Omelia (30-08-2009) |
Marco Pedron |
Come è il tuo cuore, così sarà la tua vita Con questo vangelo noi riprendiamo la lettura del vangelo di Mc che ci porterà fino all’avvento. Gesù prima di questo episodio ha avuto tre esperienze fortissime attorno al lago. La prima sulle rive del lago: molta gente lo seguiva perché "erano come pecore senza pastore" (6,33). Avevano lasciato lavori, campi e si erano perfino disinteressati del cibo pur di ascoltarlo. E proprio per loro Gesù opera la moltiplicazione dei pani (6,30-44). Gesù fa l’esperienza di persone assettate, affamate, che vogliono sapere, che vogliono nutrirsi, che vogliono ingerire cibo di vita. La seconda nell’attraversata del lago: i suoi discepoli sono angosciati per il forte vento e non riescono a remare. Gesù va incontro a loro camminando sulle acque. I discepoli sono terrorizzati e credono sia un fantasma. Ma Gesù dice: "Coraggio sono io, non abbiate paura" (6,45-52). Gesù sente, percepisce la paura, il terrore dei suoi amici: il terrore di affondare nel vento, il terrore nel vederlo, nel vedere cose angoscianti. La terza, arrivati a riva: tutta la gente arriva da lui e gli porta i malati e chiunque lo tocca guarisce (6,53-56). Gesù sente il dolore della malattia, della sofferenza, del limite, dei condizionamenti. Per noi è importante capire quali fatti precedono questi episodi, perché in queste esperienze Gesù si sente immerso nella vita, nelle profondità dell’esistenza, dove la vita scorre, dove si freme, dove si cerca di vivere, dove si piange e ci si dispera, dove ci si rialza, si confida e si dubita, dove, insomma, c’è intensità. Mentre Gesù vive tutto questo arrivano alcuni farisei e scribi con un grande problema (!). I farisei avevano visto alcuni dei discepoli di Gesù prendere cibo con mani immonde, cioè non lavate. Poiché si credeva che chi toccava certe persone o oggetti ritenuti impuri, o faceva lavori impuri, si contaminava, per essere di nuovo puri bisognava lavarsi le mani. Se poi si andava al mercato, e lì in mezzo alla folla si sa che è facile toccarsi o toccare qualcosa di impuro, bisognava purificarsi. Di fronte a questo grande problema (!) Gesù si scatena. Gesù diventa furibondo contro questi legalisti. I farisei rispettavano tutti i 613 precetti della legge. Leggendo il brano per intero, si comprende come la ruvidezza, l’asprezza, la rabbia di Gesù per questa gente formale, che guarda solo all’apparenza sia atroce. Gesù si trovava immerso nella vita. C’era l’uomo che lasciava la giornata di lavoro (e non lavorare per un giorno era non mangiare a quel tempo) e lo seguiva per ascoltarlo; c’era la donna che si fidava di toccarlo, di abbracciarlo, che sfidava la regola e il giudizio sociale per ricevere un po’ di affettività e d’amore; c’era il malato che si accorgeva che i suoi schemi mentali, i suoi pensieri, le sue non-scelte lo ammalavano, lo riducevano paralizzato o cieco. Così di fronte alle parole di Gesù la gente cambiava, faceva le scelte e apriva gli occhi su ciò che doveva vedere. C’era l’uomo ricco che lasciava tutto perché trovava in Lui la vera ricchezza; c’era l’angosciato, il dissociato, il pazzo, che ritrovava un centro e un’unità nella propria vita. C’era la donnaccia, etichettata, marchiata nella pelle dal giudizio sociale, che ritrovava l’amore, la stima e in Gesù trovava finalmente qualcuno che l’accoglieva. C’erano i pubblicani, i samaritani e altri gruppi ritenuti eretici, falsi, impostori, ladri e additati, che trovavano in lui l’energia per vivere, per sottrarsi al severo e inappellabile pregiudizio religioso. Gesù era immerso nella vita. Gesù era attorniato da gente che provava a vivere. Gli Apostoli a volte "scantonavano", sbagliavano, ma poi si rialzavano, avevano sete di Vita. Maria Maddalena: donna disgregata, dissociata, oggi diremo schizofrenica ("sette demoni" aveva!), eppure