Omelia (15-08-2009)
mons. Antonio Riboldi
Maria Assunta in Cielo: una mamma che ci attende

L'Assunzione è la grande festa, che dà un senso, anche se non lo vogliamo, al momento di festa, di riposo e di quanto altro chiamiamo ferragosto.
Il ferragosto raggiunge tutti e sa come cambiare il volto delle nostre città e, se vogliamo della nostra vita feriale, cercando di darle un volto diverso, di gioia, purtroppo a volte smodata, che va oltre i confini del lecito e della dignità. Non è così che si fa festa.
La vera gioia non può essere delegata al chiasso senz'anima, alle manifestazioni, che a volte bandiscono ogni moralità, quasi esaltando la trasgressione, che è stravolgimento dei valori dell'uomo e dell'umanità.
All'interno di questo momento di riposo e di festa, che rompe con la monotonia della vita, diventata ancora più triste, quest'anno, per la crisi economica che genera insicurezza in tanti, la Chiesa pone una grande solennità che è l'annuncio di cosa ci aspetta dopo il nostro cammino di vita: una vita, che non dovrebbe essere una costruzione della casa sulla sabbia, come direbbe Gesù, ma sulla roccia; una vita protesa oltre i confini di 'questo breve momento', per sconfinare nell'eternità, da cui siamo venuti ed a cui dobbiamo tornare con le carte in regola, davanti a Chi ci ha fatto dono della vita stessa, Dio.
Siamo stati creati per amore, dobbiamo vivere per l'Amore, volando alto, senza fermarci alle cose che non sanno cosa sia l'eternità.
La festa di Maria Assunta in Cielo è il richiamo alla vita eterna, alla vera ragione della nostra faticosa esistenza., questa 'valle di lacrime'.
È pericolosa miopia vivere con gli occhi continuamente attratti da ciò che finisce ed è senza futuro, come la bellezza fisica, la ricchezza, il benessere, il potere, la gloria e quanto vogliamo. La vera sapienza è vivere con i piedi a terra, ma con gli occhi al Cielo.
Così doveva certamente essere la vita di Maria Santissima, la nostra cara Mamma. Una vita vissuta nella pienezza della Grazia - l'Immacolata -, ma senza sfuggire ai suoi compiti di sposa, di madre, nella semplicità della vita di Nazareth, seguendo il Figlio nella sua predicazione, con la discrezione di una mamma, ma non esitando a stargli vicino 'sotto la croce', con un amore che vive il Figlio senza paura - l'Addolorata - per poi gioire della Sua resurrezione, dell'inizio della Chiesa con la Pentecoste, attendendo, come tutti noi, il ritorno al Padre, presso il Figlio - l'Assunta.
Uno 'stile' di vita proposto da una Mamma a tutti noi suoi figli. È meraviglioso sapere che la nostra vita non è un vicolo cieco, ma una strada che, superato il limite della morte, trova la sua eternità in Cielo.
Vale la pena di far echeggiare nel nostro cuore il canto di Maria, perché diventi in qualche modo il modello della nostra vita di figli:
"L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva,
d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e Santo è il suo Nome;
di generazione in generazione la Sua Misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele sua servo, ricordandosi della Sua Misericordia...."
