenza parla di crescita nella sapienza della vita. Cosa insegna Gesù? La sua Parola è pane per vivere. Insegna ad essere uomini, insegna a uscire dalle ristrettezze di una valutazione astratta di sé e degli altri per entrare in una logica di gratuità di essere. E questo non vale solo per sé, lo desidera anche per i suoi. Li manda... è l’inizio di una creazione nuova. A due a due... anche all’inizio erano due, maschio e femmina. Il progetto di vita di Dio riprende quota di libertà, questa volta per una generazione nello spirito. Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono... è Lui il segno, il frutto di ogni relazione umana. La sua Parola genera uomini capaci di complementarietà, uomini capaci di donare interamente i loro giorni alla Parola che salva, uomini che non restano chiusi in se stessi, ma vanno verso gli altri. Non più uno di fronte all’altro, in una unità pur feconda ma chiusa, ma uno accanto all’altro in una unità aperta, perché la Parola vissuta non può restare inerte, genera, si espande, dilaga. Con che cosa andare? Spogli di sé. Quando vai ad annunciare il vangelo, a portare la buona notizia che Gesù è vicino, non portare nulla di tuo, porti te stesso, come terra benedetta dall’incontro con il Risorto. Bastone e sandali ti sono sufficienti per andare. Il bastone per appoggiarti, per difenderti dai rischi del cammino e aprire i sentieri lì dove le sterpaglie hanno chiuso il passaggio, i sandali per non ferirti i piedi. A Mosè fu chiesto di togliersi i calzari davanti al roveto che ardeva, e anche a te sarà chiesto di toglierli quando ti troverai davanti alla presenza ardente del tuo Signore nella vita spinosa dei fratelli che incontrerai strada facendo, ma per andare a raggiungerli ti sono utili. Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Non puoi parlare di Gesù se resti fuori dell’altro. Prima entri nella sua vita, poi gli puoi parlare di Gesù. Se l’altro non ti apre la porta di casa sua, non potrai far nulla. Tu gli porti il tuo pane, la tua ricchezza: Gesù. Per questo nella borsa non porterete né pane né denaro... A ciò di cui hai bisogno tu provvederanno gli altri. Ma sia chiaro ciò di cui vivi: Cristo. La bisaccia non ti serve perché vai per dare non per ricevere. Non hai bisogno di avere tuniche di ricambio, vesti adatte per la circostanza. Basta quello che porti, basta quello che sei. C’è la possibilità del rifiuto, della non accoglienza. E in questo caso non ve ne andrete come cani bastonati, ma a testa alta. Non porterete via neanche la polvere di quel luogo che vi è rimasta attaccata ai piedi perché siano consapevoli della vostra libertà. Non state vendendo illusioni, è ben grande il tesoro che portate. Chi non lo accoglie, non si rende conto! Per questo sia ben chiaro che chi resta privato di bene sono loro, non voi. L’itinerario per andare a Lui è tracciato in quanto gli apostoli compiono: la conversione è il primo passo, il volgersi completamente verso Dio, allora il maligno viene scacciato, e le ferite che rendo infermi si risanano nell’unzione dello Spirito.

PREGHIERA
Ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato. I miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Quanti prodigi hai fatto, Signore, Dio mio, quali disegni in nostro favore: nessuno a te si può paragonare. Se li voglio annunziare e proclamare sono troppi per essere contati (salmo 39).

CONTEMPLAZIONE

Gesù, cambia la mia vita ogni volta che la tua Parola mi raggiunge. È come si aprisse una voragine su un mondo infinito che non è distante dalla mia esperienza, ma in cui sono profondamente immerso benché il più delle volte ignaro. Quando mi sento toccare dentro, mi hai raggiunto! Peccato che io stia lì a ubriacarmi di certezze, a rassicurarmi di essere nel giusto, a cercare risposte dai ciarlatani che passano sotto le mie finestre e lanciano parole amare agli inquietanti desideri che mi spingono a cercarti. Allarga gli spazi del mio cuore, Gesù, perché non resti confuso da prospettive di pregiudizio e di compromesso. Tu sei chiaro in tutto ciò che proponi alla nostra vita: Convertitevi e credete a me... Se la mia preghiera abita nel pensiero, non ti incontro davvero... Se la mia parola nasce lì dove si confrontano valutazioni di superficie, mi nutro di imbarazzo e vado nell’asfissia... Se ciò che vivo ruota attorno a ciò che è buono e santo in senso astratto e non calato nella mia e altrui vita, troppa strada sono chiamato a fare per incontrare te che mi ami di amore unico e irrepetibile e mi chiami ad essere unico e irrepetibile... Gesù, che io possa gustare il profumo della tua persona quando aprirò la porta del mio cuore ai tuoi amici. La tunica che portano ha addosso il tuo odore perché non se la sono cambiata per venire da me e fino a poco fa stavano in tua compagnia. Su quella stoffa c’è ancora l’abbraccio del tuo saluto quando sono partiti per venire fino a me! Loro vivono con te e di te, per questo posso accoglierli, perché sono credibili, hanno sapore di te.

Il Vangelo dei piccoli
Gesù non sta mai fermo. Cammina per le strade, va da un punto all’altro, cerca le persone. Noi abbiamo invece l’idea che il vangelo appartenga alla Chiesa, si legge in Chiesa e poi finisce lì. Se uno vuole, ci va. Se non si ha voglia, si va altrove. E invece il vangelo ti viene dietro... Anche quando tu non lo pensi, se solo ci stai attento un momento ti accorgi che è lì, tra le cose più importanti della tua memoria e Gesù non è uno qualsiasi, ma talmente importante che lo riservi per le grandi occasioni. Oggi invece Gesù ti dice:
Io sono con te tutti i giorni, non solo nelle circostanze importanti, nei giorni di festa, o quando hai bisogno. Io sono sempre con te. Ti sembra di stare solo, ma in realtà quando parli tra te e te io sto lì ad ascoltarti. Mi piace stare accoccolato in un angolo del tuo cuore e sentire tutti i tuoi ragionamenti, sognare con te o farti compagnia mentre progetti qualcosa che ti interessa. Non ti lascio mai solo. Se tu non ti rendi conto della mia presenza, poco importa. Se pensi che tutto ciò che ti riesce è opera tua, di chi ti sostiene o della fortuna, pazienza! Mi piace vedere la tua gioia quando conquisti qualcosa per cui hai faticato. Le parole che pensi siano frutto di idee brillanti spesso sono nutrite dalle mie parole, ti sembra di averle sepolte, dimenticate, ignorate. E invece hanno germogliato perché quando le hai accolte erano semi e possedevano in sé la potenza straordinaria della crescita. Se solo guardi nel tuo spirito, ti accorgi che sei felice perché ti senti guardato, amato, seguito, conosciuto... Sono io che ti chiamo per nome e ti racconto silenziosamente i segreti della vita!