in cerca di un amore vero, rispettoso, che giungesse nel profondo del suo cuore e la guarisse. Zaccheo, uomo di vita corrotta, ma insoddisfatto e in ricerca di qualcosa che riempisse il suo animo. E poi arrivano i farisei e gli scribi con i loro grandi problemi (!). Capite! Ma sono questi i problemi della vita? Pensate cosa deve aver provato quando questi personaggi si formalizzano su queste piccinerie: "I tuoi discepoli non si sono lavate le mani; i tuoi discepoli mangiano di sabato; i tuoi discepoli toccano persone impure; i tuoi discepoli non sono religiosi perché non rispettano tutto questo". Gesù li ha mandati "a cagare" (l’espressione è cruda ma è ciò che è successo). Gesù si è davvero imbestialito di fronte a tutto questo. "Siete senza cuore, non avete anima, non avete mai sentito, né percepito chi è davvero Dio, cosa vuole e a cosa ci chiama. Mi fate ridere, mi fate vomitare, voi con le vostre stupide tradizioni e leggi. A voi interessa essere a posto, bravi, in regola; a me interessa l’uomo, l’amore, la vita. A voi interessano i precetti, i 613 precetti della legge, a me interessano le fatiche, le lacrime, le conquiste, i piccoli passi, le libertà raggiunte, l’amore dell’uomo. A voi interessano tutte queste leggi perché siete legati dentro, con voi stessi; a me interessa l’uomo perché sono libero. A voi interessa apparire; a me interessa l’essere ". Un giorno una signora è venuta in sacrestia dopo la messa domenicale molto preoccupata dicendomi che era perplessa sulla validità della s. messa perché non avevamo recitato né le preghiere dei fedeli né il credo. Un bel problema (!). Ma è più importante che facciamo tutto quello che è prescritto o è più importante che viviamo un’esperienza di vita? In regola con la legge o in regola con l’amore? Una volta dopo la Cresima della figlia, il padre non riusciva a darsi pace perché la figlia aveva sbagliato a leggere la preghiera dei fedeli. "Che vergogna! Che figura che ha fatto! Sembra che non abbia mai studiato!". Tra l’altro la figlia finché il padre non era intervenuto non se ne era fatta nessun problema (dopo sì vedendo quanto il padre era deluso!). Che la figlia si fosse commossa, fosse così felice che gli occhi le brillavano non importava. Che la figlia aspettasse questo momento e lo sentisse significativo, che fosse emozionata e che lo vivesse come un momento importante per la sua vita, tutto questo non importava. Ciò che contava era che aveva sbagliato. In un incontro un pediatra rispondeva alle domande delle mamme su come educare i loro figli. Alcune domande erano intelligenti ma alcune si soffermavano su particolari veramente irrilevanti. Alla domanda di una madre "se è meglio dargli il latte di vacca o quello comprato" il pediatra seccato le ha risposto: "Signora, è meglio dargli amore!". La figlia si sposa e il padre la sera del matrimonio commenta: "Sono proprio contento: tutto è andato bene. A messa nessun errore; pranzo buono, ottimo; tempo bello. Niente fuori posto!". Neppure le ha chiesto come è andata, cos’ha vissuto, se è felice o che emozioni ha provato. Neppure gli è passato per la mente di dire cosa lui ha vissuto o provato. No, l’importante che tutto sia andato bene! (!) Un genitore, la cui figlia fa un saggio spettacolare di danza, meraviglioso, da brividi, le dice: "Brava Sara, sono proprio contento. Avevo paura di fare brutta figura davanti a tutti". Ma non sarebbe stato meglio che stesse zitto, invece di dire una fesseria del genere? Quante volte ci ha ferito la frase: "Tutto bene! Tutto è andato bene! Niente fuori posto. Nessun sbaglio" dove la preoccupazione di chi c’era vicino era quella di fare bella figura! Non vedevano tanto noi ma loro; non ciò che noi facevamo con tutto il nostro impegno, fatica, emozione, trepidazione, paura, felicità, ma il loro desiderio di "fare bella figura", di non sfigurare. Loro