Omelia (15-06-2003)
Paolo Curtaz
A scuola di Comunione

La Trinità, che complicazione! Ricordo un tenerissimo pretino che tentava a noi ragazzini di spiegare la Trinità disegnando un triangolo e usando l'improbabile addizione: 1+1+1=3 creando un insanabile conflitto tra scienza e fede!

No, lasciate stare, please. Ho sempre immaginato questa festa come un tuffo nell'acqua, coma uno spettacolare tuffo carpiato in un mare profondo e calmo.

Così, oggi, ci tuffiamo nel mistero di Dio. Ora, dopo lo Spirito, possiamo parlare di Dio. Attenti: non il Dio che c'é nella nostra testa, ma il Dio che ci è venuto a raccontare Gesù; non il Dio ragionevole e innocuo delle nostre riflessioni moderne o delle dilaganti mode sincretiste, ma il Dio scandaloso e inimmaginabile di Gesù.

Ci siamo fidati di Gesù, lo abbiamo seguito in questi mesi, ne abbiamo ascoltato il messaggio affascinante e nuovo, abbiamo con stupore visto i gesti prodigiosi della presenza di Dio, abbiamo celebrato la sua passione e morte tragica, abbiamo, stupiti, accolto l'annuncio della sua resurrezione e della sua presenza. Infine, domenica scorsa, abbiamo ricordato la forza dello Spirito che ci permette di scoprire che Gesù è vivo in mezzo a noi.

Ci fidiamo di Gesù? Ora possiamo dargli retta? Crediamo che la sua vicinanza al Padre è qualcosa di misterioso e radicale perché, come spesse volte ci ha ricordato, lui e il Padre sono una cosa sola? Se sì, amici, ascoltiamo ora la sua esperienza di Dio, Lui che professiamo "Signore", cioè Dio, può parlarci di Dio in maniera definitiva, ci rivela nel profondo chi è Dio.

E la sorpresa è incredibile. Gesù ci svela che Dio è Trinità, cioè comunione. Ci dice che se noi vediamo "da fuori" che Dio è unico, in realtà questa unità è frutto della comunione del Padre col Figlio nello Spirito Santo. Talmente uniti da essere uno, talmente orientati l'uno verso l'altro da essere totalmente uniti. Che grande notizia, amici! Dio non è solitudine, immutabile e asettica perfezione, ma è comunione, festa, famiglia, amore, tensione dell'uno verso l'altro.

Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù poteva svelarci l'intima gioia, l'intimo tormento di Dio: la comunione. E la Scrittura oggi ci ricorda come, a partire da Israele, questa amicizia tra l'uomo e Dio sia cresciuta fino al dono dello Spirito stesso di Dio in noi.

Che significa questa scoperta? Cosa cambia nella nostra quotidianità? Se Dio è comunione, in lui siamo battezzati e a sua immagine siamo stati creati; questa comunione ci abita e a immagine di questa immagine siamo stati creati. La bella parabola della Genesi ci ricorda di come Dio si sia guardato allo specchio, sorridendo, per progettare l'uomo. Ma se questo è vero le conseguenze sono enormi. Amici, la solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica di comunione. Se giochiamo la nostra vita da solitari non riusciremo mai a trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto. Sartre diceva: "L'enfer c'est les autres", Gesù ci ribadisce: "Siate perfetti nell'unità".

E se anche fare comunione è difficile, ci è indispensabile, vitale, e più puntiamo alla comunione e più realizziamo la nostra storia, più ci mettiamo alla scuola di comunione di Dio, più ci realizzeremo. Infine ricordiamoci che il grande sogno di Dio, la Chiesa, va costruita a immagine della Trinità. La nostra comunità prende ispirazione da Dio-Trinità, guarda a lui per intessere rapporti, per rispettare le diversità, per superare le difficoltà. Guardando al nostro modo di essere, di relazionarci, di rispettarci, di essere autentici, chi ci sta intorno capirà chi è Dio e per noi l'idea di un Dio che è Trinità diventerà luce. Questo è il Dio che Gesù è venuto a raccontare. Volete ancora tenervi il vostro vecchio Dio?