Omelia (24-08-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Il paracadute prima del lancio Nelle Domeniche precedenti abbiamo riflettuto su Gesù Cristo pane vivo disceso dal cielo, unico alimento necessario per la vita dell'uomo in tutti i sensi e alimento spirituale e materiale per la nostra crescita umana. Abbiamo anche visto come questo pane di vita vada compreso in quanto tale solo sotto l'angolatura della fede. Adesso però grazie alla liturgia odierna possiamo procedere in ulteriori riflessioni che non vanno affatto trascurate: in primo luogo, la fede -come abbiamo detto in precedenza- è un dono di Dio e in quanto tale non basta averla ricevuta; essa va coltivata nella preghiera, nell'esercizio della virtù, nella meditazione quale luogo di incontro con Dio e nella lotta contro eventuali dubbi e occasioni di smarrimento spirituale. E già! Perché non è affatto cosa strana né rara che durante il nostro itinerario spirituale si incontrino delle tappe in negativo costituite da certe tappe di "vuoto" e di smarrimento per le quali molte volte ci sentiamo aridi e indifferenti verso i discorsi spirituali... Così come non è cosa strana che a volte, in materia di fede, qualche dubbio possa assillarci: "E' mai possibile che Dio esista?" " E' mai possibile che si sia fato uomo? Che sia presente Gesù nell'Eucarestia?" (D'altra parte, parliamoci chiaro: considerati al di fuori della fede e dal solo punto di vista razionale, argomenti come questi sono inconcepibili!) Dicevamo, non è strano né raro. Situazioni del genere capitano a tutti e non di rado anche a me sacerdote, non importa quanti e quali siano stati i miei studi teologici; per il semplice motivo che, sebbene la grazia di Dio ci accompagna, dall'altro lato il maligno (il diavolo, quello vero, perché esiste!) imperversa continuamente nella nostra vita perché nulla ha più on odio del fatto che qualcuno tenti di incamminarsi per le vie di Dio. Quello che conta in questi casi è non lasciarsi prendere dalla tentazione di soccombere di fronte a queste crisi e a codeste incertezze: proprio allora è necessario il ricorso alla preghiera e alla Direzione Spirituale, il confronto obiettivo e la riflessione perché non ci si abbandoni a conclusioni affrettate in negativo! Non è grave nutrire un dubbio, ma chiudersi e continuare a coltivarlo, questo dubbio! La seconda riflessione è strettamente legata alla prima. Essa consiste nel fatto che, in tutti i casi, seguire Gesù Cristo non è facile... Occorre infatti molta costanza, perseveranza e fiducia nella lotta contro le avversità che tale sequela comporta e soprattutto comporta anche molti sacrifici e rinunce: seguire Cristo vuol dire abbandonare qualsiasi prospettiva di pensiero o di scelta esclusivamente soggettiva e personale, nonché comportamenti piacevoli e voluttuosi che non rientrano nella logica della Sua parola. Quante volte infatti, anche cristiani convinti e assidui praticanti, non omettono di opporre le loro obiezioni a quanto la Chiesa insegna, specialmente in fatto di morale? Quante volte abbiamo esigito un Cristo sottomesso ai nostri gusti e alle nostre preferenze, interpretando soggettivisticamente il Vangelo ogni qual volta che il pensiero di Cristo non ci soddisfaceva? Appunto perché la sequela della parola di Dio comporta di dover rinunciare a se stessi, come del resto Gesù insegnava: "Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" E la croce non consiste soltanto nelle sofferenze, ma anche nel "sacrificio" di optare in tutto e per Gesù, rinunciando a qualsiasi interesse o scelta personale. Qual è allora l'atteggiamento più conveniente? Che di fronte alla parola di Gesù ci si atteggi alla stregua di un paracadutista: questi si lancia nel vuoto solo dopo aver preso coscienza del proprio paracadute e delle modalità del suo