erano più importanti di noi. E quella frase che tante volte abbiamo sentito: "Ti sei comportato bene?". Quando andavi ad una festa dagli amici, quando tornavi dal camposcuola, quando uscivi con qualcuno la prima domanda non era se ti eri divertito, cos’avevi vissuto, che sentimenti, ma: "Ti sei comportato bene? Sei stato bravo?". In nessun periodo storico come in quello di Gesù la legge ebraica fu così scrupolosamente rispettata. Gli ebrei non erano gente malvagia. I farisei erano delle brave persone che seguivano la saggezza convenzionale. I farisei, coloro che rifiutarono Gesù, facevano delle cose giuste. Erano dei bravi cittadini; andavano sempre in chiesa (sinagoga) e rispettavano tutti i precetti religiosi. Compivano anche dei digiuni e degli atti volontari, cioè non prescritti dalla legge. Il favore di cui i farisei godevano fra la popolazione di quel tempo è fuori di dubbio. Quindi Gesù, che li critica, si scaglia non solo contro di loro ma contro un sistema popolare di valori, che era accettato dalla società. Ciò che Gesù dice è contro la morale comune. Ciò che Gesù diceva era altamente scandaloso. Le regole dei farisei non erano stupide, è che avevano perso la loro anima. Forse, alcuni secoli prima, lavarsi le mani o rispettare il sabato aveva un senso molto profondo. Era un modo con cui l’ebreo diceva: "Devo avvicinarmi a Dio con le mani e soprattutto con il cuore puro; ritaglierò un tempo, il sabato, di preghiera, di silenzio, di pace, per ricordarmi e per vivere che Dio è il signore del tempo e di ogni giorno. In quel giorno non farò niente non perché Dio voglia che io non faccia niente, ma perché nessun lavoro può essere paragonato a Dio". Ma nel corso dei secoli e degli anni questi precetti rimasero senza un’anima, vuoti. Non avevano più significato, si facevano perché lo si era sempre fatto, perché si era stati abituati così. Quando un gesto perde la sua anima, allora diventa formale o fondamentalista. Un gesto esprime (dovrebbe) un senso, un’anima, un sentimento del cuore. Un gesto è la conseguenza di un impulso del cuore, di ciò che hai dentro. Se non lo esprime è formale. Se perdi di vista l’obiettivo, se il tuo gesto non esprime più l’intenzione è inutile, formale, forse anche falso. Allora: erano della brava gente, davvero. Se non si capisce questo è difficile capire la rivoluzione del vangelo. E’ che non avevano incontrato il Dio di Gesù! E infatti fu questa "brava gente" che uccise Gesù. A volte la gente dice: "Sono un bravo cristiano! Vado sempre a messa, non faccio male a nessuno, non rubo e non uccido". Bene, mi fa piacere per te. Tutto questo è buono. Ma non è il Dio di Gesù. Il Dio di Gesù è la misericordia, l’amore, il perdono, la vita. Cosa provi nel tuo cuore? Quando vedi una persona cosa senti, cosa avverti dentro? Il tuo cuore vive di più nell’odio o nell’amore? Nel risentimento o nella gioia della vita? Trae piacere o invidia dal successo degli altri? E’ chiuso o aperto? E’ arrabbiato o sente amore, compassione? Il tuo cuore può espandersi fino ai confini del mondo, a tutti gli uomini e sentirli fratelli, a tutte le creature e le cose e sentirle sorelle? Oppure il tuo cuore non sente più nulla, è morto, arido, rinsecchito? Nella storia della chiesa questa mentalità è stata fortissima. C’era la tendenza alla contabilità della dottrina cristiana. La domanda classica era: "Quante volte?". Nel catechismo c’era ad es. la richiesta che si facesse spesso il segno della croce. "Perché tante volte?" (il catechismo era fatto a domande e risposte). "Perché in ogni tempo e luogo i nostri nemici ci combattono e ci perseguitano". Pensate che paranoia, che senso di persecuzione ci dev’esser dietro ad una frase del genere. Un bravo cattolico doveva sapere: le 7 domande del Padre Nostro, i 10 comandamenti, le 14 opere di misericordia (7 spirituali e 7 corporali), i 