Omelia (16-08-2009) |
don Daniele Muraro |
Il sacrificio di Cristo: l'alleanza Nel discorso sul pane di vita, che dura ormai da tre domeniche, sembra che Gesù ripeta sempre le stesse cose. In effetti parole e pensieri ritornano simili più volte, come ad ondate successive, quasi Gesù volesse ritoccare e perfezionare il suo ragionamento. Noi abbiamo interpretato tutto il discorso come l'annuncio da parte del Signore di un nuovo rito sulla linea dei sacrifici dell'Antico Testamento. Molti elementi concorrono a confermare questa intuizione. Innanzi tutto abbiamo visto come Gesù abbia ringraziato il Padre prima di moltiplicare i pani: si è trattato di un sacrificio di ringraziamento da parte sua al Creatore e datore di tutti i beni. Poi, nelle battute iniziali del suo dialogo con i Giudei, è stato possibile riscontrare accenni al sacrificio di purificazione che gli interlocutori conoscevano bene. A differenza dei lavaggi esterni che i contemporanei praticavano, Gesù chiede una purificazione del desiderio che si attua mediante la fede. Ancora, la settimana scorsa nel discorso di Gesù abbiamo rintracciato riferimenti al sacrificio di liberazione, quello dell'Esodo, che gli Ebrei ripetevano ogni anno nella Cena Pasquale. Attraverso il rito che avrebbe istituito, Gesù promette di preservare non da pericoli contingenti, bensì dalla morte spirituale quella eterna. Oggi nel proseguo del ragionamento possiamo identificare dichiarazioni che ci portano a considerare un altro genere di sacrificio in uso presso gli Ebrei e che Gesù vuole portare a compimento, ossia il sacrificio di alleanza. Alleanza è un concetto fondamentale per comprendere tutta la Bibbia, tanto è vero che il nome latino "Testamentum" che ha dato origine alla formula "Antico e Nuovo Testamento" in italiano si traduce meglio con il termine "Alleanza". Gesù ha trovato una Alleanza, fra Dio e il suo popolo, e ne vuole istituire una nuova. Il motivo è presto detto: l'Alleanza del Sinai era stata ripetutamente trasgredita dal uno dei due contraenti, il popolo, e necessitava di essere radicalmente riformata. Ratificata solennemente da Mosè con un rito che prevedeva l'aspersione con il sangue degli animali immolati e seguita un banchetto di festa, l'Alleanza del monte Sinai prevedeva una reciprocità fra Dio e il popolo ebreo: "Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo", ma il patto fu presto infranto a motivo dell'adorazione del vitello d'oro. Fu l'inizio di una lunga serie di tradimenti e infedeltà a cui i profeti contrapposero la promessa di una nuova alleanza scritta nel cuore e non su tavole di pietra. Non ci sarebbe stato più bisogno di richiami formali perché tutti avrebbe conosciuto il Signore intimamente dal più piccolo al più grande. La legge di Dio sarebbe stata scritta finalmente nella coscienza di ogni credente e il rapporto con il Signore sarebbe diventato personale. Nel momento di annunciare la realizzazione di questa promessa, Gesù dichiara che ciò si sarebbe compiuto attraverso una comunione diretta con Lui. Sotto le specie del pane e del vino sarebbe stato Lui in persona a visitare i suoi fedeli. "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me." E più chiaramente ancora: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui." Si tratta dell'inabitazione reciproca tra Gesù e il credente, che il Signore approfondirà alla fine del Vangelo nei discorsi nel Cenacolo, in particolare attraverso la similitudine delle vite e dei tralci. "Rimanete nel mio amore!" dirà ad un certo punto Gesù e avvisati dalle considerazioni precedenti noi sappiamo di che amore si tratta, di un amore di alleanza. Gesù sulla croce muore respinto dalla folla, però grazie all'Ultima Cena, la sua morte diventa un sacrificio di alleanza offerto "per molti" e così queste moltitudini entrano a far parte del nuovo patto fra Dio e l'umanità. Nei sacrifici dell'Antico Testamento in vista di raggiungere la comunicazione con Dio si bruciava la vittima, in modo che il fuoco portando in alto il fumo dell'offerta potesse raggiungere la sua dimora nei cieli. Si trattava evidentemente di una procedura simbolica. La funzione che nell'Antico Testamento spettava al fuoco nella nuova Alleanza la svolge lo Spirito santo. È lui a permettere a Gesù di presentarsi al Padre a nome di tutta l'umanità e di venire accettato come mediatore di un nuovo definitivo Patto. Cristo offrì se stesso a Dio mosso dallo Spirito eterno, come dice la lettera agli Ebrei. L'azione di questo Spirito eterno nella passione di Cristo consistette nel riempire il cuore umano di Gesù di tutta la forza della carità di Dio, in modo da trasformare la morte, subita ingiustamente, in offerta generosa di se stesso. Per questo amore Dio la gradisce. Lo stesso Spirito agisce anche in noi che ci accostiamo al sacramento dell'altare. A motivo della speciale intenzione con cui Gesù affrontò la passione, il suo corpo e sangue si sono imbevuti di Spirito santo, acquistando una vita nuova, e diventando capaci di trasmetterla. È il cuore nuovo di Gesù che ci viene offerto nel sacramento dell'Eucaristia e di cui noi diventiamo partecipi. Si realizza così la promessa a cui accennavo prima e che si trova nel profeta Ezechiele: "Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne..." La comunione con Gesù è la comunione con la sua persona risorta nello Spirito e di nuovo presente fra di noi attraverso l'opera dello stesso Spirito santo che trasforma pane e vino. Attraverso il sacramento dell'Eucaristia noi partecipiamo dell'amore del Signore Gesù, formiamo con Lui un solo Spirito e viviamo fin da adesso la vita di Dio. |