Omelia (12-07-2009)
don Daniele Muraro
Il progresso spirituale

Le raccomandazioni di Gesù nel Vangelo di oggi sono davvero strette. Andare in giro senza prendere con sé nulla, a parte il bastone, e privarsi di ogni mezzo di sostentamento e conforto è un sistema di vita impossibile da praticare oggi per chiunque compresi i missionari, ma difficile da rispettare anche duemila anni fa.
Prima di lasciarci prendere da sentimenti di ammirazione fino all'incredulità per la vita dei primi discepoli, oppure al contrario prima di lasciarci andare ad amare critiche sulla differenza fra la volontà di Gesù e la condotta attuale dobbiamo precisare i limiti del racconto.
Inseriti nel contesto immediato gli ordini di Gesù si comprendono meglio e la loro asprezza viene ridimensionata.
Gesù chiama a sé i suoi dodici discepoli e li manda a due a due a predicare, loro soli, senza il suo appoggio, ma dopo qualche ora (48/72, al massimo una settimana) essi sarebbero tornati indietro dal loro Maestro e avrebbero ripreso la vita in comune. Per la vera missione si sarebbe dovuto attendere la Pentecoste.
Dunque si tratta di una uscita di allenamento, da prendere seriamente per l'importanza dell'incarico, ma che si sarebbe svolta in ogni caso sotto la supervisione di Gesù ed entro un arco temporale limitato.
Di ritorno da quell'esperienza straordinaria i Discepoli diventati per una frazione di tempo Apostoli si scambiano le loro impressioni, come era stato accolto il messaggio, i miracoli avvenuti e le conversioni successive.
Era stata una avventura entusiasmante e anche defatigante. E infatti accogliendoli di ritorno Gesù consiglia loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'".
Come sentiremo domenica prossima: a motivo della curiosità suscitata quelli che andavano e venivano erano infatti così numerosi che tutto il gruppo non aveva neanche più il tempo di mangiare.
In realtà ogni grande impresa si comincia sempre così, con grande entusiasmo (guai se fosse altrimenti) e solo un po' alla volta si prendono le misure delle proprie forze e delle reazioni altrui fino ad arrivare ad un ritmo sostenibile e duraturo.
Non fu comunque senza motivo che Gesù fece fare ai suoi apostoli quel tirocinio. Esso servì di insegnamento per loro e anche per noi può diventare motivo di riflessione.
Per gli apostoli la breve esperienza fu una scuola di abbandono alla Provvidenza e di fiducia nell'efficacia di convincimento del puro Vangelo senza aggiunte di argomenti umani.
Per noi l'episodio vale anzitutto come modello primo per giudicare la bontà di un predicatore e di un ministro di Gesù Cristo. Più uno si fa forte di metodi di persuasione umani e di mezzi di potere terreni meno è degno di fede perché meno ricalca le orme dei primi Apostoli e meno si conforma allo stile di vita proposto da Gesù.
Sarebbe troppo comodo però giudicare secondo queste premesse i ministri del Vangelo e chiamarsi fuori dalla pratica che esse suggeriscono. Se Gesù avesse voluto limitare le sue raccomandazioni ai pochi che l'avrebbe seguito più da vicino l'avrebbe detto chiaramente; invece Gesù nel suo insegnamento Egli parla per tutti.
Quando Dio sceglie qualcuno da mettere davanti come esempio non lo fa per escludere gli altri, ma per coinvolgerne il maggior numero attraverso l'opera di pochi. Anche se non tutti possono mettere in pratica direttamente le raccomandazioni di Gesù, tutti ne devono vivere lo spirito.
Quello che materialmente rimane circoscritto ad ambienti e a contesti determinati, spiritualmente vale per ogni cristiano.
Anche ciascun credente se vuole progredire nella vita spirituale deve abbandonare i mezzi umani e affidarsi unicamente alla Provvidenza di Dio. Per un cristiano credente diventare migliore non significa fare affidamento su un maggior numero strumenti a sua disposizione; questo è il progresso secondo il mondo che tante volte si rivela un arretramento nella qualità umana.
Perfezionarsi invece per un fedele vuol dire mettere al primo posto l'amore di Dio e il bene del prossimo. Tutta la storia dei santi nella Chiesa ci insegna a giudicare la persona umana più per quello che è essa è che per quello che ha. Chi ha fatto questa scoperta non può non sentire la necessità di distaccarsi dalla mentalità nel mondo e cominciare a giudicare le situazioni secondo il pensiero di Dio.
Un credente libero dalla schiavitù dei vizi più volgari talvolta diventa superbo, disprezzando gli altri e giudicandoli negativamente. Questo è uno sbaglio, per evitare il quale però non bisogna cadere nell'errore opposto, ossia quello di scendere a compromessi con la mediocrità generale. Al discepolo rifiutato Gesù chiede di scuotere via la polvere raccolta dai sandali, ossia di non lasciarsi condizionare...
Chi si mostra indulgente verso le debolezze umane non si fa nemmeno l'altrui bene. Solo se uno avanza senza ripensamenti e senza incertezze diventa modello da imitare.
In un corteo quello che sta davanti, se all’improvviso si blocca ostacola di lo segue. Similmente a livello spirituale chi si è incamminato sulla via del Signore non può fermarsi dal progredire; scoraggerebbe i propositi chi è rimasto indietro e gli offrirebbe un pretesto per ricadere in quella vita scadente da cui tanti faticano a distaccarsi.
Per questo è importante che ciascuno cristiano si incammini decisamente nella via del bene e indichi con il suo esempio anche ad altri la necessità del progresso e della perfezione spirituale.