Omelia (06-09-2009) |
don Roberto Seregni |
Effatà Mi fa piacere riascoltare questo brano del Vangelo di Marco. Negl’ultimi mesi ho avuto la fortuna di incontrare molte persone che hanno deciso di lasciarsi guarire, che hanno trovato la forza e la lucidità per chiamare con il nome giusto il dolore che si portavano nel cuore, che hanno deciso di mollare le redini e di lasciare lo Spirito alla guida. In questi pochi anni della mia vita da prete ho scoperto che la cosa più difficile non è guarire, ma dare nome al dolore, alle ferite, al proprio peccato. E’ dal riconoscimento che parte la possibilità della guarigione. Il Signore, oggi, ti ridona questa possibilità. Puoi guarire, se lo vuoi. Puoi liberarti dalle schiavitù che ti imprigionano, se lo desideri. Puoi essere un uomo nuovo, se ti lasci rinnovare dall’amore. L’incontro decisivo tra il Rabbì di Nazareth avviene nel territorio della Decapoli, una regione pagana. Interessante: il miracolo avviene per una persona che avrebbe dovuto essere esclusa, o comunque passare in serie B. Invece no. Il maestro Gesù non tiene conto di privilegi, di appartenenze, di precedenze. Il suo dono è gratis. Per tutti. Nessuno escluso. Il sordomuto è accompagnato da Gesù e qualcuno che conosce la potenza della Sua Parola lo prega di guarirlo. Vorrei sottolineare un aspetto che a volte scivola un po’ via: "Lo prese in disparte, lontano dalla folla..." (v.33). Mi piace tantissimi questo dettaglio: Gesù lo trascina lontano dalla folla, dalla confusione, dai curiosi. Gesù cerca un incontro personale vero, non una dimostrazione in piazza. Garantisco, è così! L’ho sperimentato molte volte sulla mia pelle: per incontrare il Signore Gesù bisogna avere il coraggio di sottrarsi alla folla, di ritagliare uno spazio per lasciarsi incontrare e farsi raggiungere. Non parlo di fughe in monastero o finti misticismi! Basta un angolo della casa con un icona o un Vangelo, una candela, il cellulare spento e un po’ di tempo (ogni giorno!) per lasciarsi nutrire dalla Parola e rinnovare il desiderio d’essere guarito. "Effatà", dice Gesù. Il Signore lo sa che le nostre orecchie devono essere aperte per ascoltare la Parola e la nostra lingua deve essere sciolta dal nodo che impedisce l’annuncio di salvezza. Il maestro Gesù deve fare i conti con tutte le nostre durezze e le nostre chiusure. "Apriti", dice Gesù. E penso a te, cara sorella, che ancora stai chiusa nel tuo dolore, e muori di paura. E penso a te, fratello abbandonato dalla moglie, che non ti dai pace, che ti chiedi come hai fatto a non capire... E penso a voi, amici cari, che non riuscite ancora a dare un nome al vostro dolore e continuate a navigare fra gli spettri del passato. E penso a voi, genitori in guerra con un figlio che non ha saziato le vostre ambizioni. Coraggio, cari amici! Il Signore Gesù non è stanco delle nostre chiusure, viene ancora a cercarci nelle regioni delle nostre infedeltà, ci invita a stare in disparte, a gustare la Sua presenza, a lasciarci ricreare dalla Sua Parola. E tu, hai deciso che fare? Buona settimana don Roberto robertoseregni@libero.it P.S. Sul sito www.oratoriotirano.wordpress.com ritorna la rubrica "Ritagli dello Spirito". Una selezione di di testi, preghiere e meditazione per la vostra lettura personale. |