Omelia (20-09-2009) |
padre Mimmo Castiglione |
E due! Nella buona e bella notizia di questa domenica: il secondo annuncio della passione, morte e risurrezione di Gesù. Segue la reazione dei discepoli e l’insegnamento da parte del Maestro. Il cammino continua! Il Maestro è in incognito. Sempre più solo, anche se in compagnia dei Dodici, che invece d’ascoltare e comprendere, conversano tra loro, escludendo il Maestro. Lontani nei pensieri non lo vedono. Ciechi! Ed ora istruisce solo i suoi intimi. Gesù annuncia ai soli discepoli, per la seconda volta la sua passione, sulla scia di quanti son stati e son perseguitati, perché fedeli al Dio ed alla giustizia e non idolatri. Consegnato alla morte, sarà dal Padre risuscitato il terzo giorno. Ma essi non comprendono, o non vogliono capire, allorquando qualcosa cominciano ad intuire. Sordi! Camminano insieme sì! Ma quanto ormai distanti i loro cuori! Necessario in appresso un terzo annuncio! Troppo duro il discorso! E per eludere, non chiedono spiegazioni. Per timore? Conoscendo il carattere del Maestro! La paura li terrorizza. Come sarà in futuro nell’orto! Di cosa, invece, gli apprendisti rabbini preferiscono conversare? Del primato! In situazioni del genere si ama sognare! E coltivare illusioni di grandezza! D’altra parte erano consci d’essere stati scelti per portare avanti il discorso! Giungendo a Cafarnao, la città del discorso sul pane, Gesù domanda loro di cosa parlavano per la via. Tutti tacciono ora. Muti! Imbarazzati d’essere stati smascherati nel loro bisogno di potere e gratificazione. Avevano discusso per strada chi (di loro) fosse il più grande, sulle precedenze e la spartizione delle poltrone. Anche nel regno dei cieli! Scavalcando le sette gerarchie celesti, i sette troni! Ora, ai Dodici, Gesù impartisce pazientemente la lezione contro l’orgoglio e dice: il grande ed il primo, deve farsi ultimo e servire. Che botta! Già! Non c’entra nulla la sottomissione! Gesù è l’ultimo, il servo, il disprezzato. S’è primi quando si è ultimi e si è grandi quando si serve, tutti (e non solo qualcuno!). Sapienza che viene dall’alto, dalla Croce! È la via per Gerusalemme! Esser consegnati, non disponendo più di sé. Ma i discepoli ancora non son pronti! Stentano ad accogliere e comprendere. La verifica da parte del Maestro appare deludente! Ci vuole ancora tempo. Ce ne vorrà in futuro! L’abbandoneranno comunque! Intanto Gesù non cambia piani, continuando il suo viaggio! Poi, il Maestro drammatizza la sentenza con un’azione simbolica, come fanno i profeti. Prima la parola per le orecchie, e poi l’azione per gli occhi. Prende un bambino, che non contava nulla, senza diritti, considerato testardo e capriccioso, dal pensiero stolto e folle, lo pone in mezzo, al centro dell’attenzione, impotente, disarmato, facendone un esempio di povertà nel bisogno e d’abbandono. L’autorità che si esercita sui bimbi è solo quella di servirli nelle loro necessità. Gratuitamente, senz’aspettarsi alcun ricambio. E poi l’abbraccia. E per di più vi s’identifica col Padre. Gesù servo di tutti. A loro occorre servire, ed anche a tutti quanti li rappresentano, deboli, oppressi. Tutto rovesciato! S’è in comunione con Dio se si è solidali con gli ultimi, con chi non ha diritti, privilegi, prestigio, con i poveri del Signore! Aver fede è accogliere. S’accoglie il Padre se si riceve il suo Inviato, Gesù. Si riceve Gesù accogliendo i miseri, quanti si fanno fare piccoli dal Padre! Chissà che invidia! Si sarà forse risvegliato il bimbo che in tutti quanti gli uomini grida accoglienza e amore?! Potevo esserci io al posto del bambino?! E invece no! Pietà di me, Maestro, che al posto dei discepoli, che volevano essere grandi e i primi, mi ci ritrovo sempre. Dopo questi fatti, Gesù non apparirà più in pubblico e lascerà la Galilea. Si è reso forse conto del messaggio pervenutogli da parte dei potenti, i loro avvertimenti tramite il trattamento che è stato riservato al Battista. Il Maestro ormai ha compreso definitivamente (e cerca di farlo accettare ai suoi discepoli, che però si ostinano) che per amare deve andare incontro alla morte. È Consacrato il Consegnato! E come un bambino svezzato, s’affida a Dio. PREGHIERA Pietà Gesù, per tutte le volte che ti ho messo alla prova. Pietà per tutte le volte che ho messo alla prova gli altri, con soverchierie e prepotenze, trappole e inganni, angherie ed umiliazioni, soprattutto chi amavo di più, per verificarne la fedeltà, sopratutto quanti mi erano stati ostili, quanti mi avevano fatto del male o invidiavo. Pietà Signore della mia paura, che mi paralizza, e m’impedisce di essere in coda, e di servire chi è considerato veramente ultimo nel mondo. |