Omelia (19-07-2009) |
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Siamo a luglio inoltrato, la scuola è ormai finita, anche chi aveva esami da affrontare, ormai sta mettendo i libri da parte; gli adulti vanno in ferie, c’è aria di vacanze... e anche Gesù decide di mandare in vacanza gli Apostoli. Non ci credete? Ma è proprio quello che dice il Vangelo di oggi! "In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare." Il Maestro, qualche tempo prima, aveva inviato i Dodici ad annunciare il Vangelo nelle città e nei villaggi, li aveva mandati a percorrere un lungo cammino, ma ancora più grande era stato l’impegno di annunciare la Bella Notizia. Gli apostoli, semplici pescatori cresciuti in un piccolo villaggio, ora dovevano vincere la paura di parlare in pubblico. Mica facile per loro, che non erano istruiti, che non erano abituati a comportarsi come un Rabbi. Dovevano avvicinare persone sconosciute per presentare loro il Vangelo, per invitare tutti a convertirsi, per rendere attenti i cuori al Regno di Dio ormai vicino. Fidandosi di Gesù erano partiti ed erano state giornate molto intense per gli Apostoli: ci avevano messo il cuore e le energie e ora ritornano stanchi e affaticati dal loro Maestro e Signore. Gesù si mostra veramente comprensivo e pieno di premura verso di loro e suggerisce che ci vuole un po’ di vacanza: "Venite, dice, andiamo in un luogo dove ci sia meno folla, dove potrete riposare". Li invita a prendere insieme a lui qualche giorno di silenzio, di riposo, lontano dalla folla, che ormai li segue ovunque ed è veramente tanta! Come ci dice l’evangelista Marco, non avevano neppure il tempo di fermarsi a mangiare per il continuo andirivieni di persone. C’è bisogno di rinnovare le energie del corpo e dell’anima e Gesù, da vero Maestro, decide di partire subito insieme agli apostoli. Lo dice chiaro: saranno loro, da soli, per un po’ di pace e tranquillità. Se lo meritano, i Dodici. "Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. " Ahi, ahi, però! Le cose non vanno esattamente come previsto! La gente capisce le loro intenzioni, quando li vede salire sulla barca, e alcuni intuiscono anche quale può essere il luogo dove sono diretti. Così si muovono a piedi, lungo la costa, e fanno talmente in fretta da arrivare prima che la barca possa attraccare. Perciò, appena si avvicinano alla riva, Gesù e gli Apostoli vedono che c’è già una folla numerosa che li aspetta: altro che luogo solitario! Altro che riposo e relax! "Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose." Immaginiamo la delusione degli apostoli a questo punto! Sembra quasi di sentire i loro mugugni: "Ma non è possibile!... sono già qui! E guarda quanti!... va bene la missione, ma non si può avere mai un po’ di pace!... non è giusto, insomma! Siamo stanchi e non c’è mai un po’ di sollievo!..." Sono innervositi da quella gente che continua a cercare Gesù senza posa: è bello essere ricercati dalle persone, risultare simpatici, venire apprezzati, ma quando è troppo, basta! Gesù lascia sfogare gli Apostoli e poi concede loro il meritato riposo. Lui, invece, si prende l’incarico di accogliere tutta quella gente, di parlare, di ascoltare, di consolare, di insegnare... tanto lo sa che la folla sta cercando soprattutto lui, meglio lasciare tranquilli i Dodici. Nel descrivere questo episodio, l’evangelista Marco riferisce alcuni dettagli che sono importanti: prima di tutto, la reazione di Gesù davanti alla folla. Non si spazientisce, non si arrabbia, non borbotta, ma "ebbe compassione di loro", cioè si commuove, ha compassione, si dispiace per le persone che sono radunate. Perché? Perché sono come pecore senza pastore. È un’immagine che a noi, gente di città, non dice molto. Voi avete esperienza di greggi e di pecore? Io no davvero. Però Gesù sì! C’erano tanti pastori a Nazareth e chissà quante volte, da bambino, lui stesso ha accompagnato qualche pastore in giro con il gregge! Usa un’immagine che ha visto sotto i suoi occhi molte volte. Visto che non siamo esperti di pecore, sono andata a chiedere a Salvatore, un signore che ora è ormai anziano, non cammina più bene, perciò vive qui in città dalla figlia, ma fin da ragazzino ha fatto il pastore in Abruzzo, la sua terra. Gli ho chiesto, perciò: "Dimmi, Salvatore, ma com’è un gregge senza pastore?" E lui mi ha spiegato: "Le pecore, quando stanno al pascolo, stanno tutte abbastanza vicine... qualcuna si allontana un po’, brucando, ma restano quasi sempre insieme... Il problema è quando bisogna ritornare all’ovile: se non c’è il pastore a guidarle e il cane a indirizzarle, sono sbandate, confuse, incerte... Si muovono un po’ qua e un po’ là, senza sapere che direzione prendere. Per tornare a casa, all’ovile, al sicuro, hanno bisogno di una guida". Ora sì, che cominciamo a capire: la folla che cerca Gesù dappertutto, che quasi lo insegue da un posto all’altro, è formata da persone che si sentono smarrite, confuse, sbandate; persone che cercano una guida. Ecco perché il Maestro si rivolge a loro e comincia a insegnare: dà loro la guida che cercano, attraverso l’annuncio del Vangelo. È una premura, una tenerezza, che il Maestro offre a chi lo cerca. Noi siamo fortunati: non siamo un gregge senza pastore, perché Gesù è il nostro pastore, colui che ci guida, che ci ammaestra, che ci indica il cammino da seguire nella vita. Ogni domenica, ascoltando la sua Parola, veniamo rassicurati su qual è il progetto di Dio, ci vengono date tutte le indicazioni per vivere secondo il cuore di Dio. Questo brano del Vangelo, poi, ha un’altra idea preziosa da suggerirci: le vacanze sono importanti. Non sono solo piacevoli, ma sono in certa misura necessarie per riposarci, per rinnovare le energie, in vista degli impegni che ci aspettano da settembre. Proprio perché sono importanti, le vacanza vanno fatte bene: non troppe cose, non sovraccaricarci di mille impegni diversi! Così non ci riposiamo affatto! Guardate che non sto dicendo che per vivere bene le vacanze dobbiamo per forza partire, andare al mare o in montagna, visitare paesi esotici... Tutto questo è bello e piacevole, e se possiamo farlo, certo non ci dispiace. Ma le vacanze sono soprattutto un tempo di riposo e possiamo viverle bene anche rimanendo a casa: rallentando un po’ i ritmi di tutti i giorni, ritagliando un po’ di tempo a contatto con la natura, anche solo in un parco, all’ombra di un albero. E per delle vere vacanze, utili al corpo e allo spirito, non può mancare un pochino di silenzio. Al mattino o alla sera, di fronte a un’alba o contemplando un tramonto, fermiamoci un po’ in silenzio. Senza gameboy o playstation, senza mp3, senza sms... SILENZIO. In qualsiasi luogo ci rechiamo per le vacanze, poi, sappiamo che possiamo incontrare Gesù: ci sarà sempre una chiesa, l’eucaristia domenicale non mancherà, così non correremo mai il rischio di sentirci sbandati come pecore senza pastore. Commento a cura di Daniela De Simeis |