Omelia (26-07-2009) |
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Quale pane? Inizia con questa domenica la lettura del c. 6 del vangelo di Giovanni sostanzialmente incentrato sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci, sulla traversata del mare, sul concetto di pane e sulla crisi dei discepoli. Questo racconto della moltiplicazione dei pani è narrato complessivamente nel NT 6 volte ( 2 Mc e Mt, 1 Lc e Gv). L'episodio Giovanneo è collocato nel contesto della Pasqua e presenta una grande folla che segue ed insegue Gesù. In questo alternarsi di scena che coinvolge, anche emotivamente, il Maestro e i suoi discepoli è interessante soffermarsi sulla domanda-provocazione che Gesù lancia a Filippo: "dove compreremo pane?". È questo un interrogativo che assilla tutti coloro che in un certo qual modo entrano in contatto con Gesù: Il maestro di tavola delle nozze di Cana non conosce la provenienza del vino (c. 2), Nicodemo nel suo incontro con Gesù non riesce a comprendere l'origine di alcune cose (c. 3), la donna Samaritana chiede spiegazioni sull'origine dell'acqua (c. 4). In questa ottica, del doppio senso, è interessante sottolineare come il termine "pane" nel testo originale è privo di articolo; questa caratteristica denota che non si sta parlando della quantità da comprare, ma dice la qualità del pane che Gesù intende offrire alla folla che è accorsa a lui. Ed è proprio su questo concetto ambiguo di pane, che ricorre 21 volte (25 in tutto il vangelo), si sviluppa tutto il discorso del presente capitolo. Che cos'è il pane? Il pane è fondamentalmente dono e frutto: Come dono viene dalla combinazione di elementi terrestri e celesti: condizioni atmosferiche che si mescolano con elementi provenienti dal suolo. Come frutto è l'espressione del lavoro dell'uomo e del suo impegno nel portare a compimento ciò che la natura gli offre. Il pane è il segno concreto di speranza e di futuro: senza pane non c'è futuro per la vita dell'essere umano... è in un certo qual modo il senso della prima lettura che è stata proclamata nella liturgia odierna. Ma se per l'uomo il pane è necessario al sostentamento fisico, per Gesù non è così, nella sua vita e nelle sue opere si ha un salto qualitativo: il pane è fare la volontà del Padre che gli permette di realizzare il progetto di salvezza (4, 32-34). Ma fare la volontà del Padre significa nutrirsi dell'amore di Dio; per cui il Pane è l'amore di Dio da comunicare agli uomini, perché nutrendosi di questo pane possano compiere l'esodo cristiano (Morte - Vita). Allora inequivocabilmente il pane è amare così come si è amati fino a dare la vita per i fratelli. Allora la domanda di Gesù a Filippo "da dove"... indica un'apertura del cuore alla retta comprensione di ciò che si sta per verificare: Gesù non è il fornaio di turno che fa concorrenza e vende a buon mercato... anzi gratis, ma la moltiplicazione è il segno, qualcosa da leggere in profondità perché in esso è significata una realtà abissale e totale che trova la su realizzazione nel sacrificio della croce. Allora il pane è soprattutto il dono della vita di Gesù. Si intuisce che non è qualcosa da comprare o da trattare a buon mercato, ma dice all'uomo che bisogna accoglierlo con fiducia incondizionata e con cuore libero da pregiudizi o da forme di rancore, perché è il frutto di un'esperienza d'amore divino che diviene fonte e produce amore in tutti coloro che con dignità e liberi da qualsiasi autoreferenzialità si accostano o si pongono ai piedi della croce. C'è un invito pressante a vivere le relazioni umane con spirito di donazione e non di conservazione. Il miracolo del pane moltiplicato è portato a compimento perché alcuni hanno messo le proprie qualità e le proprie capacità a servizio di.. e per il bene di.. se si entra in questo circuito d'amore l'uomo sperimenta che la vita si guadagna se la perde e la perde se la vuole conservare. Guardando ai santi che hanno offerto la loro vita si capisce da dove può derivare la forza che li ha spinti a non conservare niente per se stessi. Commento a cura di don Alessio De Stefano |