7 sacramenti, le 5 parti o condizioni del sacramento della penitenza, le 9 cose mediante le quali si perdonano i peccati veniali, i 7 peccati capitali, le 7 virtù teologali, le 4 virtù cardinali, i 5 sensi corporei, i 7 doni dello Spirito e i loro 12 frutti, le 8 beatitudini, i 4 novissimi, i 15 misteri del rosario, ecc. Il catechismo (il catechismo di Ripalda) diceva che peccano mortalmente: colui che giura dubitando se sia vero ciò su cui sta giurando; colui che lavora senza bisogno più di 2 ore nei giorni di festa; i figli che non obbediscono ai genitori per quanto riguarda i buoni costumi; quelli che dicono o cantano cose sconce o le ascoltano con piacere; chi assiste alla messa senza attenzione per un tempo notevole; quelli che non digiunano senza legittima causa; quelli che sono obbligati all’astinenza delle carne nei giorni stabiliti e non la osservano; chi non compie una penitenza grave o la rinvia per molto tempo, ecc. In questa mentalità possiamo capire come sia stata possibile l’inquisizione. Perché solo dove c’è perfezione c’è inquisizione. Inquisire è un tratto distintivo delle persone che si preoccupano dei difetti altrui. L’inquisitore pretende che tutto riesca bene e senza errori. Non gli interessa cosa c’è dentro ma che tutto riesca bene. Molte persone furono torturate, uccise, bruciate, perché non rientravano nei loro parametri, nelle loro regole. Alcuni erano maghi e stregoni; ma altri erano solo dei poveri malati mentali; altri ancora erano dei progressisti e degli illuminati che vivevano in profondità e secondo lo spirito del vangelo. C’è da stupirsi che lo stesso vangelo, un annuncio di misericordia, non sia stato censurato e messo all’Indice dei libri proibiti. Gesù li chiama "ipocriti". Ipocrita in greco vuol dire "colui che recita, che declama". Ipocrita indica quindi una falsa apparenza, una maschera, uno che ti fa vedere qualcosa ma sotto è qualcos’altro. Gesù li condanna per due motivi. Il primo: hanno deformato il comandamento di Dio, mettendo in bocca a Dio leggi e norme degli uomini. Cioè: fanno dire a Dio quello che loro vogliono (il loro pensiero). Il secondo: non ci sono cose pure o impure ma è il cuore puro o impuro. Non ciò che è fuori ma ciò che è dentro che consacra o contamina le cose e le persone. Tutto è secondo il tuo cuore. Se ci sono delle cose cattive, le eliminiamo. Se ci sono delle razze cattive, le giudichiamo, le etichettiamo, le sopprimiamo, le emarginiamo. Ma se le cose sono buone allora non si scappa: il male dipende da te, da come e dal perché le vedi; dal come e dal perché le tocchi; dal come e dal perché le usi. Allora tutto dipende da ciò che hai dentro tu. Se le cose sono cattive il male sta fuori di me: "Ah, padre, che sfortunato sono stato a trovarmi una donna così!". Sfortunato!? Ma dov’eri durante il fidanzamento? Dormivi? Non vedevi? Non volevi vedere? "Ah, padre, che figlio che ho!". Ma dov’è vissuto? Chi lo ha educato? Chi erano i suoi genitori? Se le cose sono cattive, "se avessimo una casa più bella... meno nebbia... se ci fossero altri politici... se la fortuna non mi avesse girato le spalle... se avessi avuto degli altri amici... se non fosse successa quella cosa lì", allora si può affibbiare a qualcuno la responsabilità della mia vita. Se le cose sono cattive allora il male è il degrado sociale, le periferie disordinate, la mancanza di verde e di spazi per il tempo libero, la disoccupazione, gli extracomunitari, i raptus di follia o la polizia insufficiente. Se le cose sono cattive, eliminiamole, confiniamole, rimandiamole al loro paese, imprigioniamole. Ma non sono le cose cattive è il tuo atteggiamento dentro che rende le cose e le situazioni cattive. Gesù dice: "Tutto dipende dal tuo cuore" e "Ciò che hai dentro è la tua vita o la tua morte". Lc 6,45: "L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore". Per