Omelia (16-08-2009)
don Roberto Seregni
Nutriti d'amore

Dopo intense e feconde settimane di attività con i ragazzi e i giovani del nostro oratorio, mi regalo qualche giorno di preghiera e silenzio nel monastero di Dumenza, a pochi chilometri da Varese. I fratelli della comunità mi accolgono con semplicità e amicizia, e io mi lascio cullare dalla preghiera e dal silenzio che scandisce la giornata degli ospiti.
Ripercorro il sesto capitolo di Giovanni che ha guidato le Celebrazioni Eucaristiche di queste ultime domeniche e mi accorgo che, ad ogni nuova lettura, cresce in me lo stupore. La Parola di Dio è come un Volto che non si finisce mai di contemplare, che è sempre nuovo, sempre da scoprire, da cercare, da amare.
Le letture dell’Antico Testamento delle ultime domeniche ci portano a scoprire Gesù come il compimento delle promesse di Dio: Lui è il nuovo Mosè che dona un pane che non marcisce (cfr. Es 16), Lui è il banchetto definitivo promesso dai profeti (cfr. 1Re 19; 2Re 4), Lui è la Sapienza che indirizza il nostro cammino (cfr. Pr 9). Ma questo compimento sembra non essere accolto, c’è indurimento, distanza, rifiuto. Al "mormorare" della scorsa settimana, il quarto evangelista preferisce in questo brano un verbo più forte, che indica combattimento, lotta, opposizione (v. 52).
Proprio in questa distanza lo scandalo della folla raggiunge il suo punto estremo: la Sua carne mortale, fragile e indifesa come la nostra, è promessa come cibo di vita eterna.
Scandalo anche per noi, non solo per i Giudei.
Per noi, malati di possesso, di accumulo, di sicurezze, di garanzie.
Per noi che viviamo sul crinale dell’idolatria, che rischiamo di dimenticare il significato della parola "gratuità" e cavalchiamo la logica del tornaconto.
Per noi che permettiamo alle pubblicità di plasmare i nostri bisogni e poi corriamo ai nuovi templi domenicali per tentare di saziarli.
Per noi che non sappiamo più nemmeno chiamare per nome i sentimenti che ci abitano, che siamo analfabeti del cuore e balbuzienti dello Spirito.
Per noi, proprio per noi, è la Parola di oggi.
Gesù ci invita a nutrirci di Lui, a nutrirci d’Amore, della Sua carne e del Suo sangue, del dono totale di sé, della Sua Pasqua, della consegna radicale della vita nella mani del Padre. Nutrirci di Lui per iniziare a credere che la carne che dona la vita eterna è quella offerta per amore, e non quella conservata sotto-vuoto; che la gratuità è il ritmo cardiaco della felicità; che solo Dio sazia l’insaziabile desiderio d’amore ci abita.
Lasciamoci portare dallo Spirito e se stiamo facendo un po’ di fatica per seguire il Rabbì di Nazareth, allora sì, siamo sulla strada giusta.

Buona settimana

don Roberto
robertoseregni@libero.it