Omelia (13-09-2009) |
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Voi siete curiosi? Vi interessa sapere che cosa gli altri dicono di voi, quando non ci siete? Mi hanno spiegato che in genere sono davvero poche le persone non interessate all’opinione che gli altri hanno di loro: più o meno tutti vorremmo sapere che cosa la gente pensa di noi, augurandoci ovviamente che siano pensieri lusinghieri nei nostri confronti, che ognuno pensi e dica di noi tutto il bene e il meglio! Proprio nel Vangelo di oggi sembra che anche Gesù abbia questa curiosità, ci avete fatto caso? Riguardiamo insieme il racconto che ci ha offerto l’evangelista Marco: Gesù e i discepoli sono in cammino e il Maestro rivolge ai Dodici questa domanda: "La gente, chi dice che io sia?" Sembra proprio la curiosità di cui parlavamo prima! Possibile che anche il Maestro e Signore si lasci prendere dalla curiosità? No, certo, non ha bisogno di fare domande di questo genere, Lui, proprio Lui che ha il potere di leggere il cuore e la mente di ogni creatura! La sua non può essere semplice curiosità; ci deve essere un motivo importante per questa domanda. Ora, il Rabbi sa che la gente parla di lui; sa che le persone che lo ascoltano s’interrogano su questo giovane tanto sapiente e ciascuno si è fatto un’idea diversa su di lui. Ma tra i tanti c’è qualcuno, almeno qualcuno, che è riuscito a riconoscere nel Maestro di Nazareth il Figlio di Dio? Per accompagnare i discepoli verso questa importante verità, prova a lasciarli esprimere liberamente. Non è un’indagine, ma una conversazione tranquilla, fatta lungo la strada. Devono spostarsi a piedi da un villaggio all’altro e, strada facendo, è normale chiacchierare un po’, giusto? Dunque, mentre vanno, il Maestro domanda: "La gente, chi dice che io sia?" Tutti coloro che lo vanno ad ascoltare, che lo seguono, che hanno magari assistito anche ad alcuni miracoli, che idea si sono fatta? Le risposte che riceve dimostrano che tra i discepoli le idee sono un po’ confuse: "essi gli risposero: Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti". Idee diverse, quindi. C’è chi pensa che Gesù sia Giovanni Battista: pur sapendo che Erode aveva fatto uccidere Giovanni, molti sperano che la notizia sia falsa e che Giovanni sia invece vivo e sia tornato facendosi chiamare Gesù. Altri fanno ipotesi ancora più fantasiose: Gesù sarebbe l’antico profeta Elia, tornato dal cielo. Altri ancora non sono ben sicuri di chi sia Gesù, ma sono certi che si tratti di un profeta, cioè di un inviato da Dio. Da vero Maestro, Gesù non si accontenta e invita gli Apostoli ad esprimere il loro parere personale: "Ma voi, chi dite che io sia?" Non basta sapere cosa dice la gente: voi, proprio voi, che vivete con me giorno dopo giorno, che condividete la fatica, il sudore, i pasti, il sonno, le conversazioni, le risate... Voi che mi ascoltate insegnare e mi vedete pregare nei momenti di solitudine... Voi, che siete i miei amici speciali, quelli che ho scelto, chiamato, voluto insieme, cosa dite di me? Chi pensate che io sia, veramente? A nome di tutti prende la parola Pietro e dà una risposta stupefacente: "Tu sei il Cristo". Sì, questa è la verità, Gesù è il Cristo, cioè "l’unto di Dio", il Messia, il Salvatore promesso da Dio Padre e atteso da sempre. Tutte le promesse di Dio si compiono in Gesù. Sì, veramente è Lui, Gesù, l’atteso, il Figlio di Dio vivente tra noi. L’amicizia tra Dio e l’umanità, cominciata con l’Alleanza stretta con Abramo, trova il suo punto di arrivo in Gesù. L’amore di Dio Padre ha un volto, un corpo, una voce, un sorriso, nella persona di Gesù. Pietro non poteva dare una risposta migliore: breve, ma che descrive esattamente il mistero di Gesù. E il Maestro