Omelia (01-06-2003) |
Totustuus |
Commento Marco 16,15-20 NESSO TRA LE LETTURE L'ascensione del Signore segna una tappa nuova e definitiva per gli apostoli. Il Signore resuscitato non apparirà più, ma sale al cielo per intercedere per gli uomini presso il Padre. Questo ci viene narrato dagli Atti degli apostoli, nella prima lettura, sottolineando lo stupore e lo sgomento di quegli uomini. Il vangelo insiste, particolarmente, sulla missione che Gesù affida ai suoi apostoli. Si tratta di un vero mandato apostolico: "Andate e predicate". Nella seconda lettura, presa dalla lettera agli Efesini, Paolo sottolinea la necessità di comportarsi adeguatamente, secondo la vocazione, perché a ognuno è stata data la grazia nella misura del dono di Cristo. Perciò, gli apostoli si trovano davanti ad una situazione nuova. Da una parte, secondo le parole di Cristo, devono attendere di essere rivestiti di Spirito Santo, ma dall'altra, devono meditare che è già scoccata l'ora di dare continuità all'opera di Cristo, nel suo corpo che è la Chiesa. MESSAGGIO DOTTRINALE 1. Salì al cielo Il vangelo di Marco che leggiamo in questo ciclo B, ci dice chiaramente: 'Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio' (Mc 16,19). Dall'istante della resurrezione, il corpo di Gesù fu immediatamente glorificato. Tuttavia, nei quaranta giorni durante i quali apparve ai suoi discepoli, la sua gloria rimase ancora velata sotto i tratti di un'umanità ordinaria, nonostante i miracoli che realizzava. L'ultima apparizione di Gesù finisce con l'ingresso irreversibile della sua umanità nella gloria divina. Questo è ciò che propriamente celebriamo nell'Ascensione del Signore. Gesù risorto si era mostrato in diverse occasioni ai suoi discepoli e questo aveva un grande significato, perché confermava loro la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Si rendono conto che non hanno sbagliato a credere nel vangelo, e che ora ricevono una missione che impegna tutta la loro vita futura. In questa ultima apparizione, notano che Gesù li saluta definitivamente, ma al contempo comprendono che rimane al loro fianco, con la sua assistenza, fino alla fine dei tempi. Capiscono che Cristo ha raggiunto il suo obiettivo, e vive e regna con Dio Padre. 'L'essere assiso alla destra del Padre significa l'inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell'uomo: "[Il Vegliardo] gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto" (Dn 7,14). A partire da questo momento, gli Apostoli sono divenuti i testimoni del "Regno che non avrà fine"' (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 664). E si rendono conto che il Signore è andato via per preparar loro un posto (cf. Gv 14,2). L'obiettivo di Cristo è anche il loro e di tutti coloro che crederanno in lui. Se è vero che la loro vita, come quella di qualunque altro uomo, si avvicina alla morte, essi si rendono conto che non tutto finisce nella morte, bensì nella comunione eterna con Dio. Da un lato, potrebbero essere tristi, per la separazione di Gesù; ma dall'altro, sono felici per il trionfo del Signore. 2. La missione dei discepoli Gesù Cristo comunica ai suoi discepoli il dovere di annunciare a tutti gli uomini il vangelo. Da ora in poi egli opererà attraverso di loro e i loro successori. Essi hanno l'incredibile missione di dare continuità all'opera di Cristo. Questa missione è tuttora in corso, e la Chiesa ha sempre il dovere di evangelizzare e annunciare la salvezza donataci in Cristo Gesù. L'essenza di questo vangelo è che 'Gesù di Nazaret è Cristo il Figlio di Dio' (cf Rm 10,9), e che in lui abbiamo la salvezza e la piena rivelazione di Dio. "Chi vede Cristo, vede il Padre". Dio si è manifestato, si è rivelato all'uomo, per amore. Gli uomini avevano bisogno di salvezza, e Dio ha inviato suo Figlio per salvarli. In Cristo ci è concesso di giungere al Padre. A partire dall'Ascensione del Signore, i discepoli dovettero meditare profondamente su questo incarico apostolico. Certo solo con la venuta dello Spirito Santo essi riceveranno la forza per essere veri testimoni, ma già dal primo giorno della