Gesù è l’interiorità, ciò che hai dentro, ciò che vive nel tuo cuore, che determina l’esteriorità. L’interiorità opera verso l’esteriorità come un vaso che trabocca: la maggior parte del suo contenuto rimane nascosta (tesoro); ciò che esce è soltanto e non può essere altro che ciò che c’è dentro. Mt 12,33-34: "Se prendete un albero buono anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore". Se ciò che fai non nasce dal cuore è una prestazione. Non è tanto quello che fai che conta ma se in ciò che fai c’è un cuore, cioè, se tu sei coinvolto in ciò che accade. Io posso pregare: ma se la mia preghiera non ha un cuore, cioè non mi coinvolge, non mi "tocca", non mi fa vibrare, non mi procura dei sussulti, dei movimenti interni, non mi mette in contatto con il Padre, è un semplice esercizio. Se io prego e la mia preghiera non ha un cuore allora io ho altre motivazioni per cui faccio quella cosa: i farisei, ad es., lo facevano per essere bravi, per essere ammirati, stimati, considerati e in posto con la legge e la loro coscienza (deformata!). Io posso darti un bacio: ma se il mio bacio non ha un cuore, cioè se io non ti voglio bene, non provo affetto, non provo un sentimento verso di te, quello è come il bacio di Giuda. Giuda, un apostolo, bacerà Gesù e il suo bacio sarà impuro. La Maddalena e altre donne considerate "donnacce" lo baceranno e sarà un bacio puro, d’amore. Non il gesto ma l’intenzione con cui lo fai che è decisiva. E’ ciò che hai dentro che determina ciò che fai fuori.Ma potremmo aggiungere: è ciò che hai dentro che determina la tua vita e diventa il tuo destino. Cosa succede se tu dentro hai un vulcano? Tua madre era assente ed era presa dai suoi problemi e dagli altri figli. Così tu sei "venuta su" da sola. Perché ti vedesse hai fatto un po’ di tutto: la aiutavi nei mestieri, eri brava a scuola, cercavi di non darle nessun fastidio. Ma lei aveva sempre qualcosa di più importante di te. Così oggi hai una rabbia dentro atroce: perché lei non ti vedeva, tu non c’eri per lei. E cosa puoi seminare, cosa può uscire da te se dentro sei un vulcano di rabbia? Come ti puoi rapportare ai tuoi figli, a tuo marito, alle persone con tutto quel magma che bolle dentro di te? Prenditi cura del tuo cuore perché da lì, da dentro, viene ciò che distrugge te e chi ti è vicino. Cosa succede se dentro hai un duce? A casa tua non si poteva urlare, cantare, giocare liberamente e fare disordine. Bisognava essere dei bravi bambini, sempre attenti e a modo. Si era premiati solo se si aiutava in casa e se si era ometti. "Questo non va bene... quell’altro non si fa così...": tutto era visto come buono o cattivo, giusto o sbagliato. Per cui si era sempre sotto esame: non ci si poteva mai lasciar andare, rilassare, vivere il gusto e il piacere del giocare o del divertirsi o dell’essere bambini. Perché c’era sempre da chiedersi: "E’ bene o male quello che sto facendo?", che tradotto voleva dire: "E’ accettabile (bene) o no (male) dai miei genitori quello che sto facendo?". Così oggi giudichi tutto e tutti: bianco o nero; bene o male, giusto o sbagliato, bravo o cattivo. Così sei diventato intransigente, giudicante e duro con gli altri. Se il tuo cuore è giudicante, duro, intransigente, perfezionista, quali pensieri potrà produrre? E quali parole potrà esprimere? E se il tuo cuore è duro come puoi essere morbido, tenero, accogliente? E cosa potranno diventare i tuoi figli con un duce in casa? Prenditi cura del tuo cuore perché da esso sgorga la vita o la morte. Cosa succede se in casa tua non c’era spazio per esprimere il mondo affettivo? Le coccole neppure si sapeva cosa fossero: "Smancerie!". Non una carezza, non il commuoversi, non il lasciarsi andare, non il giocare e neppure il ridere troppo. Quello che provavi tu non importava a nessuno: se pulivi il bagno o riordinavi la camera questo sì che