Omelia (13-09-2009) |
don Roberto Rossi |
Chi perderà la propria vita per me e per il Vangelo, la salverà Pietro: il suo fervore e i suoi scoraggiamenti, la sua fede e la sua paura, il suo attaccamento a Cristo e il rinnegamento, la sua decisione di seguire il Signore e la fatica ad accettare la croce. Nel vangelo di oggi, prima ha riconosciuto che Gesù è il Cristo, l'Atteso, l'Inviato di Dio. E poco dopo Gesù lo chiama «satana». Ma perché Gesù riserva parole così dure a colui che aveva dichiarato esplicitamente la sua fede in lui? Forse, perché a lui, Gesù, non basta essere identificato come il Messia, il Figlio di Dio. È ben altro quello che cerca. Cerca persone disposte a condividere la sua stessa esperienza di morte e di risurrezione, cerca discepoli pronti a prendere la loro croce e a seguirlo per una strada angusta che passa attraverso il Calvario e giunge alla domenica della risurrezione. E, allora non vi è nulla di più pericoloso che dichiarare la propria fede nel Cristo e poi cercare di piegare i suoi progetti alla nostra volontà. Come può piacere la croce? Come spiegare una realtà che sembra in sé del tutto contraddittoria: che bisogna morire per risorgere, che bisogna perdere la vita per salvarla, che bisogna spezzarla per ritrovarla intatta? Umanamente non è possibile fornire alcuna prova: è questione di fiducia. E la difficoltà sta proprio lì: nel mettere la propria vita nelle mani di un Altro, Dio, rinunciando a fame quello che vogliamo noi. Rinunciando a spiegarsi tutto. Rinunciando a cercare di difendersi da quella sofferenza a cui Gesù ci chiede di andare incontro. Qualcuno prende la croce come una tegola che cade giù dal cielo e.... Ma la croce di Gesù è frutto di una scelta: una fedeltà vissuta fino in fondo, a costo di morire, a costo di finir male. E questa fedeltà è troppo esigente per poggiare solo sulle forze esili di un uomo o di una donna. In effetti resiste unicamente quando poggia su Dio, sulla certezza che lui non abbandona mai e che un giorno proprio quello che, agli occhi di tutti, sembrava un fallito, uno che aveva sbagliato tutto, un ingenuo, si rivelerà invece aver scelto l'unica strada possibile per «salvare» la propria esistenza e quella degli altri. Queste saranno le sorprese che ci attendono «di là», quando potremo finalmente vedere il diritto di questa storia, che ci siamo arrovellati ad interpretare dal rovescio. E allora anche i nodi avranno un senso. Mentre certi particolari che avevano attirato a lungo la nostra ammirazione, ci sembreranno un nulla in confronto al disegno che potremo contemplare in tutta la sua bellezza. Il Signore ci ha dato il senso vero della vita e delle scelte che siamo invitati a fare. |