loro chiamata sapevano che Gesù li invitava perché "stessero con Lui e per inviarli a predicare". La festa dell'Ascensione sottolinea il mandato missionario. SUGGERIMENTI PASTORALI 1. Coltivare la virtù della speranza La festa dell'Ascensione del Signore è un cordiale invito ad elevare il nostro sguardo alle cose del cielo, sapendo che là dove è entrato Cristo capo, pure entrerà il corpo di Cristo che è la Chiesa. L'esortazione dell'apostolo Paolo risulta sempre attuale: 'Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!' (Col 3,1-3). La vita del cristiano è sempre nascosta con Cristo in Dio. In un mondo come il nostro, in cui l'evoluzione tecnologica è formidabile e dove le possibilità di manipolazione si sono estese, quasi senza limiti, a tutti i settori dell'esistenza umana, si fa palpabile un senso di paura. Quella che tutto questo progresso si rivolti in qualche modo contro lo stesso uomo. 'L'uomo, pertanto, vive sempre più nella paura. Egli teme che i suoi prodotti, naturalmente non tutti e non nella maggior parte, ma alcuni e proprio quelli che contengono una speciale porzione della sua genialità e della sua iniziativa, possano essere rivolti in modo radicale contro lui stesso'. Queste parole dell'enciclica di Giovanni Paolo II (Redemptor Hominis, n.15), c'invitano a studiare il problema in tutta la sua profondità. Per superare questa paura e, ancor più, per evitare che le invenzioni dell'uomo si rivoltino contro di lui, è necessario che, al pari con l'avanzamento tecnologico, esista un vero sviluppo dell'etica e della morale. Solo rispettando le leggi del suo creatore, l'uomo potrà compiere realizzazioni degne della sua vocazione e missione. Quando l'uomo si distacca dalla legge divina e dai giudizi della retta ragione, precipita inesorabilmente se stesso nella mancanza di senso. Possiamo dire che la festa dell'Annunciazione c'invita a fissare il nostro sguardo nel cielo, dove Cristo siede alla destra del Padre, ma a immergere le mani e profondere l'impegno nella vigna di questa terra, che continua ad aver bisogno della manifestazione dei figli di Dio. È un invito a continuare a lavorare per costruire la "civiltà dell'amore" e 'a rispondere sempre a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi' (cf 1Pt 3,15). Il cristiano dev'essere uomo di speranza e di luce in un mondo di fitta tenebra. 'L'evangelizzazione contiene dunque anche la predicazione della speranza nelle promesse fatte da Dio nella nuova alleanza in Gesù Cristo; la predicazione dell'amore di Dio verso di noi e del nostro amore verso Dio; la predicazione dell'amore fraterno per tutti gli uomini — capacità di dono e di perdono, di abnegazione, di aiuto ai fratelli — che, derivando dall'amore di Dio, è il nucleo del vangelo; la predicazione del mistero del male e della ricerca attiva del bené (Evangelium nuntiandi n.28). 2. L'instancabile sforzo per l'evangelizzazione Desideriamo indicare solo due annotazioni, tratte dall'Evangelium nuntiandi di Paolo VI. La prima si riferisce all'importanza della propria testimonianza nell'azione evangelizzatrice. Sono commoventi le immagini degli evangelizzatori del nuovo mondo, uomini della levatura di Frate Toribio di Benavente (o Motolinia), evangelizzatore della nuova Spagna, o Toribio di Mogrovejo, o Frate Sebastiàn di Aparicio e molti altri che non possiamo qui menzionare. La loro prima e più grande opera di evangelizzazione era la loro stessa testimonianza. L'esempio di vita santa che seminavano trascinava i loro fedeli ad una miglior conoscenza della fede. In secondo luogo, ci sembra adeguato insistere sulla necessità di un annuncio esplicito del messaggio dell'evangelizzazione. Questo si può fare oggi in molte maniere, ma ciò che importa è che tutti sentano la responsabilità di essere missionari, di essere cioè inviati da Cristo ad annunciare il vangelo. Non è facile superare la forte tendenza all'individualismo nella vita di fede di molti cristiani. Dobbiamo perciò predicare, opportunamente o inopportunamente, riguardo alla necessità di essere apostoli lì dove la Provvidenza ci ha collocati. |