Omelia (02-08-2009)
padre Ermes Ronchi
Dio non chiede, si dona per primo

Il lago si è riempito di barche e di speranze, l’incontro germoglia di domande. Rabbi, quando sei venuto qua? Ti stiamo cercando, perché ti na­scondi? E Gesù svela la sua distanza: molto di più di un lago c’è di mezzo tra me e voi... Incompreso, è sempre sull’altra riva.
Ma non si arrende. Lui che ha sfamato la folla, ora ne diventa l’affamatore, vuole svegliare un’altra fame, per un pane diverso.
Cosa dobbiamo fare per a­vere questo pane? La rispo­sta è sorprendente: credere, aderire. Sono io che riapro le vie del cielo, che do sen­so, profondità, forza e can­to alla vita. Credere, ma con fede pura: Voi mi cercate so­lo perché avete mangiato!
Gesù interroga la mia fede illusoria: io amo Dio o i fa­vori di Dio? Abramo, padre dei credenti, ama Dio più delle promesse di Dio; i profeti credono nella Paro­la di Dio più ancora che nel­la sua realizzazione. E io? A­mo i doni che attendo o a­mo il Donatore? La folla po­ne la terza domanda: qua­le segno (ancora non han­no capito!) fai perché pos­siamo crederti? Mosè ci ha dato la manna, ma tu che cosa ci dai? Gesù risponde cambiando i tempi, dal passato al presente, dal Si­nai al lago di Galilea, e gli attori: non Mosè ha dato, ma Dio; e quel Padre anco­ra dà. 'Dio dà'. Due parole semplicissime eppure chia­ve di volta del Vangelo. Dio non chiede, Dio dà. Dio non pretende, non esige, Dio dà. Non dà pane in cambio di potere, neppure di potere sulle anime. Dio dà vita al mondo. Dà per primo, senza niente in cambio, in perdita. Dio dà vita. A noi spetta però a­prirci, accogliere, dire di sì, acconsentire, credere.
Io sono il pane della vita. Pane indica tutto ciò che ci mantiene in vita. Indica a­more, dignità, libertà, co­raggio, pace, energia. Noi viviamo di pane e di sogni, di pane e di bellezza, di pa­ne e di amore, entrambi quotidiani, entrambi ne­cessari per oggi e per do­mani. Gesù è colui che mantiene viva questa vita: Dio è amore e riversa amo­re; Dio è luce e dilaga luce da lui; Dio è eterno e l’eter­nità si insinua nell’istante. Gesù annuncia la sua pre­tesa più alta: io faccio vive­re! Ho saziato per un gior­no la vostra fame, ma pos­so colmare tutta la vostra vita, tutte le profondità del­l’esistenza. L’uomo nasce affamato. Ed è la sua fortu­na: ha avuto in dono un cuore più largo e più profondo di tutte le creatu­re messe insieme. E non può vivere senza mistero. Sete di cielo che non si pla­cherà con larghe sorsate di terra.