e Signore è proprio felice di questa risposta! È contento anche perché, se gli Apostoli hanno compreso così bene che Lui è il Figlio di Dio, allora può spiegare loro che cosa gli accadrà: "E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere." Parla della sua Passione, delle sofferenze che dovrà affrontare, della croce che lo attende, della morte a cui sarà condannato. Spiega anche che dopo tre giorni risusciterà, ma questo gli Apostoli non sono in grado di comprenderlo. Sono scossi e sconvolti per tutti i discorsi sulla sofferenza e la morte che il loro amato Rabbi ha appena pronunciato. Fino ad ora non aveva mai parlato loro così apertamente e proprio non si aspettavano la descrizione di un futuro tanto doloroso. Restano muti, assorti; solo Pietro prende di nuovo la parola. Però lo fa sottovoce, tirando Gesù un po’ in disparte, per non farsi sentire. Pietro rimprovera il suo Maestro per tutti quei discorsi: "Ma cosa dici? – gli domanda – E perché ora ti metti a parlare di Croce e di sofferenze, di morte? Come ti salta in testa di dire che sarai accusato dagli scribi e dai sommi sacerdoti? Come ti viene in mente di dire che verrai ucciso? Vuoi spaventare tutti?... Lascia perdere questi argomenti, non ti accadrà nulla di male, vedrai! Noi siamo in dodici, sempre con te: nessuno ti colpirà! Ti proteggiamo noi. E poi c’è la gente che ti ama e ti segue dappertutto! Di cosa ti preoccupi? Lascia stare tutte ‘ste storie di morte e di croce!" Gesù però non si lascia zittire da Pietro, anzi: mentre l’Apostolo ha parlato a denti stretti, a voce bassa, per non farsi sentire dagli altri, il Maestro e Signore alza la voce, parla forte, rivolgendosi in modo che tutti gli Apostoli sentano bene: "Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" Cioè gli dice: "Allontanati, stammi alla larga, Pietro, perché se parli così non mi sei amico, ma sei il mio nemico, proprio come Satana!...Se parli così, significa che ancora non sai ragionare secondo il cuore di Dio. Se non riesci a capire che esiste un amore più forte della morte, allora tu non ragioni secondo il cuore di Dio. Se non comprendi che si può amare sino a dare la vita, il tuo cuore è ancora lontano dalla logica di Dio. Se ti lasci vincere dalla paura delle sofferenze e della morte, allora non hai capito ancora nulla di quello che vado insegnando da tre anni!" È un discorso serio e difficile, questo di Gesù, e l’evangelista Marco non ci riferisce nulla della reazione degli Apostoli dopo queste parole. Ma riusciamo facilmente a immaginare che siano rimasti ancora più muti di prima, ancora più sconvolti. Come li capiamo! È così duro per noi riuscire a entrare in questa logica di Dio! È così amaro il pensiero della sofferenza e della morte, che ci sembra impossibile accoglierlo con pace, senza farci schiacciare dalla paura! Però siamo in grado di capire che esiste un amore più forte della morte, questo sì. Sappiamo, crediamo, siamo convinti, che per amore si può arrivare anche a dare la vita. Non è detto che noi, tutti noi presenti qui, siamo capaci di farlo, però un amore così riusciamo a pensarlo e a comprenderlo! Allora prendiamo esempio dagli Apostoli e restiamo anche noi, come loro, in silenzio; per ripensare al dialogo tra Gesù e Pietro, per lasciarci raggiungere dalla verità di un amore così grande che arriva dare la vita, che rischia la sofferenza, la croce e la morte. Nel silenzio del cuore riconosciamo con slancio e convinzione che veramente Gesù è il Cristo, che veramente Lui è il compimento di tutte le promesse di Dio Padre. Nel silenzio dell’anima, riconfermiamo il nostro desiderio di seguire Lui, l’unico Maestro e Signore che ama fino a dare la vita. Commento a cura di Daniela De Simeis |