funzionamento. Altrimenti, lanciandosi... non potrà mai più reclamare per la sua inefficienza. Tuttavia, una volta certo del proprio mezzo, si lancia con coraggio e decisione! Così anche la fede in Cristo: prima di stabilire se aderirvi la si deve assimilare in tutto e per tutto come dono di Dio e valutare se in ogni caso la si potrà professare... Poi una volta scoperto che questo è possibile, "lanciarsi" in essa. Altrimenti potrebbe volgere a nostro danno... Leggiamo infatti nell'insieme le due letture di oggi: sia Giosuè che Gesù impongono che ci si decida in modo convinto: "O Dio o gli idoli" dice il primo; "O me o voi stessi" dice il secondo. Gesù trova molta ribellione presso i suoi discepoli dopo aver proferito il suo discorso sul pane di vita; aspira a che loro si affascinino della sua parola per potervi aderire in pienezza senza condizionamenti, eppure non obbliga nessuno a "restare con lui" quando i suoi discepoli decidono di abbandonarlo e si pone nel rispetto delle loro decisioni: "Adesso esageri, Gesù! Non puoi pretendere che noi crediamo in te secondo tutto quello che dici di essere, quindi non ci interessano i tuoi discorsi e ce ne andiamo." "Ce ne andiamo!" Anch'io ho fatto un'esperienza simile lo scorso mese di Giugno nella mia Chiesa di Napoli dalla quale ho dovuto dimettere un gruppo di preghiera sedicente carismatico, ma in realtà del tutto difforme da quelli che sono i movimenti carismatici ufficialmente riconosciuti... Se da una parte infatti mostravano interesse verso la dottrina del sacerdote-che non toglieva loro spazio quanto al carattere carismatico- e gli insegnamenti della Chiesa, dall'altra trovavano luoghi e ambienti "privati" per poter dare sfogo alle loro manie di esaltazione per nulla conformi all'insegnamento del vangelo, neppure in materia di movimenti carismatici... In chiesa si atteggiavano in un modo, a casa di privati in un altro. Non si creda tuttavia che il sottoscritto abbia preso una tale decisione con spirito di fierezza e di soddisfazione: ho provato un senso di malessere interiore e di rincrescimento nel constatare come tanta pazienza nell'aver incoraggiato, richiamato, guidato e corretto il gruppo in molteplici modi e maniere era stata presa in considerazione da questo solo in apparenza, e che le mie attenzioni li infastidivano, essendo essi orientati verso un concetto di fede e di preghiera modellato solo secondo i loro gusti. Se si è condizionati, è meglio lasciar perdere. Ma mai essere "doppiogiochisti" in materia di fede. Gli apostoli invece avevano assimilato il loro Signore e non avevano più dubbi su quanto egli affermava di se stesso: "Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Pertanto rimangono con lui, e non solo: lo accompagneranno fino al Getzemani, lo vedranno risorto da morte e mentre ascende al cielo, quindi ne annunceranno la lieta novella dopo il giorno di Pentecoste. Che cos'è opportuno che faccia una ragazza quando si accorge che il fidanzato non è la persona adatta per lei e che si troverebbe (appunto) condizionata e sottomessa in una vita a due con lui? Semplicemente accettare, in questo caso, che non si è fatti l'uno per l'altra (sebbene comporti fatica) e avere il coraggio di rinunciare a questo amore per intraprenderne un altro più conveniente. Ma una volta appurato che il ragazzo sia quello giusto, lanciarsi! LA PAROLA SI FA'VITA Spunti per la riflessione --Vi sono circostanze in cui nutro dei dubbi o delle perplessità sulla mia fede? Come li affronto? --Che cosa mi risulta difficile "accettare" dell'insegnamento della Chiesa o della parola di Gesù? --Come vivo la mia dimensione di preghiera? Mi aiuta a vincere le incertezze, i dubbi e le angosce della fede? --Riesco a mettere Dio al primo posto nella mia vita? In quali circostanze ho compreso la Sua volontà nel mio quotidiano? |