Omelia (20-09-2009)
don Roberto Rossi
Servire o farsi servire?

Discutevano chi fosse il più grande. "Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti". "Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita". "C’è più gioia nel dare che ne ricevere".

Servire o farsi servire? Qual è la nostra situazione? Cioè il clima, la mentalità corrente, il comportamento delle persone? Lo sappiamo e ne vediamo i frutti nell’arrivismo, nelle sopraffazioni, nella lotta per il potere o nell’affanno per una posizione più alta... ma questo non dà gioia e pace, ma nervosismo, chiusura del cuore, a volte cattiveria, insoddisfazione. Gesù vive e insegna una via piccola, ma sicura: la via del servizio, del mettersi al servizio degli altri: per realizzare veramente se stessi, per avere la gioia e offrirne tanta agli altri, per avere la pace del cuore.

Servire o farsi servire? Mettiamoci ad esaminare concretamente la nostra vita di ogni giorno. Bisognerebbe innanzitutto elencare tutte le volte in cui ci facciamo servire e non ci vergogniamo di farci servire o esigiamo che gli altri ci servano subito: in casa, a scuola, nel lavoro, nella vita sociale, nelle relazioni con le persone, nella vita di parrocchia, persino a messa. Quando invitiamo alla partecipazione attiva nella liturgia e negli altri campi della vita parrocchiale, cosa si nota? Tanta gente che vuole la Messa (possibilmente alla propria maniera), vuole e invoca una vita parrocchiale piena di iniziative per i giovani, per le famiglie, per gli anziani... e di fatto ogni persona rimane chiusa in se stessa; con la fatica persino di farsi avanti, di aprir la bocca per imparare un canto, rispondere ad una preghiera, a fare anche il più piccolo servizio liturgico. La vita
parrocchiale sembra che la debbano portare avanti sempre gli altri; altri parteciperanno, altri ci saranno... "io ho da fare". Invece quanto tempo ci dà il Signore, quanto tempo sciupiamo in altre cose, quanti interessi per tutte le cose mondane (pur lecite)!. Ma abbiamo degli esempi di persone e di famiglie che hanno situazioni ben più impegnative delle nostre e sanno vivere invece scelte di apertura, di amore, di partecipazione, di servizio vero. E li vedi contenti: Il Signore non si smentisce, sa dare la gioia e la vita quando ci si preoccupa della gioia e della vita degli altri. Possibile che tante persone in più non possano essere presenti o fare qualche piccola opera nella comunità cristiana? E non è questione di tempo, se la stessa pigrizia la si avverte anche quando siamo in chiesa, dove viviamo un tempo davanti al Signore: allora è questione di atteggiamento interiore o di chiusura, di farsi servire.

Vogliamo allora aprirci a tutte le possibilità del servire, di metterci a servizio, di essere attivi e partecipi, di fare il più possibile, di risparmiare le fatiche agli altri e di assumerle per noi con serenità, nella vita di famiglia, nelle relazioni con gli altri, nella comunità cristiana, in concreto nella vita della parrocchia in tutti i suoi aspetti e nelle iniziative che si cerca di costruire insieme. Se siamo una comunità di servi, di persone che cercano il più possibile di vivere il servizio agli altri... sarà tutta un’altra cosa la messa e tutta la vita spirituale, la catechesi e le attività formative, la carità e all’aiuto al prossimo, l’animazione delle varie attività che abbiamo in parrocchia, nelle Zone, nelle feste. Saremo una comunità che reagisce a tutte le istigazioni e le tentazioni di chiusura, di diffidenza, di borghesismo, di autosufficienza e isolamento; una comunità di persone che vivono una vita vera, fatta di relazioni, di apertura, di amore, di comprensione, di impegno e aiuto a più gente possibile, di persone che vivono "da fratelli", che hanno fervore cristiano, che portano avanti nella storia la fede, la speranza, la carità, che sono un seme di novità e di salvezza nella società, che sanno trovare o hanno già trovato una gioia vera nel vivere come Gesù, a servizio.