Omelia (27-09-2009)
Agenzia SIR


Poco prima di questo episodio, Gesù aveva disegnato il contorno del suo discepolo: uno che si fa ultimo e servo di tutti, che accoglie i piccoli perché ha coscienza di essere così fra le braccia di Dio. Ora, in questo brano di Vangelo, Gesù spiega ancora meglio: il discepolo è colui che vive ogni cosa "nel nome di Gesù"; si chiama cristiano perché è di Cristo. Ciò che conta è la sua persona; lui è l'unico Maestro; noi siamo solo e sempre discepoli. Fin da subito la Chiesa delle origini scoprì, in questa consapevolezza, la ragione del proprio esistere, la gioia della propria libertà perché legata solo al Signore e la sua vocazione "cattolica", ossia universale, perché tutti gli uomini sono fratelli in quanto figli dell'unico Signore.

L'apertura, l'accoglienza della Chiesa e di ogni cristiano, è molto più della semplice tolleranza; è il ceppo che fa base ad ogni libertà e uguaglianza fra gli uomini: è la fraternità universale. L'unico che è degno di essere seguito è Gesù. E lui ha percorso una sola strada, quella del servizio e del dono della propria vita. Sarà il Signore, quindi, a riconoscere e a stabilire chi è dentro e chi è fuori la sua Chiesa. A noi la possibilità di amare. Solo a Dio il giudizio e la separazione del grano dalla zizzania.
Ciò che fa scandalo è il disordine morale, la sofferenza e la morte dell'uomo, perché l'uomo è fine in se stesso, in quanto persona. L'uomo è soggetto spirituale, cosciente e libero, aperto a tutta la realtà; nello stesso tempo è corpo esposto alla malattia, alla violenza, alla solitudine, alla sofferenza, alla morte. Vive nella tensione tra la trascendenza e i propri limiti. Vive in relazione con Dio, con gli altri, con il mondo e con se stesso. In queste dimensioni della vita fa esperienza del male come contraddizione e devastazione. Il male che fa scandalo è propriamente solo il male dell'uomo.

Se il discepolo di Gesù è libero verso tutti, allora è anche libero da tutto, pronto a rinunciare a tutto quello che può essere d'inciampo nel cammino spedito della vita cristiana. Occhi, mani e piedi sono i simboli delle cose che l'uomo desidera, prende e verso le quali si orienta.
Gesù non vuole mutilazioni e castrazioni, ma la piena libertà di chi pospone ogni cosa al Suo nome. Allora, quale mano dovremmo "amputare"? Quella che sa solo prendere e mai condividere, donare. Quale occhio "cavare"? Quello che vede solo la propria immagine, percepisce solo la propria idea e non riconosce mai il volto dell'altro come quello di un fratello. Quale piede "tagliare"? Quello che usa gli altri come dei poggiapiedi per salirci sopra, quello che non si sposta sulle strade della misericordia e della vicinanza.
Andar dietro a Gesù e vivere da cristiani produce miracoli: segni capaci di cambiare il senso e la direzione delle cose. Anche di un bicchiere d'acqua, quando è dato con amore. Altrove si incespica soltanto e si finisce trascinati a fondo con una macina di mulino legata al collo.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca