Omelia (06-09-2009) |
LaParrocchia.it |
Effatà, apriti! Ci sono casi tragici di bambini condannati alla solitudine perché ciechi, sordi e muti dalla nascita. L'impegno e l'abilità degli specialisti del linguaggio riescono a volte ad aprire loro il mondo dei segni e della parola. Ma quando gli occhi, le orecchie e la lingua del cuore sono bloccati?... Quante persone, quante coppie che non si capiscono, non si parlano più! Quanti "dialoghi fra sordi" tra individui, gruppi, istituzioni o nazioni, quando viene meno la fiducia reciproca e non si è più capaci di accettare gli altri con la loro fragilità, ma anche con ciò che portano in sé di più prezioso! Pensando a tutte queste situazioni, possiamo cogliere più facilmente il valore simbolico della guarigione del sordomuto. Dopo essersi scontrato col popolo eletto, sordo alla sua predicazione e ai suoi inviti a cambiar vita, Gesù è passato in terra pagana. Il messia è venuto per occuparsi delle orecchie e della lingua degli uomini: li vuole responsabili, capaci di ascoltare e di entrare nel dialogo della salvezza avviato dall'alleanza di Dio col suo popolo. Di fronte a tutti gli atteggiamenti di chiusura e di ripiegamento su se stessi - la reazione dei ricchi, degli orgogliosi, di quelli che non vogliono rinunciare al potere, e anche la nostra, ogni volta che il vangelo chiama in causa la nostra leggerezza, la nostra presunzione, il nostro egoismo - Gesù ordina: "Apriti!". Apriti ad ascoltare e ad accogliere gli insegnamenti del vangelo! Apriti a dire la tua fede con tutta la tua vita! Apriti a tradurre in pratica il Padre nostro che ripeti ogni giorno! Se questo avvenisse, la nostra esistenza diventerebbe trasparente e rimanderebbe senza fatica a Gesù Cristo. Tutti allora potrebbero dire, con le folle del vangelo: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". |