Omelia (13-09-2009)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura del Prof. Gigi Avanti

Quando ci si fa "l’idea" di una persona si rischia quasi sempre di farsela in base alla raccolta incompleta e all’assemblaggio spesso frettoloso di alcuni tasselli rappresentati dai suoi comportamenti manifesti e dalle sue affermazioni. Dico "si rischia", perché il mistero profondo dell’identità di ogni essere umano sfugge ad analisi e catalogazioni razionali essendo custoditi nel cuore del suo Creatore.
* Purtuttavia, l’inclinazione a farsi un’idea di una persona e magari anche a nutrire delle aspettative sul destino legato alla sua identità è forte e attiene a quella parte del nostro io interiore più pronto ed avvezzo al "giudizio" ("oggi il tempo è brutto"...) che non alla umile e semplice valutazione descrittiva del reale ("oggi il tempo è piovoso"...anche perché l’acqua non è "brutta", bensì "utile, umile, preziosa e casta").
Assecondando questa inclinazione si può arrivare ad avere delle "idee" poco o nulla rispondenti alla "realtà" delle persone e delle cose, fino al punto di credere di più ad esse che non alla realtà. E questo conduce alle soglie di pericolose patologie...
Il mistico islamico Rumi dell’epoca storica di Dante ammonisce con questo aforisma: "La verità era uno specchio che, cadendo, andò in frantumi; ciascuno, prendendone un pezzetto e vedendosi rispecchiato dentro, credette di possedere l’intera verità".
Il brano di vangelo di questa domenica ci racconta appunto di Gesù alle prese con il desiderio di sapere cosa si dice in giro a proposito della sua identità. E per soddisfare questo desiderio incomincia a "interrogare" i suoi discepoli: "Chi dice la gente chi io sia?".
Non chiede "cosa dice la gente" rischiando di raccogliere per risposta, magari, tutta una sfilza di "pettegolezzi" o di "fantasie", ma punta dritto alla ricerca di una risposta il più possibile veritiera sulla sua identità-missione-relazione.
La risposta della gente, riferita dai suoi discepoli-cronisti, non va dritta però al nocciolo del mistero, ma si aggira tentennante attorno ad esso: "Qualcuno dice Giovanni Battista, altri Elia, altri qualcuno dei profeti...".
Gesù, per nulla soddisfatto, incalza i suoi discepoli con una domanda diretta: "E voi chi dite chi io sia?". Come dire..."voi che mi conoscete un po’ meglio che idea vi siete fatta di me?".
Sarà Pietro, a nome di tutti, a tagliare corto: "Tu sei il Cristo" (o come riferirà Matteo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente").
A questo punto Gesù, dopo aver proibito di dirlo in giro, affonda decisamente nel terreno della rivelazione della sua identità-missione-relazione costringendo Pietro e gli altri a verificare se "l’idea" che si era fatta di Gesù era "vera" o, come si suol dire, molto "personale".
Questa rivelazione scatena il finimondo nell’anima di Pietro che prende in disparte Gesù (patetico e dolce questo atteggiamento protettivo del discepolo nei confronti del suo certamente più giovane Maestro...) per farlo ragionare e si becca per tutta risposta l’insulto più cocente di tutta la Sacra Scrittura: "Satana, vai via da me...perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Poi il brano prosegue presentando un Gesù quasi sferzante nei riguardi di coloro che si sono fatta o si potrebbero fare in futuro delle strane idee su di lui e delle false aspettative...In linea con quanto è stato scritto da qualcuno e cioè che "Dio delude sempre chi se lo immagina a modo suo.
A far crollare poi ogni strana aspettativa o "interpretazione del cristianesimo" è l’espressione cardine dell’intero discorso sulla "sequela": "Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua"...
Il nucleo profondo e nascosto del mistero della sua identità (Gesù), della sua missione (Cristo, cioè unto per la salvezza), della sua relazione (Figlio di Dio) è svelato e fa da luce per chi lo vuole veramente seguire senza false aspettative condannate ad andare in delusione.