Omelia (09-08-2009)
LaParrocchia.it
Il nutrimento essenziale

Al centro della pagina evangelica di questa domenica ci sta l'espressione di Gesù: "Io sono il pane della vita" (v.48). Ciò che ha spinto Gesù a fare tale affermazione sarà stata la constatazione della superficialità con cui la folla lo seguiva: l'importante è soddisfare l'esigenza umana e materiale. Gesù si accorge di questa cosa e fa una catechesi sul bisogno di mangiare non solo per un sostegno corporale, ma per curare quella vita spirituale che spesso viene trascurata. Oltre al cibo che sostiene la nostra quotidianità ci viene proposto un cibo che rinvigorisce il nostro spirito.
Gesù ha la giusta sensazione che l'uomo di ogni luogo e di tutti i tempi non sempre è alla ricerca del cibo appropriato a soddisfare le esigenze della vita. Molte volte gli uomini cercano o si rifugiano e si nutrono di "cibi" che anziché elevare la persona la denigrano. Il cibo quotidiano a cui l'uomo fa riferimento, nella maggior parte dei casi e delle persone, è ciò che lo fa vivere da spensierato e lo aliena dai problemi dell'esistenza. Si spiega il ricorso all'uso di sostanze stupefacenti, all'alcool, al fumo, ai soldi, al gioco d'azzardo, alla prostituzione fatta e cercata etc. a tutto ciò che rende facile la mia vita e mi spiana la strada per il conseguimento dei miei obiettivi: l'interessante che sto bene solo io e non mi pongo problemi.
Altri tipi di "cibi" possono essere il ricorso all'adesione di alcune organizzazioni di qualsiasi natura (politica o pseudo religiosa) per fare la mia "escalation" nella società o nel mondo del lavoro... è il cibo del menefreghismo, dell'accomodamento del ricorso alla raccomandazione (anche quando nuoce gravemente agli altri) etc.: l'importante è che vado avanti IO anche a discapito degli altri.
Ancora si può parlare del "cibo" del compromesso facile o del relativismo -come dice il papa- dove non c'è distinzione tra Verità Autentica e false verità e all'interno del quale tutto diviene lecito e legittimo... l'importante è il Mio tornaconto.
Ma questi cibi valorizzano davvero la dignità dell'uomo?
La Parola di Dio sembra dire che per vivere bene c'è bisogno di un altro cibo apparentemente poco significativo, ma molto più solido e nutriente dei vari cibi della società odierna o del contesto vitale che ci circonda.
Questo cibo è il Cibo di Dio e si chiama Gesù Cristo.
Io sono... di fronte alla tante varietà di cibi e di portate Gesù si proclama come il piatto più prelibato e succulento... il più buono di tutto. Perché? Perché Cristo Gesù ci nutre per crescere nella grazia, nella conoscenza, nella fede, nell'amore, nella giustizia, e se ci nutriamo seriamente e con coscienza di Gesù in questa vita, sarà non solo la vita nell'aldilà ad averne profitto, ma pure il nostro "aldiqua" perché l'opera di Cristo agirà su di noi per sostenere in noi un corpo sano, una mente sana, uno spirito sano. La vita eterna - che è dono di Cristo - è la vita piena, sana e significativa che inizia quaggiù e continuerà dopo la dissoluzione della nostra sostanza terrena. Gesù libera e guarisce oggi chiunque si affida a Lui ora e per l'eternità. Dunque nelle parole di Gesù troviamo un invito a nutrirci e non solo, ma soprattutto ad uscire fuori da quella superficialità a cui siamo stati abituati e che ci siamo portati dietro per "tradizione" che è diventata situazione di comodo. Sono parole che suonano come un allarme a noi che viviamo e gestiamo le cose di Dio, sono una sollecitazione pressante a non accostarci all'eucarestia con facilità e disinteresse, come spesso capita... che non diventi anche questa una semplice abitudine e quindi priva di significato. Ma si prenda coscienza che l'eucarestia forma le persone e che non si può essere cristiani veri...andando al culto ogni tanto, come non si può essere sani mangiando solo...ogni tanto. Il nutrirsi del Corpo e Sangue di Gesù deve scuoterci da tutto ciò che non è compatibile con la nostra fede e deve farci ravvedere da tante situazioni oramai incancrenite e calcificate nella nostra esistenza... si devono abbandonare tutte quelle attitudini che non ci fanno essere fratelli in Cristo e figli di un unico Padre attorno all'unica mensa.

Commento a cura di don Alessio De Stefano