Omelia (30-08-2009) |
padre Paul Devreux |
La prima lettura è importante perché in essa Mosè ordina al suo popolo di ascoltare le leggi e norme che il Signore da per poterle osservare e manifestargli fedeltà; da qui il formalismo dei giudei, che non potendo guardare al cuore dei fedeli, davano importanza alle manifestazioni esterne di adesione alla religione. Erano convinti che osservando la legge e le 613 norme di attuazione della legge che col tempo avevano scritto, si garantivano la benedizione di Dio. Per lo stesso motivo pensavano che se qualcuno non le osservava attirava l'ira di Dio non solo su se stesso, ma su tutto il popolo colpevole di permettere queste trasgressioni. Nel vangelo di oggi vediamo che i farisei domandano a Gesù come mai alcuni dei suoi discepoli non osservano alcune di queste norme, che noi oggi definiremo semplicemente igieniche. E' un modo di accusarlo di non intervenire e di non dedicare tempo ad educare questi suoi discepoli, che probabilmente sono povera gente, allo studio e all'applicazione di tutte queste norme praticabili solo da chi dispone sempre di acqua in abbondanza e quindi di servi che vanno ad attingerla al pozzo. Ma Gesù non si mette a polemizzare o a difenderli dicendo che sono poveri, impegnati da lavori duri, che non hanno tempo per studiare o semplicemente dicendo che l'acqua per lavarsi è un lusso. Gesù di fatto li difende riportando il discorso all'essenziale, invitando a guardare il cuore della legge che è il comandamento dell'amore. Abbiamo assimilato questo concetto o anche noi diamo più importanza all'esteriorità? Stiamo uscendo da un periodo storico in cui non andare a messa era visto male, per cui ci si andava per devozione, ma anche per evitare di perdere il lavoro in alcuni casi, o per trovare la fidanzata. Una pratica spesso legata a convenzioni sociali, all'abitudine e anche alla paura di Dio. Oggi, andare a messa è contro corrente e provare a comportarsi da cristiano è tornato difficile, e questo è provvidenziale perché a questo punto ci va solo chi ne sente il bisogno e questo è segno di autenticità. Non direi pochi ma buoni, perché buoni non siamo, ma pochi e motivati solo dal desiderio di comunione con Dio o di aiuto. Questo è bello e a questo bisogna puntare. |