importava, ma che tu fossi triste, arrabbiato, che ti sentissi deluso o impaurito di questo nessuno se ne accorgeva. Così sei diventato insensibile e, per non essere più ferito nei tuoi sentimenti non ascoltati, hai deciso di non sentirli più. Ma oggi sei vuoto, arido, secco. Non senti niente dentro di te. Vivere o non vivere è la stessa cosa. E se non sai provare più nessun sentimento, cosa puoi dare? Prenditi cura del tuo cuore perché da esso sgorga la vita o la morte. Cosa succede se tu dentro sei in balia della tempesta? I tuoi genitori ti volevano "bravo", educato e a modo. E tu, per avere da loro riconoscimento, affetto e stima, ti sei adattato a diventare così. Non hai più ascoltato quello che tu sei, quello che tu provavi o desideravi, perché la cosa più importante era non deluderli. D’altronde: o ascoltavi te e perdevi il loro affetto (cosa impossibile per un bambino) o non ascoltavi te per avere il loro affetto. Ma facendo così non ti sei più ascoltato (ascoltavi solo quello che loro volevano) e adesso non sai più cosa provi, cosa vuoi, cosa è buono o male per te. Chiedi a destra e a sinistra perché tu non sai più ascoltarti. Ma se dentro non ti sai ascoltare non potrai che essere in balia degli altri e dipendente da quello che ti dicono. Prenditi cura del tuo cuore perché è la sorgente di ogni felicità e di ogni infelicità. Cosa succede se tu dentro hai un buco d’amore? Hai un vuoto d’amore e sei sposata con un uomo. Hai paura che se ne vada e ti attacchi a lui perché non vuoi perderlo. Se lui se ne andasse tu ti ritroveresti con il tuo terribile vuoto, che secondo te solo lui può riempire e soddisfare. Così diventi gelosa e tutto diventa un pericolo. Così se lui guarda un’altra donna, per te, ti tradisce. Se ritorna a casa un po’ più tardi o se non ti telefona, fantastichi su chissà cosa e via dicendo. Ma non è lui che non ti ama, è il tuo vuoto che urla dentro di te. Se dentro hai un vuoto d’amore non potrai che essere gelosa e invidiare gli altri. E’ così. Prenditi cura dei buchi del tuo cuore così non chiederai ad altri di riempirli. Cosa succede se dentro di te ci sono "silenzi di innocenti"? L’odio per chi ha abusato di te; la rabbia per chi ti ha percosso o per chi doveva difenderti ma è stato zitto e quindi complice; l’umiliazione per chi ti ha preso in giro, o per chi ti ha deriso davanti agli amici; il dolore per chi non aveva amore o per chi conosceva solo il giudizio nei tuoi confronti; la sofferenza per quella persona cara che ti è morta o per qualche trauma di vita, tutto questo dov’è? Se il tuo cuore è colmo di tutto questo, cosa potrà far uscire? Prenditi cura del tuo cuore perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. E ci possiamo chiedere come società: un bambino che vive nel terrore delle bombe, nella tragedia della perdita dei suoi genitori, nella distruzione di casa, onore, tradizioni o nell’umiliazione e nella perdita del senso di dignità umana, cosa accumulerà nel suo cuore? Per questo la violenza non può che produrre altra violenza. E chi non libera la violenza dentro di sé è destinato a perpetuarla. Così come chi non libera la rabbia e il dolore dentro di sé è destinato a trasferirlo su altri. Prenditi cura del tuo cuore e il mondo non potrà che inchinarsi ai tuoi piedi. Se il cuore è libero vive d’amore. Ma se è pieno d’altro, di questo vive. Pensiero della Settimana Osa esprimerti piuttosto che reprimerti. Osa piangere piuttosto che arrabbiarti. Osa manifestarti piuttosto che nasconderti. Osa chiedere piuttosto che aspettare. Osa sperimentare piuttosto che metterti al sicuro. Osa andartene piuttosto che ammuffire. Osa sognare piuttosto che scoraggiarti. Osa donare piuttosto che calcolare. Osa creare piuttosto che cercare di imitare. Osa amare piuttosto che lasciare che i tuo cuore inaridisca. Osa vivere piuttosto che sopravvivere. |