Omelia (06-09-2009)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di don Gerardo Antonazzo

Le situazioni drammatiche della vita tolgono la parola a chi vorrebbe esprimere i propri sentimenti, e rendono sordi quanti, colpiti, non hanno voglia di farsi consolare.
Davanti a un grave lutto, a un tragico incidente, a una gravissima malattia, stare accanto alle persone toccate dall’evento e dire qualcosa di sensato, è davvero difficile.
Sono di ritorno, da pochi minuti, dalla visita ad una famiglia che ha perduto il papà, in pochi attimi, stroncato da un infarto, almeno si pensa. Questa morte si presenta ancora più incredibile e paradossale per il fatto che da più di un anno la persona combatteva contro un tumore alla lingua, che, provvidenzialmente, stava evolvendo verso una soluzione ormai stabile e positiva. Poi d’improvviso, l’evento della morte per una causa inaspettata e imprevedibile: ma come è possibile? perché? dov’era Dio in quel momento? Lascia la moglie e tre figlie.
Dire qualcosa è come se, d’improvviso, il vocabolario si fosse svuotato delle parole giuste.
Ma anche chi ascolta le poche parole dei tanti, vorrebbe diventare sordo alle inutili espressioni di impossibile vicinanza.
Dove prendere la forza per poter dire: "Coraggio...!"
Come non rischiare di diventare banali, inopportuni, fastidiosi?
Dio non si arrende: Lui sposa decisamente nella fragilità delle situazioni umane di ogni genere. Incrocia ogni motivo di smarrimento e di desolazione con il grido profetico: "Coraggio! Non temete".
Dio si impegna nelle situazioni più difficili, si espone in prima persona, promette ciò che umanamente è insperabile. Lui lo dice e lo fa. Israele deve raccogliere la sfida della portata salvifica di questo annuncio. Dio interviene con questo invito al coraggio e alla fiducia nella sua azione salvifica nella storia di tanti protagonisti biblici, e sempre nei momenti più decisivi, difficili e critici, umanamente esposti al limite dell’impossibile.
L’accostarsi di Dio, la sua prossimità al popolo, è motivo di profonda consolazione: è certezza di una soluzione positiva a momenti segnati dalla prova. Nelle mani di Dio, anche le situazioni più difficili ornano a vivere. Tutto si risveglia, come a primavera: è uno schiudersi prorompente di ciò che ormai appariva destinato a "morire".
La partecipazione alla salvezza annunciata da Yahwè comporta un coinvolgimento benefico di tutto e di tutti. È una creazione restaurata quella che risulta dall’intervento di Dio: viene ripristinata l’armonia perduta, e la creazione diventa un inno di lode, il solenne riconoscimento dell’intervento di Yahwè.
"Ecco il vostro Dio...Egli viene a salvarvi": Gesù "uscito...passando...venne..." senza esclusione geografica, coinvolgendo intere regioni pagane. Gesù è deciso nel suo camminare missionario. D’improvviso, la presentazione dell’uomo sordomuto. Pregano Gesù di imporre le mani sul sordomuto: il gesto delle mani aperte esprime la signoria di Dio, la sovranità e il potere sulla natura.
La reazione di Gesù rischia di diventare una pratica da "stregone": ricorre a gesti magici e strani, pronuncia parole misteriose, quasi senza senso. La potenza di Dio ("guardando verso il cielo") è nuovamente all’opera: dita e saliva sono gli elementi utilizzati per la nuova creazione.
Gesù è il Salvatore annunciato, è la presenza consolante di Dio in mezzo a noi.
I segni che egli compie riguardano i poveri, rispondono alle aspirazioni più profonde degli uomini, dimostra il coraggio di poter guariti e di poter occupare un posto nella società, da persone normali.
Il sordomuto è condotto fuori dalla folla: si trova solo di fronte a Gesù, come Adamo, il primo uomo plasmato ma non ancora "essere vivente" (cfr. Gen 2).
Gesù "fa passare" la sua potenza in quest’uomo malato: la vecchia creatura è recuperata, la natura è restaurata, l’alito di vita produce la "nuova creazione", il sospiro di Gesù è un’eco della partecipazione alla sofferenza del sordomuto e premessa della guarigione: "Effatà".
L’apertura del cielo, "dimora" di Dio, è condizione dell’apertura degli orecchi e dello scioglimento della lingua: in Gesù, irrompe "dal cielo" la potenza di Dio stesso...ed è vita!
Nella catechesi marciana, il sordomuto è il prototipo del catecumeno ancora chiuso alla parola e alla luce di Cristo, ancora incapace di esprimere correttamente la propria fede.
L’incontro radicale con Gesù è un itinerario di vita e di luce.
Il testo ci interpella e ci provoca a scelte personali, a tirarci fuori dalla mischia e dall’anonimato della folla, per "stare di fronte" al Mistero di luce che gradualmente introduce il catecumeno nell’Effatà di una vita cristiana piena.
La liturgia battesimale conferisce al racconto di Marco un’attualità che non tramonta. Il battesimo non termina con la celebrazione dei riti: la fede del discepolo è costantemente in ritardo sulla luce. Ecco allora l’itinerario catecumenale che conduce verso un’acquisizione sempre più piena dell’identità di Gesù Cristo, fino alla maturità dell’Ascolto e della Profezia: "Egli comandò di non dirlo a nessuno...ma più lo proibiva più lo proclamavano".