Omelia (27-09-2009) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Lo Spirito di Dio e lo spirito di ecumenismo Prima per iniziativa di Pio XII poi per l’intraprendenza del grande Giovanni XIII che ne ha curato e intensificato gli sviluppi, la Chiesa Cattolica ha aderito il secolo scorso ad un significativo cammino iniziato nel 1910 in casa protestante, denominato Ecumenismo. Esso prevede l’impegno di comunione, incontro e condivisione fra tutte le Chiese cristiane e fra queste e altre confessioni religiose, per il quale, attraverso il dialogo e la reciproca stima, si tende a mettere in comune gli elementi positivi di ciascun movimento, valorizzando le risorse che le Chiese hanno in comune, puntando su tutto quello che garantisce l’unità e la cooperazione interreligiosa piuttosto che la distanza e la disunione che già tante volte sono state causa di conflitti anche sanguinosi. Ciò soprattutto in merito ai Sacramenti che tutte le Chiese Cristiane condividono (Battesimo, Eucarestia...) e ad altre risorse edificanti di dottrina e di spiritualità. In virtù di questa mutua solidarietà, si tende poi a collaborare insieme per la realizzazione della pace, della giustizia e dell’apporto della Parola di Dio nel mondo contemporaneo contribuendo tutti, ciascuno secondo le proprie risorse, alla costruzione del mondo contemporaneo.. L’Ecumenismo non equivale ad integralismo religioso: ogni Chiesa mantiene la propria autonomia e identità, ma condivide con le altre confessioni religiose le proprie risorse, valorizzando con esse i punti di incontro anziché lamentare le cause di divisione e di separazione. La Chiesa Cattolica, prima restia e titubante al presentarsi della proposta ecumenica, oggi vi aderisce con molto entusiasmo e disinvoltura: pur ribadendo di essere l’unica Chiesa voluta da Cristo per la salvezza e pur riaffermando il primato del ministero visibile del papa Vicario di Cristo come garanzia di unità, riconosce che validi elementi di salvezza e di edificazione spirituale sussistono anche in altre confessioni religiose e non sono poche le possibilità che lo Spirito santo possa edificare e illuminare anche al di fuori dei confini visibili del cattolicesimo. Non di rado ci si incontra con altri fratelli legittimamente riconosciuti cristiani in forza del battesimo, si solidarizza nella condivisione dell’unica Parola di Dio; ci si intrattiene e ci si incoraggia reciprocamente, cattolici, protestanti e non cristiani, sui vari argomenti di formazione umana e spirituale che ci accomunano e anche il sottoscritto ha acquisito amore per la Scrittura e per la predicazione grazie all’accompagnamento formativo di alcuni pastori protestanti. Lo Spirito santo del resto è unico e i suoi doni non sono esclusivamente indirizzati ad una sola Chiesa o ad un solo movimento o a una sola persona, ma si riscontrano in parecchi ambiti del vissuto, anche ben lontani dalla nostra identità cattolica. Scrive la Unitatis Redintegratio: "Perciò queste Chiese e comunità separate, quantunque crediamo abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non son affatto spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica." L’atteggiamento ecumenico e dialogico non può essere estraneo alla vita della Chiesa e deve essere accolto e stimato da parte di ogni battezzato cattolico: anche se siamo tenuti ad usare prudenza e circospezione verso i movimenti non cattolici quando questi facciano proselitismo fanatico ed esasperato (vedi le Sette), anche se siamo tenuti ad approfondire la conoscenza dei contenuti della nostra dottrina e della nostra spiritualità facendole nostre e radicandoci su di esse; anche se non possiamo delegittimare la priorità del ministero visibile del papa e dei vescovi, non possiamo esimerci dal comunicare con le altre confessioni religiose riconoscendo la validità degli strumenti che anch’essi adoperano per comunicare la grazia del Signore nell’annuncio della Parola di Dio, nella fede, nella speranza e nella carità. Va riconosciuto oltretutto che la Chiesa Cattolica non è stata affatto esente da colpa in merito agli scismi e alle separazioni avvenute nel corso della storia e che non di rado l’allontanamento di parecchi fratelli è avvenuto e avviene a causa di comportamenti aberranti in seno al cattolicesimo. Precludersi alla condivisione e alla comunione con gli altri e presumere di essere unici latori della verità equivale a voler "imprigionare lo Spirito Santo" per impadronircene noi stessi e non riconoscergli liberà di azione e di santificazione universale; misconoscere la Sua forza operatrice di rinnovamento che risponde solo ai misteriosi ma promettenti progetti di Dio e mancare di sensibilità ai suoi progetti di interazione e di comunione fra singoli e gruppi aggregati. Guai se un movimento anche ufficilamente riconosciuto dall'autorità della Chiesa si trovasse ad avanzare pretese di predominio spirituale sugli altri, non condividendo le proprie risorse con nessuno, chiudendosi al dialogo e al confronto e vantando sfacciatamente di essere l'unica realtà in grado di offirre lumi e salvezza! Guai se il leader di un gruppo imponesse la sua sola volontà sui membri ponendo veti e proibizioni incnetrando tutto sul suo movimento o (peggio ancora) sulla sua persona: Saremmo in questi casi in presenza di una Setta che oltre a danneggiare i membri corromprebbe l'assetto dell'intera comunità ecclesiale rovinandone l'unità e apportando scompiglio e divisione; ed è quanto non di rado succede all'interno di non pochi gruppi molte volte abbandonati a se stessi. Lo Spirito /quello vero) invece "soffia dove vuole" e la sua efficacia non ha confini né limiti di appartenenza, poiché non si tratta dello spirito dell’uomo ma dello Spirito del Signore che esorta e illumina in ogni ambito. Anche all’interno della stessa Chiesa Cattolica Egli agisce nell’ispirare e nel promuovere la varietà dei carismi e che molte volte viene erroneamente intesa come campo gratuito di antagonismo e di prevaricazione di alcuni sugli altri, ma che costituisce in realtà il patrimonio della comunità ecclesiale proprio per la varietà dei doni che vuol dire ricchezza, per la molteplicità dei ministeri che sottende l’unità nella diversità e la possibilità di realizzare un unico Corpo del Signore. Nella Chiesa stessa lo Spirito santo ispira missioni permanenti come quella del ministero degli apostoli o temporanee come quella dei 72 discepoli o dei 70 anziani del libro dei numeri e la sua chiamata si espleta nella molteplicità delle forme e delle maniere. Nulla vieta allo Spirito Santo quindi di illuminare, confortare, imprimere e fondare anche al di fuori del Corpo Ecclesiale medesimo, soprattutto nei luoghi in cui si possa ben realizzare la condivisione dei doni e dei carismi. La risposta di Gesù agli apostoli "Non glielo impedite" equivale quindi a non avere la pretesa di superiorità sugli altri nel ministero di evangelizzazione ma a valorizzare piuttosto la positività di chi intende recare con sincerità agli altri lo stesso Cristo, sia pure nella modalità differente. Tanto più che al termine dei nostri giorni e della storia universale non saremo affatto giudicati in merito alla nostra provenienza cultuale o religiosa o alla professione della nostra fede, quanto piuttosto sul bene che avremo recato agli altri o sullo "scandalo" suscitato nei più piccoli. |