Mi affido ad una riflessione del caro Paolo VI su Maria SS.ma Assunta:
"Noi viviamo in un periodo in cui l'attrattiva delle cose naturali si fa assai suggestiva: natura, scienza, tecnica, economia e godimento impegnano potentemente la nostra attenzione, il nostro lavoro, la nostra speranza, e la fecondità meravigliosa che l'ingegno e la mano dell'uomo hanno saputo trarre dal seno della terra; ci ha procurato beni, ricchezze, cultura, piaceri, che sembrano saziare ogni nostra aspirazione, e che sembrano corrispondere perfettamente alle nostre facoltà di ricerca e di possesso. Le parole del Vangelo dicono il rimprovero di Gesù a Marta, troppo sollecita delle cose materiali. Qui è la vita, dice la nostra faticosa speranza, e qui si ferma il nostro amore. E quando è così — come spesso lo è — non siamo più capaci di pregare, di aspirare alle cose trascendenti e supreme, di porre la nostra speranza al di là del quadro della nostra immediata esperienza. Il mondo della religione ci sembra vano: quello soprannaturale poi, al quale noi siamo effettivamente destinati, inconcepibile. L'idea della Madonna Assunta che di là ci osserva e ci attende, ci sembra strana e forse importuna. E invece certamente quella Beatissima, se ancora fosse capace di trepidazione e di lacrime, soffrirebbe per noi, vedendoci intenti ad altri fini che non sono quello che a Lei ci conduce. Soffrirebbe dolorosamente vedendoci fermi e distratti sul sentiero, che invece dovrebbe stimolare i nostri passi verso la mèta, dove Lei ci aspetta.
In altri termini siamo gente tutta occupata dai desideri e dagli affari di questo mondo, come se altro noi non dovessimo cercare e amare. Così noi non siamo più spiriti veramente religiosi, che concepiscono la contingenza radicale delle cose presenti e non siamo più allenati ad estrarre i valori superiori, che sono quelli connessi con il nostro eterno destino, nel rapporto, che pur dobbiamo cercare, per perfezionare le cose presenti, le quali sono solo prodighe a noi di valori, magari utili, ma non definitivi.
Ecco allora il ricordo dell'Assunzione di Maria fa risuonare nelle nostre anime quasi uno squillo di trombe celesti, una chiamata che parte di là, dall'altra riva della vita, quella oltre il tempo e oltre il quadro del nostro mondo naturale: quella dell'eternità e della vita soprannaturale nella sua dispiegata pienezza.
Così l'Assunzione ci obbliga con suadente invito a verificare se la via che ciascuno di noi percorre, è rivolta verso il sommo traguardo e a rettificarla decisamente verso di esso. Maria allora ci chiami. Maria ci dia la fede nel Paradiso e la speranza di raggiungerlo. Maria ci aiuti a camminare per la via di quell'amore che a quel beato termine conduce. Maria ci insegni ad operare con bravura e con dedizione, sì, nella cura delle cose di questo mondo, che ci danno il programma dei nostri immediati doveri, ma Maria ci dia insieme la sapienza e la povertà di spirito, che tengano liberi i nostri cuori e agili i nostri animi per la ricerca dei beni eterni." (15 agosto 1961)
Si respira davvero in ogni parola quella nostalgia che l'uomo, che 'conserva gelosamente la sua natura di figlio di Dio', sente per la 'Casa', quella vera, dove la vita è piena e noi ci sentiamo realizzati.
D'altra parte, mi chiedo sovente: 'Che senso avrebbe essere nato, se non si sapesse perché si è nati?'. Se è il Padre a donarci la vita, sicuramente ha una via che devo percorrere e su cui realizzo la Sua volontà, per raggiungerlo ed essere con Lui in Cielo.
Ma oggi siamo spesso come travolti dai tanti 'ingannevoli paradisi del mondo', che non hanno futuro, per cui rischiamo di affidarci a loro, perdendoci.
Con don Tonino Bello prego:
Santa Maria, donna dell'ultima ora, disponici al grande viaggio.
Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura.
Sbriga tu stessa le pratiche del nostro passaporto.
Se ci sarà il tuo visto, avremo più nulla da temere alla frontiera.
Aiutaci a saldare con i segni del pentimento e con la richiesta del perdono le ultime pendenze nei confronti della giustizia di Dio.
Procuraci tu stessa i benefici dell'amnistia,
di cui Egli largheggia con regale Misericordia.
Mettici in regola le carte, insomma, perché, giunti alla porta del Paradiso, essa si spalanchi al nostro bussare.
Ed entreremo finalmente nel Regno".