Omelia (26-07-2009) |
padre Antonio Rungi |
La nostra eucaristia sia moltiplicazione di gesti di amore e solidarieta' Celebriamo oggi la XVII domenica del tempo ordinario e il vangelo di oggi ci presenta il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. E’ questa un’ulteriore manifestazione della divinità di Cristo e soprattutto della vicinanza del Signore alle sofferenze ed ai bisogni dell’umanità. Egli è venuto a sanare le ferite del cuore e dello spirito, ma non ha trascurato anche le esigenze ed i bisogni fondamentali della persona umana. Il preoccuparsi da parte di Gesù di quanti lo seguivano e che erano in necessità fisiche ci attesta che il Vangelo è anche promozione umana, rispetto dei diritti fondamentali della persona, tra cui quelli del cibo, del vestito, della casa, del lavoro. Sono qui indirettamente accennati i tempi della teologia morale sociale, che ha a cuore anche il benessere della persona. Il miracolo dell’amore e della solidarietà, quello della carità vissuta ci indica nella moltiplicazione dei pani come e dove è possibile reperire le piccole e grandi risorse per sfamare milioni di persone nel mondo: solo da un cuore generoso di pochi e molti, solo con la disponibilità soggettiva e collettiva possiamo affrontare le sfide della miseria e della fame dell’uomo e del mondo d’oggi. Gesù ci dice che basta poco per fare il miracolo della moltiplicazione, basta il cuore. Leggendo il testo del Vangelo di Giovanni si comprende esattamente su quale binario il Signore vuole condurci per portarci ad una meta sicura. E’ vero che nel Vangelo ci sono tanti altri significati e riferimenti di carattere teologico, biblico, ecclesiologico, antropologico e sociologico, ma ciò che si evidenzia chiaramente in questo brano è la necessità di venire incontro ai bisogni degli altri, è l’andare verso. Certo in esso possiamo cogliere tutto il rituale della liturgica eucaristica e possiamo ben dire che da tutto l’insieme il testo ci rimanda essenzialmente a questo tema. Ma l’eucaristia celebrata nella norma della vita cristiana diventa eucaristia vissuta nella carità, nel servizio, nell’impegno quotidiano verso i più deboli ed emarginati. Un precedente molto significativo della moltiplicazione dei pani lo troviamo nel brano del secondo libro dei Re, che costituisce oggi la prima lettura della parola di Dio. Qui è il profeta Eliseo. Possiamo dire che un filo sottile di amore ed attenzione di Dio verso l’umanità si coglie nella storia della salvezza, fin da quel periodo in cui il popolo eletto viene ad entrare nel piano della salvezza che Dio stesso ha predisposto per il genere umano dopo la caduta del peccato originale. Dio non abbandona, Dio guida, segue, incoraggia, rimprovera attraverso i profeti e i vari segni che lascia nella storia di Israele e nella storia del nuovo popolo di Dio, che è la Chiesa. Solo la fede in Dio fa leggere i segni della grazia, dell’intervento e fa riconoscere i miracoli. E sulla fede è incentrato il brano della seconda lettura di oggi tratto dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni. Uno dei testi ricchi di richiami dottrinali, ma anche morali ed ecclesiali. Comportarsi in maniera degna della vocazione ricevuta. E come? L’apostolo fa una scaletta delle cose da fare e da evitare, una sorta di nuovo decalogo dell’etica cristiana aggiornata alla situazione della comunità alla quale è indirizzata la lettera. Una comunità, come è facile rilevare dal testo, abbastanza problematica come tante nel mondo religioso e nel mondo sociale. Dove ci sono due o tre persone non sempre c’è unità, pace ed armonia, spesso c’è divisione, gelosie, invide, cattiverie di ogni tipo. Il richiamo a recuperare uno stile di vita morale e cristiana in questi casi si fa d’obbligo, in quanto, come nel caso di Paolo, sono comunità da lui istituite e seguite, per cui la responsabilità diretta che l’apostolo ha su di esse. Ogni moralità deriva dalla ortodossia, ovvero dall’esatta interpretazione ed applicazione della legge di Dio. In questo testo parenetico, Paolo considera tre gravi rischi per la comunità e che possono minacciare l’unità della chiesa: la discordia tra i cristiani, la necessaria divisione dei ministeri e le dottrine eretiche. Ad esse oppone il principio e il programma fondamentale che è l’unità nel Cristo. Di fatti ribadisce che c’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre. Recuperare l’unità tra i cristiani è fondamentale. Come sia difficile oggi lo comprendiamo alla luce del moltiplicarsi di nuove divisioni o comunque di conflitti anche all’interno delle nostre comunità cristiane. Dovremmo tutti fare uno sforzo enorme per arrivare con la grazia di Dio all’unità vera di tutto il popolo di Dio, di quanti si professano cristiani. Nell’eucaristia di oggi chiediamo al Signore due cose importanti: l’unità tra tutti i cristiani e il superamento delle ingiustizie che esistono oggi nel mondo soprattutto nei confronti dei più poveri, di chi non ha niente e muore per fame, inedia, malattie di ogni genere perché un’altra parte dell’umanità, quella del benessere, si dimentica di tale emergenza distratta come è da altre insignificanti cose. La nostra eucaristia diventi moltiplicazione di gesti di amore e di solidarietà. "O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito". Amen. |